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domenica 17 maggio 2020

Walter Siti

Walter Siti pensa di essere vigliacco, quando in realtà è semplicemente anaffettivo - per lo meno questo è quello che si evince dai suoi libri e in particolare da scuola di nudo. Chissà se se ne è mai accorto. Comunque è interessante che si possa essere artisti pur essendo anaffettivi, anzi forse è anche meglio visto che "sentimentale" in poesia non è un complimento.

lunedì 27 aprile 2020

Autofiction

Walter Siti ha anticipato i tempi; l'autofiction è quello che oggi fanno un po' tutti sui social.

lunedì 29 settembre 2014

Walter Siti III (il realismo è l'impossibile)

Nei romanzi di Walter Siti c'è molto pop e molto post-moderno, e anche abbastanza pornografia. Sono cose divertenti e spesso anche istruttive, come era istruttivo Umberto Eco che studiava i media. Però ogni tanto, per qualche riga, qua e là,  sembra di leggere Virgilio - esagero ovviamente, ma quella bellezza pura, rotonda e spirituale che i moderni in genere non riescono a ricreare c'è realmente. Non so come ci riesca, probabilmente è un po' pagano (come tutti gli italiani del resto). Nel suo saggio "il realismo è l'impossibile" dice più o meno che nel romanzo realista (intende essenzialmente Dickens/Flaubert ) la realtà irrompe come delle brevi apparizioni surreali in mezzo alla finzione letteraria. Quello che lui percepisce come realtà è quello che a me appare come bellezza classica - del resto truth is beauty and beauty is truth.

venerdì 9 agosto 2013

Walter Siti II

Credo che il modello (forse involontario) di Siti sia Dickens. Dickens, pur descrivendo cattivi cattivissimi e diabolici, rimane fondamentalmente un autore comico - come Siti. A cui manca certo la visionarietà di Dickens, non credo per mancanza di fantasia, come si lagna continuamente, ma per mancanza di consapevolezza politica.

mercoledì 7 agosto 2013

Meraviglioso

In un suo libro Walter Siti scrive “la televisione ci fornisce il meraviglioso come lo fornivano i romanzi cavallereschi nel quattrocento”. Come lo fornivano i romanzi cavallereschi nel cinquecento, in realtà; nel secolo precedente il romanzo cavalleresco rispecchiava la realtà sociale e aveva una f unzione educativa, diventa meraviglioso quando la società delle corti feudali si disgrega per lasciare il posto alle monarchie assolute (ed è l’epoca in cui Cervantes li ridicolizza nel Don Quijote).

lunedì 21 luglio 2008

Walter Siti


Ho letto con piacere l'ultimo "pasoliniano" romanzo di Walter Siti, "Il Contagio". Descrive bene il mondo dei sottoproletari, il misto di nefandezze e purezza che lo caratterizza. Verso la fine il protagonista - dopo questa immersione tra i Lumpen - abiura tutti i principi di correttezza piccoloborghesi. Interessante e vero - però credo che Siti non abbia colto nei sottoproletari un tratto importante: la generosità. Marcello si dà chiaramente senza calcolare quanto otterrà, poco o tanto non gli importa, e in questo è completamente diverso dal borghese che non fa nulla senza pesare accuratamente il suo tornacono - monetario, affettivo, di potere, di piacere. Mio padre diceva "fai il bene e buttalo a mare, che Allah lo raccoglierà"; Marcello non ragiona molto diversamente, fa il bene e lo butta a mare, aspettando che Allah lo ricompensi con il denaro necessario per la cocaina (ovviamente Marcello sa anche che è meglio aiutarsi che dio t'aiuta).
Insomma, Siti è talmente chiuso nell'orizzonte borghese che non si è accorto che la correttezza borghese è necessaria quando i rapporti tra le persone sono di scambio "equo", mentre non significano nulla quando lo scambio è "infinito". E diventa naturale allora anche commettere oscene nefandezze con spito assolutamente puro.