Gramsci lo conosciamo soprattutto come il teorico dell'egemonia culturale, ma vorrei ricordare che fu l'unico, insieme a Gobetti, a capire il fascismo. Il fascismo, che tra l'altro all'inizio non aveva le idee chiare, fu sottovalutato da quassi tutti, sia a destra che a sinistra, e frainteso largamente, per la sua natura contraddittoria e confusa che ebbe soprattutto all'inizio. Pirandello addirittura non lo capìì fino alla fine, con tutto che la sua poetica era lontanissima da quella autoritaria. Molti pensarono di poterlo strumentalizzare, altri che fossero peggi i liberarli.
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mercoledì 5 febbraio 2025
domenica 13 marzo 2022
Me ne frego
Il motto dei fascisti era "me ne frego", ma esprimevano sostanzialmente il pensiero dell'intero popolo italiano riguardo un po' a tutto,. Gramsci e Don Milani dicevano al contrario "I care" ma erano decisamente degli ousider.
domenica 28 giugno 2015
Infrastrutture africane, capitalismo assistenziale e bordighismo
Leggevo sull’economist delle disavventure di un imprenditore
nigeriano che deve fare i conti con l’elettricità che salta ogni qualche ora (e
che nonostante questo riesce a ottenre profitti). Anche in Italia l’elettricità
salta, non ogni qualche ora, ma ogni qualche giorno. La colpa della debolezza
dell’economia italiana però, ovviamente, non viene imputata al fatto che
nessuno investirebbe in un paese con infrastrutture africane, ma ai lavoratori
che hanno troppe garanzie (vedi job’s act). In fondo la colpa non è nemmeno di
Renzi, che parla leggendo sul gobbo scritto da confindustria, ma appunto degli
industriali italiani, che hanno sempre campato di sussidi più o meno
mascherati, e che hanno la cultura imprenditoriale di un satrapo russo. Basti
pensare alla FIAT, che ha vissuto di sussidi, e quando non c’è stato più
possibilità di ottenerli in Italia si è fatto regalare la Chrysler da Obama,. Chi
non sa le cose le insegna, e naturalmente questa canea di raccomandati e
incapaci, protetti e sovvenzionati dallo stato, stanno sempre col ditino alzato
a insegnare il libero mercato – che quando è arrivato, con l’euro, li ha visti
sbriciolarsi come un biscottino.
Ci sarebbe da parlare della politica de bassi salari –
sempre lì si va a finire, sulla manodopera a costo quasi zero grazie alla
mediazione politico-sindacale – che se poteva funzionare negli anni ’50 ben
difficilmente può funzionare con i lavoratori a bassissimo costo ma altamente
qualificati (a differenza dei nostri) di Polonia, Romania, Cina,. Brasile, Vietnam
ecc. ecc. ecc. L’idea in realtà è quella di dedicarsi alla ristorazione – di
diventare un Paese di camerieri, come sostengono gli inglesi almeno dal XIX
secolo, e l’expo serve appunto a indicare la via. Volevo invece soffermarmi sui
bordighisiti, che sostengono che l’intervento statale in economia (sia nelle
forme socialdemocratiche che fasciste che keynesiane che sovietiche) serve agli
interessi del capitale. Considerando la foga con cui il capitale ha sempre
combattuto ogni forma di intervento statale (se non in momenti di emergenza) mi
sono sempre sembrati lievemente deliranti. Però le loro bizzarre teorie in
fondo descrivono abbastanza la particolarissima situazione italiana – la potremmo
chiamare capitalismo assistenziale? – però commettono l’errore di estrapolare
questa situazione altamente atipica all’intero mondo capitalistico. E non è
casuale, a questo punto, che se i trotzkisti sono assolutamente internazionali,
se Gramsci è molto legato al contesto italiano ma è letto in tutto il mondo, i
bordighisti non li legge nessuno al di fuori dell’Italia dove invece sono
(specialmente in questo periodo di crisi della sinistra e sul web) molto forti
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sabato 6 giugno 2015
Intellettuale collettivo II, Gramsci e gli Assalti frontali
Lenin dice laconicamente che la linea viene data dagli intellettuali (piccoloborghesi). Gramsci rielaborà quest'idea affermando che l'intellettuale collettivo, coincidente con la classe operaia, esercita l'egemonia culturale su tutto il Paese/popolo. Cultura va inteso all'incirca come cultura politica, non certo nel senso di cose letterarie artistiche e scientifiche.
Il PCI prese un pezzo da Lenin e un pezzo da Gramsci, e itnerpretà cultura in senso squisitamente crociana, e ne venne fuori che l'intellettuale (individuale, non certo collettivo, e inteso come persona colta) esercita l'egemonia culturale (in senso crociano, di alta cultura) sul Paese / popolo. Con risultati abbastanza inquietanti. L'idea gramsciana (dirompente e difficile) è stata invece ripresa da una parte della sinistra extraparlamentare - ed ecco il perché ultimo degli Assalti Frontali.
Il PCI prese un pezzo da Lenin e un pezzo da Gramsci, e itnerpretà cultura in senso squisitamente crociana, e ne venne fuori che l'intellettuale (individuale, non certo collettivo, e inteso come persona colta) esercita l'egemonia culturale (in senso crociano, di alta cultura) sul Paese / popolo. Con risultati abbastanza inquietanti. L'idea gramsciana (dirompente e difficile) è stata invece ripresa da una parte della sinistra extraparlamentare - ed ecco il perché ultimo degli Assalti Frontali.
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giovedì 4 giugno 2015
Intellettuale collettivo
Dicevo precedentemente che gli Assalti Frontali sono in realtà, più che artisti, intellettuali. Per essere precisi sono forse una delle voci (cantanti) dell'intellettuale collettivo, quell'intuizione geniale di Gramsci (una reinterpretazione di Lenin, non dimentichiamo).
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