“Chi arriva a Roma da altre città, soprattutto se del Nord, fatica a capire il misto di cinismo, rassegnazione e ironia con il quale il popolo romano considera la sfarzosa, padronale presenza della Chiesa. Con il tempo si comprende che l’atteggiamento è figlio di una superiore concezione della Storia. (…) In fondo, per i romani è soltanto la seconda volta (dopo l’Impero). La città è convinta di poter sopravvivere un giorno anche alla fine della Chiesa e nel frattempo continua a coltivare i suoi costumi pagani, precristiani, eterni. Si è sempre protetta e conservata così da ogni potere, che per i romani si identica con l’inganno. Tutto il potere materiale di cui per secioli ha goduto e ancora oggi gode
Purtroppo, il potere non è solo inganno, ma soprattutto violenza – violenza di togliere le tue cose, di ferirti, di ucciderti. I cileni, nel 1972, avevano smesso di credere all’inganno, e sono stati eliminati fisicamente.
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