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sabato 15 giugno 2019
Keynes e il rifiuto del lavroro
Gli ultimi trent'anni, anche se abbastanza sotterraneamente, sono stati gli anni del progressivo estendersi del rifiuto del lavoro, i cui fautori sono probabilmente ignari che molti anni prima John Maynard Keynes aveva predetto che in pochi decenni la quantità di ricchezza ccumulata sarebbe stata cos' enorme da non rendere più necessario lavorare. Anche se il mainstream va contro sia Keynes sia i movimenti undergrorund. ho il sospetto che la profezia del grande economista sia più che matura e che continuiamo a lavorare come pazzi invece di dedicarci a un ozio creativo per una sorta di follia tardocapitalistica.
domenica 17 marzo 2019
Marx Keynes reddito salario sottoconsumo
Un mio amico mi chiedeva la differenza tra reddito e salario in quanto aveva sentito in una discussione che questa differenza era essenziale. Anche se ci sono differenze tecniche tra i due concetti, le persone che avevano intavolato quella discussione chiaramente ritenevano la distinzione fondamentale perché salario è il termine marxiano mentre redfdito è quello keynesiano - spesso si dice che Keynes vede il problema dal punto di vista della fomanda mentre Marx da quello dell'offertas/produzione, ma il punto non è assolutamente questo. Il modello keynesiano è sostanzilamente identico a quello marxiano del ciclo economico, una delle più grandi conquiste del pensatore e rivoluzionario di Treviri che sostiene in estrema sintesi che le crisi nascono dalla sovraproduzione (o equivalentemente dal sottoconsumo). La differenza non sta nel punto di vista /(che pure ovviamente nel caso di Keynes è liberale e di Marx no) ma nelle soluzioni offerte alal cirisi. Il modello marxiano prevede la pianificazione dell'economia in modo da evitare le sovrapproduzioni (nella versione socialdemocratica la redistribuzione del reddito) mentre il modello keynesiano prevede che lo stato, indebitandosi, compensi il defici di domanda dell'economia. Indebitarsi significa consumare oggi quello cheverrò prodotto nel futuro, è il succo della finanza, ed è la parte dell'economia che Marx non ha mai affrontato probabilmente perché è morto prima di cominciare a studiarla (in una famosa lettera a Engles dice che si sarebbe occupato della finanza). E proprio con l'aspetto monetario finanziario il Capitale è riouscito a fregare Marx - la crisi è stata soprattutto a partire dagli anni 30 combattutta piuttosto efficacemente con meccanismi finanziari (e il cosiddetto monetarismo è solo una versione del meccanismo che abbandona l'aspetto sociale che comunque c'era nella proposta keynesiana).
Detto questo, la crisi è così strutturale che anche i metodi finanziari sono arrivati al capolinea con il crollo - credo finale - del 2008.
Detto questo, la crisi è così strutturale che anche i metodi finanziari sono arrivati al capolinea con il crollo - credo finale - del 2008.
mercoledì 10 maggio 2017
von Hayek, Pareto, Keynes
Che poi von Hayek ha rubato le idee di peso a Pareto (come Keynes a Marx): L'idea fondamentale di von Hayek. che il mercato è una specie di computer che calcola il valore delle cose, è un'idea di Pareto (che tra l'altro ne dà la formulaazione matematica). Bisot che probabilmente non ci riprenderemo più dalla crisi del 2008, oggi questo calcolo tentiamo di farlo fare direttamente ci computer con i sistemi di intelligenza artificiale (e i dati già disponibili su facebook ecc, vedi la copertina dell'Economist ultima). E l'interpretazione algoritmica di Pareto, questa s', è hayekiana. Però mi sa che, come Keynes non ha mai funzionato veramente, mi sa che anche l'algorimtocrazia non funzionerà.
mercoledì 22 ottobre 2014
Spread a 528
Berlusconi e Tremonti certo avevano un punto di forza nelle televisioni, ma la vera ragione del loro successo consiste nel non aver fatto pagare le tasse alla loro base elettorale, circa il 20% del Paese, costituita da commercianti e piccoli industriali. Non a caso lo slogan della prima campagna elettorale di Berlusconi, era "meno tasse per tutti" ("tutti" va inteso "i ricchi"). Anche se spesso non viene realizzato, l'evasione fiscale tollerata di fatto significa l'erogazione di un cospicuo sussidio. Berlusconi è riuscito a erogare questo gigantesco sussidio senza tagliare eccessivamente la spesa pubblica grazie - sorpresa sorpresa - al fortissimo potere di acquisto del tanto vituperato euro. L'introduzione dell'euro ha significato infatti la disponibilità di ampissima liquidità per lo stato italiano, che è stata elargita al ceto medio-alto, appunto sotto forma di sussidi mascherati . In un certo senso la politica economica di Tremonti è stata la prosecuzione del deficit-spending clientelare craxiano, e per essere equanimi, va detto che ha garantito una certa prosperità al Paese. Se però l'immissione di liquidità attraverso il deficit spending dello stato viene solo consumata senza essere investita, si viene a creare una bolla che alla prima contingenza internazionale sfavorevole esplode. Successe con la politica craxiana ai tempi del governo Amato nel 1992, è successo, in misura enormemente più grave, nel 2011, con il rischio non tanto di far fare bancarotta allo stato italiano quanto di far saltare l'euro. Infatti nel 2011 Berlusconi è caduto (i berlusconiani no, sono tutti al governo insieme con Renzi) e l'Italia è stata di fatto commissariata dall'Unione Europea.
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domenica 3 giugno 2012
Borghesia italiana
http://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-355ffaf7-939f-42ad-a607-2561ed061f31.html?refresh_ce
E' raro che linki la televisione, ma le lacrime di coccodrillo di De Rita meritano un commento. Lacrime di coccodrillo perché la creazione di un ceto medio immenso e indistinto a partire essenzialmente dai contadini piccoli proprietari (la stessa classe sociale a cui secondo Marx nel 18 brumaio si appoggiò per la sua vittoria Napoleone III) fu voluta dalla DC per creare o comunque favorire un proprio bacino elettorale e De Rita contributì non poco - la teorizzazione del piccolo è bello e del terziario e quaternario ruspante del CENSIS andavano decisamente in questa direzione. Del resto, facendo finta che non fossero interessati, va tenuto presente che prima degli anni '50 l'Italia era un paese agricolo senza borghesia, se non a Milano, e in parte a Torino, dove tuttavia la borghesia nasceva nel seno o in stretto collegamento con l'aristocrazia militare (la FIAT divenne una grande industria con le commesse militari della prima guerra mondiale). Non sto dicendo assolutamente nulla di originale, l'estrema risicatezza della borghesia in Italia era un luogo comune della discussione sociale fino a qualche anno fa - prima dello strabordare del ceto medio. La DC inizialmente praticò una specie di strano keynesismo, creando domanda per le poche fabbriche del nord attraverso una spesa pubblica smisurata: IRI; impiego pubblico, sussidi, anche la corruzione rientra in questo modello. A partire in particolare dagli anni '70 puntò invece sulla creazione di un tessuto economico diffuso - in particolare in Veneto, giacché il Veneto e non il sud era la sua roccaforte elettorale - creando come dicevo un tessuto economico polverizzato di padroncini (le partite IVA) reclutato a partire in parte dai piccoli proprietari in parte dagli operai espulsi dalle grandi fabbriche in trasformazione - si pensi alla FIAT che ridusse il proprio personale in misura considerevolissima dopo la (http://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_dei_quarantamila del 1980 "esternalizzando", cioè cedendo parte delle proprie attività a piccole imprese, per esempio la catena dei rifornimenti ai camionisti un tempo dipendenti della FIAT stessa e ora diventati partita IVA. Una volta fatto partire, questo tessuto di microimprese e il ceto medio che esso produceva si trovarono a crescere considerevolmente a partire dalla dine degli anni '80 con la terziarizzazione, cioè con l'espandersi del settore dei servizi a scapito di quello dell'industria. Del resto la crescita del ceto medio è un fenomeno globale, nei Paesi avanzati legato appunto alla terziarizzazione, nei paesi del sud del mondo grazie all'esplosiva crescita economica cominciata con la liberalizzazione degli scambi internazionali di capitali voluta dalla Thatcher e da Reagan all'inizio degli anni '80.
Questo ceto di padroncini, in gran parte insieme con i loro impiegati, una volta dissoltasi la DC, hanno trovato rappresentanza in Berlusconi. Caduto (forse) Berlusconi, gli impiegati di questi padroncini sembrano aver trovato rappresentanza in Beppe Grillo.
Va detto comunque che lo strabor
E' raro che linki la televisione, ma le lacrime di coccodrillo di De Rita meritano un commento. Lacrime di coccodrillo perché la creazione di un ceto medio immenso e indistinto a partire essenzialmente dai contadini piccoli proprietari (la stessa classe sociale a cui secondo Marx nel 18 brumaio si appoggiò per la sua vittoria Napoleone III) fu voluta dalla DC per creare o comunque favorire un proprio bacino elettorale e De Rita contributì non poco - la teorizzazione del piccolo è bello e del terziario e quaternario ruspante del CENSIS andavano decisamente in questa direzione. Del resto, facendo finta che non fossero interessati, va tenuto presente che prima degli anni '50 l'Italia era un paese agricolo senza borghesia, se non a Milano, e in parte a Torino, dove tuttavia la borghesia nasceva nel seno o in stretto collegamento con l'aristocrazia militare (la FIAT divenne una grande industria con le commesse militari della prima guerra mondiale). Non sto dicendo assolutamente nulla di originale, l'estrema risicatezza della borghesia in Italia era un luogo comune della discussione sociale fino a qualche anno fa - prima dello strabordare del ceto medio. La DC inizialmente praticò una specie di strano keynesismo, creando domanda per le poche fabbriche del nord attraverso una spesa pubblica smisurata: IRI; impiego pubblico, sussidi, anche la corruzione rientra in questo modello. A partire in particolare dagli anni '70 puntò invece sulla creazione di un tessuto economico diffuso - in particolare in Veneto, giacché il Veneto e non il sud era la sua roccaforte elettorale - creando come dicevo un tessuto economico polverizzato di padroncini (le partite IVA) reclutato a partire in parte dai piccoli proprietari in parte dagli operai espulsi dalle grandi fabbriche in trasformazione - si pensi alla FIAT che ridusse il proprio personale in misura considerevolissima dopo la (http://it.wikipedia.org/wiki/Marcia_dei_quarantamila del 1980 "esternalizzando", cioè cedendo parte delle proprie attività a piccole imprese, per esempio la catena dei rifornimenti ai camionisti un tempo dipendenti della FIAT stessa e ora diventati partita IVA. Una volta fatto partire, questo tessuto di microimprese e il ceto medio che esso produceva si trovarono a crescere considerevolmente a partire dalla dine degli anni '80 con la terziarizzazione, cioè con l'espandersi del settore dei servizi a scapito di quello dell'industria. Del resto la crescita del ceto medio è un fenomeno globale, nei Paesi avanzati legato appunto alla terziarizzazione, nei paesi del sud del mondo grazie all'esplosiva crescita economica cominciata con la liberalizzazione degli scambi internazionali di capitali voluta dalla Thatcher e da Reagan all'inizio degli anni '80.
Questo ceto di padroncini, in gran parte insieme con i loro impiegati, una volta dissoltasi la DC, hanno trovato rappresentanza in Berlusconi. Caduto (forse) Berlusconi, gli impiegati di questi padroncini sembrano aver trovato rappresentanza in Beppe Grillo.
Va detto comunque che lo strabor
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sabato 10 settembre 2011
Economistes autrichiens
Les authorités preposées à la politique économique mondiale sont presque toutes d'école ou keynesienne ou monétaristes, Si l’on feuillette les sites web dediés à l’économie (je parle des sites sérieux, non pas les complottistes), l’on s’aperçoit que le webbers sont à l'unanimeté adeptes de l’économie autrichienne. Cela soit pour bloggers de gauche que pour bloggers de droite. Et cette unanimité est bien fondée, car la crise mondiale d'auhourd'hui est très bien expliquée par les modèles autrichiens ou de Fisher, tandis qu’il contredise les modèles dominants keynesiens et monétaristes. Dès que le monétarisme est une version de droite du keynesisme, l’on peut bien dire qu’il s’agit de la debâcle du keynesisme, qui hélas s’est revélé un truc excogité par le perfide anglais Keynes, qui nous a fait croire qu'il s'agissait d'une sorte de marxisme (il a tiré de marx beaucoup de son armamentaire), tandis que la croissance incroyable des derniers 70 ans était fondée sur une montagne de dettes. Les autrichiens ne sont pas des grands économistes, mais ils sont honnêts – c’est une péculiarité des autrichiens an général, Hitler même n’a jamais abrité ces idées, au contraire, il les a exposés clairement dans Mein Kampf, solution finale incluse,
domenica 26 giugno 2011
Liquidité
Je lisais l’article “follow the money” de Napoleoni dans le “Venerdì di Repubblica”, qui soulignait le paradoxe d’une période où l’economie stagne, les bilans des étaux sont en souffrance, pas seulement ceux de l’Europe mais aussi celui des Etats Unis, gravé par les plans de sauvetage des banques qui risquaient le default, et pourtant il ya une liquidité énorme dans les casses des grandes corporations. Napoleoni y voit une malice des corporations, mais du point de voie strictement économique, il s’agît d’une sorte de trappe, où les entreprises n’investissent pas car il n’y a pas de demande suffisante, et la faute d’investissements empeche l’expansion de l’économie et donc de la demande. Il faut ajouter que les entreprises émettents des bonds qui ont une redditivité très haute, et que somme toute ils ont deplacé leur activité de la production à la finance. L’on ne peut pas sortire de cette trappe par les méthodes triditionaux, ni keynesiens, car le déficit est déja énorme, et une augmentation des dépenses publiques porte à une augmentation de l’inflation seulement sans croissance, ni monétaires, car le cout de la monnaie est déja très base, presque zero aux Etats Unis. Il y a toutefois la solution d'augmenter la taxation, surtout aux Etats Unis où son poids est presque nulle – mais cela trouve une forte opposition des entreprises, bien sûr, et surtout une opposition idéologique, après vingt-ans où la taxation a été abusivement consideré la mère de tous les dommages économiques.
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giovedì 4 settembre 2008
nuovi Trimalcioni
Scrivevo che Trimalcione, tanto disprezzato non solo dagli intellettuali del tempo ma credo da tutti i contemporanei, avrebbe potuto anticipare il capitalismo e quindi la Rivoluzione Industriale di 15 secoli, se non avesse preferito diventare un rentier – se avesse affermato i suoi valori invece di adeguarsi a quelli del tempo. Mi chiedevo anche chi sono i nuovi Trimalcioni, che disprezziamo proprio perché uomini nuovi. Credo che la risposta vada cercata nei poveracci, che qualcuno ha chiamato “neoproletari”, che vivono di sogni – la maggica Roma, comprarsi le Nike, diventare velina o calciatore. Già da molto tempo ci siamo accorti che il tardo capitalismo non vende più cose, ma sogni – forse converrebbe prendere sul serio questo cambiamento, ma sono il primo a non sapere come debba essere affrontato. Il keynesismo nacque da un cambiamento di prospettiva, dal considerare l’indebitamento dello stato - fino a quel momento per la saggezza convenzionale un orrore, anche perché era stato un bel problema per i monarchi assoluti dal XV al XVIII secolo - come un fattore positivo di crescita dell’economia.
Certo è che i nuovi Trimalcioni non sono i ricchi, che non vivono più né di rendita né di investimento e forse neanche più di sfruttamento o di rapina, ma di fumo, con cui coprono una montagna di debiti – arriverà il momento in cui il fumo leggero e inebriante si dissolverà, e la montagna ci apparirà in tutta la sua durezza, e ci sarà il ritorno alla realtà agognato dai fautori dell’”autenticità”. Eppure, forse, proprio questa massa smisurata di debiti, sottratti al controllo di quei personaggi - questi sì ormai al di fuori della realtà - che giocano con hedge funds derivati e futures – tanto le spese ricadono sui poveracci - potrebbe iniziare un nuovo ciclo – ma non chiedetemi come, sto ragionando su un’analogia, non su un modello
Certo è che i nuovi Trimalcioni non sono i ricchi, che non vivono più né di rendita né di investimento e forse neanche più di sfruttamento o di rapina, ma di fumo, con cui coprono una montagna di debiti – arriverà il momento in cui il fumo leggero e inebriante si dissolverà, e la montagna ci apparirà in tutta la sua durezza, e ci sarà il ritorno alla realtà agognato dai fautori dell’”autenticità”. Eppure, forse, proprio questa massa smisurata di debiti, sottratti al controllo di quei personaggi - questi sì ormai al di fuori della realtà - che giocano con hedge funds derivati e futures – tanto le spese ricadono sui poveracci - potrebbe iniziare un nuovo ciclo – ma non chiedetemi come, sto ragionando su un’analogia, non su un modello
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mercoledì 13 agosto 2008
crise structurale

Comme la crise du '29 a été la crise structurale du système productive - l'explosion de ses cnotradictions - aujourd'hui nous traversons la grande crise structurale du capitalisme financier. On sorta de la crise du '29 par le keynesisme, mais alors l'occident craignait l'Union Soviétique, auhourd'hui que craint-il? On a joué avec les taux de la Federal Reserve et de la BCE et avec l'échange Euro-Dollar pour ne fair pas payer les coûts de vingt ans de néolibérisme aux riches et aux spéculateurs, mais cela a dopé les marchés, et l'instrument monétariste commence à n'être plus entièrement éfficace, un peu comme remède employé excessivement perd son efficacité.
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