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domenica 10 febbraio 2019
Morte
Agli antichi non importava niente di morire (socrate non era un'eccezione); poi sono arrivati i cristiani che hanno inventato l'inferno non per far fuggire i peccati ma per far temere la morte.
martedì 2 settembre 2014
Sanfedismo
Lì, li dissero: ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
ma li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido».
Da Wikipedia: "Pisacane, con Nicotera,
Falcone e gli ultimi superstiti, riuscì a fuggire a Sanza, vicino a Buonabitacolo, dove all’alba del 2 luglio il parroco,
don Francesco Bianco, fece suonare le campane per avvertire il popolo
dell'arrivo dei "briganti". I ribelli furono ancora una volta
aggrediti e massacrati uno a uno a colpi di roncola, pale, falci"
L’episodio di Carlo Pisacane si studia (o si studiava?) a scuola. Ai
contadini nobili e preti dicevano che “li francesi” venivano a rubargli tutto – non
avevano nulla.
E ancora oggi “i giacobini” – anche se i termini sono comunista, radical chic, ecc – sono visti come gente che vuole
togliere la felicità agli italiani. Basta che una cosa sia vagamente di
sinistra – cioè giacobina – perché nel comune sentire si connoti come
altamente negativa, malefica, nemica del popolo – mentre più una forza è rezaionaria e conservatrice e più viene vista come amica del popolo. Oltre a quelli – più
onesti – che ammettono esplicitamente di odiare "li francesi", i giacobini,
l’illuminismo, la modernità, la sinistra, molti che invece di dire di assere antimoderni dicono di essere anticapitalisti.
Non solo alcuni gruppi neofascisti, anche molti che si considerano comunisti.
Chiusa questa parentesi viene da chiedersi: perché? Perché un popolo schiacciato dalla nobiltà e dai
preti è tanto attaccato alla nobiltà e ai preti (nelle varie metamorfosi di
queste classi reazionarie)?.La spiegazione di solito viene vista nella
religione, oppure nell’arretratezza economico-sociale. Credo
che un poeta - Lamartine - ci aiuta a capire meglio. Lamartine diceva che l’Italia era il Paese dei morti.
L'Italia, dalla seonda metà
del 1500, con la controriforma, le dominazioni straniere, e una gravissima
crisi economica, era effettivamente entrata in un torpore simile alla morte. I
nobili si vendevano il Raffaello di famiglia a due soldi per continuare a
vivere tra feste e lussi, del tutto incuranti della cura delle loro proprietà, e
il popolo dimenticava la fame strutturale con le frequenti feste
religiose e profane. Napoleone – giacobino – riuscì a risvegliare – anche se
solo in parte – il Paese, instillando in alcuni – anche cattolici – le idee che portarono al Risorgimento, e più tardi
all’antifascismo e alla lotta partigiana e ai movimenti di sinistra
Ma i morti non amano essere svegliati – la vita è, anche, fatica, mentre il sonno della morte è per definizione riposo. E’
naturale che i morti odino chi viene a turbare il loro sonno e amino invece le pietre
che sigillano il loro sepolcro.
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lunedì 24 dicembre 2012
Ercole
In fondo la storia di Cristo è la stessa di Ercole: nato da Zeus e da una donna mortale, scende agli inferi per sconfiggere Cerbero-morte, e quando muore (per il tradimento della camicia di Nesso), viene assunto, unico tra i mortali, tra gli dei dell'Olimpo. Del resto sembra, almeno secondo Sergio Frau, che Herakles sia la traslitterazione (o meglio la lettura alla greca) del nome del dio fenicio Melknès, e la fenicia non è lontana dalla Galilea. L'unico punto forse di disaccordo è che Cristo compie solo l'ultima fatica, mentre Ercole ne compie dodici, che rappresentano le forze oscure che minacciano l'umanità, e che per gli antichi erano assai più numerose della morte, di cui, in fondo, si preoccupavano poco.
sabato 11 giugno 2011
Terremoti

E così il terremoto dell'11 giugno a Roma non c'è stato, ovviamente. Credo che queste psicosi nascano dal desiderio di tenere tutto sotto controllo. Per cui quando avviene qualcosa di negativo non è più concepibile che si tratti semplicemente di qualcosa che sfugge al controllo umano, di qualcosa di imprevedibile o ineluttabile, ma deve esserci stata omissione, deve esserci un complotto della "scienza ufficiale" teso a occultare i risultati del sismologo non diplomato Bendandi - un persona stregonesca ma per altro intelligente. Allo stesso modo, quando un paziente muore di una grave malattia, non si pensa semplicemente che le gravi malattie sono spesso mortali, c'è stata sicuramente "malpractice" da parte del medico. Credo che questa ansia di controllo nasconda un profondo terrore della morte.
lunedì 24 agosto 2009
tempo

Consiglio a tutti il libro di Elena Esposito “il futuro dei futures”. Era tantissimo che non leggevo qualcunio che dicesse qualcosa di nuovo. La riflessione dell’autrice (che sa iltedesco, e la cosa non è irrilevante) parte da futures e derivati. Va di moda dire che si trattava di un’economia irreale e che bisogna tornare all’economia reale. Però milioni di persone sono rimaste senza una casa e ora vivono in tende e roulottes: tanto irreale, quell’economia, non doveva essere. Esposito ha capito una cosa che era addirittura ovvia: che il denaro è tempo. In particolare, un imprenditore non è, come pensava Marx, uno che impianta una fabbrica, ma uno che prende soldi in prestito, cioè prende la ricchezza che non ha dal futuro, e la trasferisce nel presente dove quella ricchezza ancora non c’è, esattamente come il mercante veneziano prendeva le spezie da lontano e le portava in Europa dove non c’erano. Dato che nulla si crea e nulla si distrugge, tuttavia, quello che è stato preso dal futuro deve essere ripagato con la produzione attuale – quando questo non avviene si hanno le crisi, e questa seconda parte Marx l’ha spiegata meglio di chiunque altro.
Del resto, a parte l’espressione “il tempo è denaro”, a parte che nella teeoria marxiana non è il lavoro, ma il tempo di lavoro che basa il valore, i soldi non sono altro che dei pagherò: i soldi in senso moderno – cioè non come semplice numerario, per usare il termine marxiano – sono stati inventati dai banchieri toscani, che emettevano dei pagherò: tu ora mi dai 10 tese di stoffa, in futuro ti pagherò l’equivalente in oro. Da quel momento, ci siamo messi a commerciare il nostro tempo, e come giustamente sottolineato da Esposito, il tempo è diventata la nostra ossessione e la nostra prigione. Dato che ogni euro che percepiamo è sostanzialmente un debito, abbiamo paura di non riuscire a ripagare tutto prima di morire, col risultato che abbiamo un terrore della morte sconsociuto ad altre epoche, terrore che è il tema di un buon numero di artisti contemporanei (primo fra tutto, Damien Hirst).
Fin qui, Esposito non ha scoperto nulla di nuovo – anche se spesso non c’è nulla di più nuovo, soprendente e sconosciuto delle cose che si sanno già – dove la sua analisi diventa interessante è nel tentativo di capire la natura del tempo. Si tratta di un problema su cui si sono arrovellati filosofi e scienziati per millenni, senza riuscire a dare una definizione minimamente convincente. Esposito prende sul serio i derivati – che sono sostanzialmente assicurazioni contro i rischi – e individua la natura del tempo nella sua incertezza. E’ una visione lontanissima da quella della scienza: per la scienza il tempo è una dimensione paragonabile a quella dello spazio. Kurt Vonnegut immagina una persona che riesca ad andare avanti e indietro nel tempo come riusciamo a fare nello spazio: questa persona può vedere il momento della sua morte. Un universo così è però sostanzialmente statico: posso andare avanti e indietro, ma è un mondo del tutto fermo. Il tempo della scienza è untempo assolutamente reversibile, e il mondo della scienza è come un poliedro, che posso ruotare e spostare, ma che rimane sempre lo stesso – non diversamente dall’universo per la religione, che già esisteva csì come si dipana nella storia nella mente divina. Del resto, un mondo statico è probabilmente l’unico che può essere trattato analiticamente. Del resto, come giustamente sottolinea esposito, la teoria economica tratta un’economia sostanzialmente statica, proprio per renderne possibile la trattazione matematica.Un tempo incerto è invece un tempo aperto alla possibilità. E ci sono due branche della fisica che hanno incorporato l’incertezza (probabilità): la termodinamica e la meccanica quantistica. La seconda legge della termodinamica spiega perché gli eventi vanno in una sola direzione: la cosiddetta “freccia del tempo”; la meccanica quantistica ha portato molti a immaginare un universo che si scompone continuamente in infiniti mondi possibili.
Incidentalmente, il fatto che il tempo incerto è il tempo della possibilità, si può tradurre in termini teologici col fatto che dio cambia, cioè crea anche sé stesso – l’ebraismo era arrivato a qualcosa del genere, e gli scolastici avevano intravvisto il problema con il famoso quesito se dio potesse creare una pietra tanto grande da non poterla sollevare nemmeno lui – quesito che ha senso solo con un dio statico.
Insomma, una visione probabilistica del tempo porta a vedere in un modo completamente diverso il concetto di necessità; i mistici (vedi Dante) hanno sempre identificato libertà e necessità - usando i termini di Monod non esiste differenza tra caso e necessità – facendo sempre attenzione di non scambiare la necessità con la prepotenza e la cattiveria degli uomini. Ma le intuizioni dei mistici non si mangiano: forse invece questo strumento dei derivati, che così male abbiamo usato – puramente per avidità, potrebbe aprire una finestra dalle enormi conseguenze.
Del resto, a parte l’espressione “il tempo è denaro”, a parte che nella teeoria marxiana non è il lavoro, ma il tempo di lavoro che basa il valore, i soldi non sono altro che dei pagherò: i soldi in senso moderno – cioè non come semplice numerario, per usare il termine marxiano – sono stati inventati dai banchieri toscani, che emettevano dei pagherò: tu ora mi dai 10 tese di stoffa, in futuro ti pagherò l’equivalente in oro. Da quel momento, ci siamo messi a commerciare il nostro tempo, e come giustamente sottolineato da Esposito, il tempo è diventata la nostra ossessione e la nostra prigione. Dato che ogni euro che percepiamo è sostanzialmente un debito, abbiamo paura di non riuscire a ripagare tutto prima di morire, col risultato che abbiamo un terrore della morte sconsociuto ad altre epoche, terrore che è il tema di un buon numero di artisti contemporanei (primo fra tutto, Damien Hirst).
Fin qui, Esposito non ha scoperto nulla di nuovo – anche se spesso non c’è nulla di più nuovo, soprendente e sconosciuto delle cose che si sanno già – dove la sua analisi diventa interessante è nel tentativo di capire la natura del tempo. Si tratta di un problema su cui si sono arrovellati filosofi e scienziati per millenni, senza riuscire a dare una definizione minimamente convincente. Esposito prende sul serio i derivati – che sono sostanzialmente assicurazioni contro i rischi – e individua la natura del tempo nella sua incertezza. E’ una visione lontanissima da quella della scienza: per la scienza il tempo è una dimensione paragonabile a quella dello spazio. Kurt Vonnegut immagina una persona che riesca ad andare avanti e indietro nel tempo come riusciamo a fare nello spazio: questa persona può vedere il momento della sua morte. Un universo così è però sostanzialmente statico: posso andare avanti e indietro, ma è un mondo del tutto fermo. Il tempo della scienza è untempo assolutamente reversibile, e il mondo della scienza è come un poliedro, che posso ruotare e spostare, ma che rimane sempre lo stesso – non diversamente dall’universo per la religione, che già esisteva csì come si dipana nella storia nella mente divina. Del resto, un mondo statico è probabilmente l’unico che può essere trattato analiticamente. Del resto, come giustamente sottolinea esposito, la teoria economica tratta un’economia sostanzialmente statica, proprio per renderne possibile la trattazione matematica.Un tempo incerto è invece un tempo aperto alla possibilità. E ci sono due branche della fisica che hanno incorporato l’incertezza (probabilità): la termodinamica e la meccanica quantistica. La seconda legge della termodinamica spiega perché gli eventi vanno in una sola direzione: la cosiddetta “freccia del tempo”; la meccanica quantistica ha portato molti a immaginare un universo che si scompone continuamente in infiniti mondi possibili.
Incidentalmente, il fatto che il tempo incerto è il tempo della possibilità, si può tradurre in termini teologici col fatto che dio cambia, cioè crea anche sé stesso – l’ebraismo era arrivato a qualcosa del genere, e gli scolastici avevano intravvisto il problema con il famoso quesito se dio potesse creare una pietra tanto grande da non poterla sollevare nemmeno lui – quesito che ha senso solo con un dio statico.
Insomma, una visione probabilistica del tempo porta a vedere in un modo completamente diverso il concetto di necessità; i mistici (vedi Dante) hanno sempre identificato libertà e necessità - usando i termini di Monod non esiste differenza tra caso e necessità – facendo sempre attenzione di non scambiare la necessità con la prepotenza e la cattiveria degli uomini. Ma le intuizioni dei mistici non si mangiano: forse invece questo strumento dei derivati, che così male abbiamo usato – puramente per avidità, potrebbe aprire una finestra dalle enormi conseguenze.
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lunedì 9 febbraio 2009
Eluana

Berlusconi ha detto: "non si poteva aspettare un altro po' prima di portare Eluana in clinica?" Santa pazienza! Sono 16 anni che il padre di Eluana aspetta. Piuttosto - senza entrare nel merito e mettendosi nei panni del governo - invece di attuare un provvedimento palesemente contra legem come quello di Sacconi che ha impedito, fino alla sentenza del TAR, di sospendere l'alimentazione artificiale, la legge speddy gonzalez che stanno approvando in questi giorni, non potevano predisporla prima? Purtroppo per questo governo l'urgenza non è l'urgenza dei problemi, ma l'urgenza di correre appresso ai media.
E adesso entro invece nel merito. Quello che la curia chiede al padre di Eluana non è di "salvare" la vita della figlia - Eluana ha, quasi sicuramente, il cervello devastato, come verrà fuori dall'autopsia, questo significa "stato vegetativo permanente" - quando di assistere a un cadavere che respira. I preti hanno una lunga tradizione di "contemplazione della morte". Quanto alle molte persone in buona fede, l'impressione che ho è che un minimo di sensibilità e di pietà suggerirebbero di lasciare in pace queste due persone - una viva e una morta - su cui si è abbattuta una tragedia; invece continua allegramente un simpatico dibattitto filosofico, che andrebbe benissimo nelle aule di Ratisbona - ma sembra che l'appello del padre di andre a vedere non sia stato capito.
Di solito i post di attualità politica li scrivo in tedesco, ma questa volta faccio un'eccezione; se non fosse una tragedia, sarebbero riusciti a trasformarla in una farsa.
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domenica 9 marzo 2008
morte

"più rimuoviamo la morte e il dolore nella vita reale, più essi si trasformano in uno spettacolo che diventa opera di falsificazione. Per essere esibita la sofferenza deve essere spettacolare e positiva, telegenica e recuperabile. Deve diventare accettabile. Di conseguenza, invece di affrontare il dolore reale, ci confrontiamo con una sua forma mistificata all'interno della società dello spettacolo". Philippe Foster (L'Espresso 13 marzo 2008)
La rimozione della morte e del dolore (e di conseguenza della vita) sono forse il Leitmotiv dell'inizio del millennio. At least, this is the message of the largest part of the art of today. Perhaps the most striking example of this jewelled death is Damien Hirst's jewelled skull.
Nous sommes comme mort, peut-être; nous somme achetés et vendus, comme des choses, pas seulement quand nous vendons notre travail, mais quand nous achetons et vendons notre identité sur le marché-
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