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venerdì 1 febbraio 2019
Nascita della dialettica
I sofisti del V secolo a.C. inventarono la dialettica a solo scopo pratico, per vincere nei processi. Siccome con queste tecniche vincevano sempre, ritenevano che la verità bon esistesse ("l'uomo è la misura di tutte le cose"). Socrate si accorse che quelle stesse tecniche che avevano portato i sofisti a diventare relativisti e "postmoderni" erano uno strumento potentissimo per la ricerca della verità più profonda, e che la verità sembra che non esista perché nessuno la conosce. Il saggio è colui che si rende conto di questa ignoranza, mentre lo stolto è colui che crede di sapere (oggi si direbbe che è affetto dalla sindrome di Dunning-Kruger).
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venerdì 25 dicembre 2009
Legalità
Il giochino – a dire il vero itnelligente e sottile – che fa la destra – svuotare le istituzioni repubblicane dall’interno – è tutto riassunto nella gran voga del termine “legalità”, che significa rispettare non la legge, ma la forma della legge, o, in altre parole, rispettare la forma e non la sostanza della legge – la noiosa tiritera che la forma è sostanza ha molto aiutato questo processo. Fino ad ora il baluardo alla sostituzione della legge con la legalità è stato rappresentato dalla magistratura, forte – in una misura scandalosa per la destra – non solo perché con tangentopoli ha acquisito una legittimità e indipendenza che prima non aveva – i processi si facevano solo ai poveracci, quando si toccava un potente venivano trasferiti a Roma allora soprannominata “il porto delle nebbie” - ma anche perché il diritto – come sottolinea spesso su Repubblica Luca Cordero – ha natura deduttiva, e l’albero delle deduzioni permette di ricollegare ogni norma con ciascuna altra, così da formare un tutto unico. Rispettare la forma e non la sostanza significa fondamentalmente separare le norme tra di loro – oppure scrivere, come spesso e volentieri fa questo governo, norme che sono in contraddizione con il resto del corpus giuridico. Rocco, che era comunque un grande giurista, non si sarebbe mai sognato di fare tanto, tant’è vero che ancora usiamo il suo Codice, con qualche pulizia ad opera della Corte Costituzionale.
Del resto, se volessero riscrivere il corpus del diritto nella sua interezza, dovrebbero dire chiaramente quello che vogliono, cioè che ci sono degli uomini superiori a cui tutti gli altri debbono ubbidire. Se ancora non l’hanno fatto, è perché questo è in contraddizione con la vocazione plebiscitaria: nei sistemi aristocratici e fascisti la legittimità viene dalla forza delle armi; come possono essere gli schiavi imbelli a legittimare l’uomo superiore? Temo che però qualche sofisma per superare questa contraddizione se lo inventeranno, per quanto assurdo dal punto di vista logico, convincente dal punto di vista emotivo – come al solito e come facevano i sofisti parecchi secoli fa. Forse si tratterà di una divisione in caste – e non più in classi.
Del resto, se volessero riscrivere il corpus del diritto nella sua interezza, dovrebbero dire chiaramente quello che vogliono, cioè che ci sono degli uomini superiori a cui tutti gli altri debbono ubbidire. Se ancora non l’hanno fatto, è perché questo è in contraddizione con la vocazione plebiscitaria: nei sistemi aristocratici e fascisti la legittimità viene dalla forza delle armi; come possono essere gli schiavi imbelli a legittimare l’uomo superiore? Temo che però qualche sofisma per superare questa contraddizione se lo inventeranno, per quanto assurdo dal punto di vista logico, convincente dal punto di vista emotivo – come al solito e come facevano i sofisti parecchi secoli fa. Forse si tratterà di una divisione in caste – e non più in classi.
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domenica 16 novembre 2008
meritocrazia

Si parte dall’osservazione empirica, confermata da numerosi fatti, che in Italia non viene riconosciuto il merito, anzi, i meritevoli spesso occupano posizioni molto inferiori a non meritevoli. Alcuni danno la colpa al clientelismo, ma molti commentatori trovano il colpevole nell’egualitarismo. Come possiamo decidere empiricamente qual è l’ipotesi corretta? Il clientelismo dovrebbe dare una distribuzione non casuale delle posizioni rispetto al merito, mentre l’egualitarismo dovrebbe dare una distribuzione casuale delle posizioni rispetto al merito. Direi che in Italia si verificai il primo caso, il che falsifica la seconda ipotesi.
Questo è come ragiona uno scienziato. Purtroppo:
1) gli italiani non sono abituati a falsificare le ipotesi con i fatti, perché, come dicono gli scienzati, le belle ipotesi sono contraddette dai brutti fatti, e agli italiani non piacciono le cose brutte; Galileo, che ha inventato questo metodo, è stato condannato dal Sant’Uffizio;
2) dal punto di vista psicologico, agli italiani non va assolutamente che i meritevoli prendano le posizioni migliori, perché i non meritevoli, cioè la gran maggioranza prenderebbero le posizioni peggiori, e questo verrebbe vissuto come la più grande delle ingiustizie, perché gli italiani si ritengono tutti sicuramente, decisamente e incontrovertibilmente meritevoli (tranne quelli meritevoli sul serio)
3) non a caso le situazioni clientelari non vengono additate come ingiuste (a meno che non siano clientele dell’opposta parte politica), mentre le situazioni sostanzialmente non clientelari, come la scuola, sono considerate fortemente ingiuste
4) quando un ragazzino prende un brutto voto, in genere dice che il professore ce l’ha con lui; non è concepibile per un italiano che un voto migliore non sia meritato.
Ho fatto finta che coloro che inventano sofismi come “l’egualitarismo ha reso l’Italia ineguale” siano in buona fede; ovviamente vengono inventati da chi è ricco e potente per tenersi ben sretto il malloppo; se però un sofismo funziona, vuol dire che va incontro ai desideri di chi cade vittima di queste trappole mentali.
Questo è come ragiona uno scienziato. Purtroppo:
1) gli italiani non sono abituati a falsificare le ipotesi con i fatti, perché, come dicono gli scienzati, le belle ipotesi sono contraddette dai brutti fatti, e agli italiani non piacciono le cose brutte; Galileo, che ha inventato questo metodo, è stato condannato dal Sant’Uffizio;
2) dal punto di vista psicologico, agli italiani non va assolutamente che i meritevoli prendano le posizioni migliori, perché i non meritevoli, cioè la gran maggioranza prenderebbero le posizioni peggiori, e questo verrebbe vissuto come la più grande delle ingiustizie, perché gli italiani si ritengono tutti sicuramente, decisamente e incontrovertibilmente meritevoli (tranne quelli meritevoli sul serio)
3) non a caso le situazioni clientelari non vengono additate come ingiuste (a meno che non siano clientele dell’opposta parte politica), mentre le situazioni sostanzialmente non clientelari, come la scuola, sono considerate fortemente ingiuste
4) quando un ragazzino prende un brutto voto, in genere dice che il professore ce l’ha con lui; non è concepibile per un italiano che un voto migliore non sia meritato.
Ho fatto finta che coloro che inventano sofismi come “l’egualitarismo ha reso l’Italia ineguale” siano in buona fede; ovviamente vengono inventati da chi è ricco e potente per tenersi ben sretto il malloppo; se però un sofismo funziona, vuol dire che va incontro ai desideri di chi cade vittima di queste trappole mentali.
Incidentalmente, quando comandano i molti, i migliori vanno su; quando comandano i pochi i migliori vanno giù - basti pensare all'Atene di Pericle, o a quel periodo di sostanziale anarchia che fu il Rinascimento.
In poche parole, l'Italia è un Paese di miserabili.
In poche parole, l'Italia è un Paese di miserabili.
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