Guardavo una serie di grafici sul sito dell'ISTAT relativi alle spese pubbliche negli ultimi anni. Ci sono saldo primario, debito pubblico, indebitamento e pressione fiscale dal 2001 al 2012; saldo primario, debito pubblico e indebitamento ricalcano praticamente l'andamento del PIL, mentre mi ha colpito questo, di grafico, relativo alla pressione fiscale
Si nota un brusco aumento della pressione fiscale non nel 2008, anno dell'inizio della crisi o nel 2009, in cui il PIL italiano crollò, ma dal 2005, in corrispondenza con la finanziaria di Giulio Tremonti. Il 2005 è l'anno in cui l'UDC abbandona il governo e Siniscalco il ministero dell'economia.
Meno tasse per tutti, come promesso. Tasse dirette, perché quelle indirette - che pagano i consumatori - sono aumentate in modo pazzesco. Per esempio, le assicurazioni auto sono quasi raddoppiate proprio per una tassa di Tremonti, come forse pochi sanno.
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lunedì 5 gennaio 2015
Meno tasse per tutti
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venerdì 2 agosto 2013
Tasse
Bersani si era presentato alle
elezioni con lo slogan “l’Italia giusta”. Che significava: se vinciamo faremo
pagare le tasse agli evasori (nel nostro Paese è impossibile che qualcosa venga
detto i modo diretto). E ha perso le elezioni: Che sono state vinte invece
dalle due forze “antitasse”. Infatti, se il Pdl dice chiaramente di essere un
partito contrario per principio alla tassazione sul reddito e sul patrimonio
(perché le tasse sui consumi, che sono uguali per tutt e che quindi pagano
soprattutto i poveri, Tremonti le ha aumentate a dismisura), il partito di
Grillo fa tante bellissime proposte spesso di sinistra, ma sul punto cruciale
sia per l’economia sia per la società del Paese, e cioè la tassazione sul
reddito e sul patrimonio, è dalla parte degli evasori e dei rentiers. Il che fa
pensare che le interessanti proposte siano solo una cortina fumogena per
nascondere il vero programma.
La tassazione in Italia crea una
situazione di ingiustizia sociale forse peggiori che in qualsiasi altre parte
del mondo – la tassazione grava tutta sul lavoro a reddito fisso, cioè sulla
parte più povera del Paese – ingiustizia a cui assolutamente non vogliamo porre
mano (credo che nel Pd abbiano tirato un sospiro di sollievo quando sono usciti
i risultati delle votazioni). La cosa ironica è che se lo risolvessimo saremmo
usciti dalla crisi. Se infatti, paradossalmente, in Francia hanno ben pochi
strumenti per affrontare la crisi che sta cominciando a mordere anche da loro,
in Italia una tassazione più equa, in cui pagano tutti secondo il proprio
reddito e il proprio patrimonio, libererebbe una quantità di denaro immensa che
attualmente è immobilizzata in patrimoni e consumi improduttivi.
L’insufficienza di capitale è il problema storico del nostro Paese, che è stato
sempre risolto con la spesa pubblica, che però ormai è insostenibile dato il
livello del debito pubblico. C’è da dire che se nel nostro Paese la disparità
di reddito mantenuta dal sistema fiscale raggiunge livelli impressionanti, il
problema è in realtà di molti Paesi sviluppati (USA in primis). E che l’Unione
Europea ha raccomandato di spostare la tassazione dal reddito ai consumi –
misura che forse può funzionare in Svezia, ma in Italia curerebbe la malattia
con il male.
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sabato 3 ottobre 2009
Socialdemocrazia

Una cosa che temo non a tutti sia chiara , né a destra né a sinistra, è che in tutti i Paesi d’Europa si tassano i ricchi per pagare i servizi per i poveri – qualcosa di non molto diverso viene prescritto dalla legge ebraica e dal Corano – mentre in Italia si tassano i poveri per pagare i servizi per tutti. Quando Padoa Schioppa – "pagare le tasse è bellissimo" – ha provato a proporre di fare in Italia quello che fanno nel resto d’Europa, tutti a ridere, specialmente a sinistra. Del fallimento di questo tentativo si discute in fondo oggi in Italia – tutto il resto: xenofobia, legalità, ideologia – sono ampiamente ammuina.
Quello che si è fatto in Europa si chiama socialdemocrazia –l ’esempio più eclatante è la Svezia, dove la tassazione arriva circa al 70% senza che nessuno si lamenti di vampirismo – ed era assai vituperata dai comunisti – a ragione, perché era nata per fare argine proprio a un’eventuale rivoluzione comunista, e infatti, ora che il pericolo non esiste più, si sta sgretolando. Oggi va però per la maggiore il modello anglosassone – anglosassone post-thatcheriano, perché da Roosevelt alla Thatcher i paesi anglosassoni hanno adottato la stessa politica economica della Francia, della Germania, della Svezia anche se in forma meno radicale. Il modello postthatcheriano – cioè “ognuno per sé e dio per tutti” piace molto ai ricchi, i poveri credo che non abbiano ancora espresso un parere.
Quello che si è fatto in Europa si chiama socialdemocrazia –l ’esempio più eclatante è la Svezia, dove la tassazione arriva circa al 70% senza che nessuno si lamenti di vampirismo – ed era assai vituperata dai comunisti – a ragione, perché era nata per fare argine proprio a un’eventuale rivoluzione comunista, e infatti, ora che il pericolo non esiste più, si sta sgretolando. Oggi va però per la maggiore il modello anglosassone – anglosassone post-thatcheriano, perché da Roosevelt alla Thatcher i paesi anglosassoni hanno adottato la stessa politica economica della Francia, della Germania, della Svezia anche se in forma meno radicale. Il modello postthatcheriano – cioè “ognuno per sé e dio per tutti” piace molto ai ricchi, i poveri credo che non abbiano ancora espresso un parere.
Del resto, il modello socialdemocratico – ma anche lo stano modello italiano – potevano funzionare senza esasperato conflitto sociale – finché i tassi di crescita dell’economia erano elevatissimi – all’incirca dal 1945 al 1972. Oggi i tassi di crescita tendono – al di là delle crisi finanziarie – sempre più a zero, per il semplice motivo che l’economia non può crescere all’infinito.
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lunedì 6 luglio 2009
bellissimo

Tutti ricorderanno di quand Padoa Schioppa disse che pagare le tasse era bellissimo. E tutti a ridere, specialmente a sinistra. Bellissimo di solito si associa al sublime: un cielo stellato, un tramonto . Ma una delle principali scoperte della modernità è che ci sono cose che sono bellissime senza per questo essere sublimi. Pagare le (giuste) tasse è un’invenzione bellissima: significa che i servizi li paghiamo tutti insieme invece che ciascuno per conto proprio; in questa socialità un credente vedrebbe la scintilla divina. E proprio queste sono le cose bellissime
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mercoledì 22 ottobre 2008
Comunicazione
1) come sa benissimo la destra (anche se l’idea è copiata dalla sinistra), uno slogan, se ripetuto moltissime volte, diventa vero. Se lo slogan “le tasse sono bellissime” fosse stato ripetuto un quarto delle volte che è stato ripetuto lo slogan dell’”italianità”, sarebbe diventato convinzione comune – anche più facilmente degli slogan di destra, perché che le tasse siano bellissime (perché permettono di pagare i servizi pubblici) è vero, mentre ”italianità” nel 2008 non significa quasi niente. Certo, gli slogan di destra titillano i vizi degli italiani (per esempio lo slogan delll’italianità titilla i complessi di inferiorità verso Paesi più ricchi e potenti che gli italiani non ammettono mai), e sono quindi più “facili” (questo intendono in realtà i commentatori), mentre gli slogan di sinistra incitano alla virtù, e sono quindi più “difficili”, ma non posso credere che il “popolo” preferisca sempre le cose facili. La storia dimostra che non è assolutamente vero.
2) I commentatori dicono che gli slogan di Berlusconi sono senza contenuto. Se guardiamo alle frasi di Berlusconi “sono sceso in campo perché non voglio vivere in un’Italia illiberale”, e se ci ricordiamo che sono state pronunciate subito dopo la dissoluzione di DC e PSI, il messaggio è tutt’altro che vuoto: significa “non voglio cambiare, non voglio che vadano al governo le (moderatissime) sinistre, voglio continuare col sistema con cui per 50 anni ha governato la DC”. E gli italiani hanno votato per Berlusconi, perché, purtroppo, una maggioranza – forse non poi così larga - non ha mai digerito tangentopoli. Quante volte ho sentito frasi del tipo “quelli che c’erano prima rubavano, ma ci facevano stare bene”. Che stessimo bene è tutto da vedere, però c’erano alcuni che stavano molto bene, e agli altri bastava illudersi di stare bene come questi alcuni.
3) Certamente i messaggi di Berlusconi richiedono l’uso massiccio (per usare un eufemismo) dell’informazione, ma non perché sia un fine comunicatore – per titillare i vizi di un popolo non serve essere grandi oratori, basta avere gli stessi vizi di questo popolo, i grandi oratori, come Demostene, sono quelli che sferzano i vizi di un popolo – ma perché è necessario che non ci sia nessun messaggio diverso– non contano i messaggi che compaiono sui mezzi d’informazione che sono letti solo o quasi dalle persone di sinistra, e, in minore misura, quelli che sono espressi nel linguaggio della sinistra (antifascismo, regole, ecc.) – Veltroni recentemente ha detto qualcosa del genere.
2) I commentatori dicono che gli slogan di Berlusconi sono senza contenuto. Se guardiamo alle frasi di Berlusconi “sono sceso in campo perché non voglio vivere in un’Italia illiberale”, e se ci ricordiamo che sono state pronunciate subito dopo la dissoluzione di DC e PSI, il messaggio è tutt’altro che vuoto: significa “non voglio cambiare, non voglio che vadano al governo le (moderatissime) sinistre, voglio continuare col sistema con cui per 50 anni ha governato la DC”. E gli italiani hanno votato per Berlusconi, perché, purtroppo, una maggioranza – forse non poi così larga - non ha mai digerito tangentopoli. Quante volte ho sentito frasi del tipo “quelli che c’erano prima rubavano, ma ci facevano stare bene”. Che stessimo bene è tutto da vedere, però c’erano alcuni che stavano molto bene, e agli altri bastava illudersi di stare bene come questi alcuni.
3) Certamente i messaggi di Berlusconi richiedono l’uso massiccio (per usare un eufemismo) dell’informazione, ma non perché sia un fine comunicatore – per titillare i vizi di un popolo non serve essere grandi oratori, basta avere gli stessi vizi di questo popolo, i grandi oratori, come Demostene, sono quelli che sferzano i vizi di un popolo – ma perché è necessario che non ci sia nessun messaggio diverso– non contano i messaggi che compaiono sui mezzi d’informazione che sono letti solo o quasi dalle persone di sinistra, e, in minore misura, quelli che sono espressi nel linguaggio della sinistra (antifascismo, regole, ecc.) – Veltroni recentemente ha detto qualcosa del genere.
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