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lunedì 28 marzo 2016

Jacques Lacan, Copernico e il reale

Credo che Jacques Lacan abbia capito in pratica tutto della vita psichica - partendo da Freud ma aggiungendo alcuni elementi importanti che gli permettono di curare, dopo le nevrosi risolte da Freud, il ben più difficile caso della piscosi. Solo che il suo sistema è tolemaico, centrato sul soggetto invece che sullo spazio che separa l'io dall'Altro - e come il sistema tolemaico era complicatissimo, così il sistema lacaniano è assai complesso, con tutto il suo gioco di specchi e controspecchi. Se si pone il centro sul reale, tutto diventa più semplice - e sostanzialmente si ritorna, però con maggiore consapevolezza, su quello che dicono le sapienze. Ma Lacan non ha torto a sostenere che il reale è l'impossibile, perché da un punto di vista copernicano il soggetto non + più il centro del mondo, ma diventa parte del mondo, il che è estremamente difficile da visualizzare - e perciè "impossibile". Una magnifica litografia di Escher, che vidi per la prima volta nel bel libro "Gödel Escher Bach an eternal golden braid" di Douglas Hofstadter, però tenta e reisce proprio in questo compito:
Il ragazzo guarda un paesaggio di cui fa parte, con tutte le distorsioni inevitabili, e soprattutto un angolo in alto a destra non disegnabile (in due dimensioni): l'impossibile di Lacan?

mercoledì 20 agosto 2008

televisione


La televisione è certo una gran manipolatrice delle menti, soprattutto attraverso la creazione di falsi valori; quelli della mia generazione (i quarantenni) fanno finta di dimenticare come l'imperativo televisivo di quando eravamo ragazzetti era di essere "fichi", e di come questo abbia modellato i nostri comportamenti; oggi va di moda sgomitare e scavalcare gli altri, secondo il modello di "Amici". Ma questa creazione di falsi valori arriva fino a un certo punto, dovendo corrispondere alla situazione economica (e politica) - almeno per ora, finché la virtualizzazione del mondo è al punto in cui è.

Quello in cui la televisione e i mezzi di informazione sono però potentissimi, e si vede soprattutto nelle generazioni più anziane, ma anche nei ragazzi, è nel dare una visione distorta della realtà. Non tanto le opinioni - quelle ci sono tutte - quanto i fatti vengono celati (o meglio minimizzati) o enfatizzati a seconda della comodità. In questo senso, l'aver la televisione ucciso la realtà di cui parla Baudrillard, ricorda molto da vicino la vecchia, cara censura.

martedì 19 agosto 2008

Psicanalisi

Sembra che non funzioni, e invece la psicanalisi funziona benissimo: ma, essendo una terapia iperrazionale, richiede molta razionalità da parte del paziente. John Nash, il matematico protagonista del famoso film, riuscì a uscire addirittura da una schizofrenia – male di solito ritenuto incurabile - sono certo attraverso un difficile processo di autoanalisi.
Certo, i casi di terapia che non funziona non si contano – lo stesso Freud si fece venire dei dubbi. Quando si parla di analisi vengono in mente i newyorkesi di Woody Allen, perennemente in terapia senza mai riuscire a fare un passo avanti.
La psicanalisi di solito non funziona perché non basta capire in che modo funziona l’inconscio e in che modo emerga la nevrosi o la psicosi, ma sulla produzione dell’inconscio bisogna lavorare –non basta sapere come funziona il motore a scoppio per guidare la macchina. Ricordo un caso clinico di Jung, un giovane colto che aveva elaborato una perfetta spiegazione in termini di complesso di Edipo della sua nevrosi. Jung si informò, e scoprì che il giovane non lavorava e viveva con la pensione della nonna poverissima; il giovane non soffriva per un complesso di Edipo irrisolto, ma perché non era abbastanza cinico per non provare un senso di colpa nei confronti della nonna. Meraviglioso buon senso di Jung. Episodio antifreudiano certo, ma che in fondo ci dice che non basta conoscere l’anatomia dell’inconscio, bisogna operare questi organi dell’inconscio, e si tratta di un lavoro che richiede tutta l’immaginazaione di uno Jung – certo, è molto più facile andare avanti a pasticchette che danno una cura sintomatica, ma almeno facilmente ripetibile.
La maggior parte delle nevrosi e delle psicosi hanno a che fare con una perdita del senso della realtà, e la psicanalisi fa proprio questo, aiuta a distinguere nel magma dell’inconscio il vero dal falso, e si tratta di un lavoro molto vicino a quello di uno scenziato che nel magma dei fenomeni trova il senso delle leggi di natura. Purtroppo, nel riportare il paziente alla realtà molti cercano di riportare il paziente alla realtà del terapeuta – gli psicologi sono spesso sottilmente fascisti –, e non alla realtà del paziente. Ognuno ha una sua realtà altrettanto oggettiva di quella universale della scienza, e il bello è che molto spesso questa nostra realtà è sconosciuta prima di tutto a noi.