lunedì 30 luglio 2012

Semipresidenzialismo francese e liberismo inglese

Senza uno straccio di pubblico dibattito - anzi quasi di nascosto e d'estate - si apprestano a cambiare l'assetto costituzionale d'Italia. Il problema è che quando si è passati al maggioritario, nel 1993, non si è provveduto a cambiare le leggi di riforma costituzionale (art. 138 della costituzione) che prevede la maggioranza semplice (anche se in doppia votazione a distanza di tre mesi circa). Questa norma era prevista ovviamente per un sistema proporzionale puro come quello prima del 1993. In America, patria del maggioritario, per cambiare la costituzione serve la maggioranza dei 2/3 e la ratifica da parte di non ricordo quanti stati (e ho paura che molti pensino che lo stesso valga in Italia). Tra l'altro, se una congrua maggioranza di parlamentari vota le riforme costituzionali, non è possibile il referendum confermativo - va tenuto presente che l'attuale alleanza Pd-Pdl-UdC più qualche altra cosa ha una larghissima maggioranza di parlamentari grazie al premio di maggioranza, ma la somma dei loro voti complessivamente credo non sia più del 45 % dei voti. Un 45% degli italiani - che tra l'altro mai si sarebbero immaginati che il parlamento si sarebbe trasformato de facto in assemblea costituente - decideranno le cosiddette "regole del gioco" per tutti. Il sistema che si prefigura - elezione diretta del presidente della repubblica e una sola camera - è sostanzialmente identica al semipresidenzialismo francese. Le (contro)riforme economiche e sociali sono invece del tutto analoghe alle riforme iperliberiste della Thatcher. In francia hanno un sistema politico accentrato e un sistema economico molto sociale. In Gran Bretagna hanno un sistema politico fortemente parlamentare e un sistema economico molto liberista. Semipresidenzialismo francese più neoliberismo inglese cosa danno? Forse il solito italico cattofascismo?