Goebbels diceva che se ripeti una bugia cento volte quella diventa una verità. Povero ingenuo. Basta che una bugia la dici una volta, e tutti ti crederanno; se invece dici una verità, ti diranno "ma questo cosa sta dicendo".
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lunedì 27 settembre 2021
mercoledì 2 dicembre 2020
Destra e principio di non contraddizione
E' di oggi la notizia che un politico di ultradestra ungherese, in pubblico acerrimo nemico degli omosessuali, facesse gigantesche orge maschili. Ci stupisce sempre come la destra non si curi del principio di non contraddizione. La cosa però non è illogica. Il principio di non contraddizione è uno degli strumenti principali se non lo strumento principale per la conoscenza razionale della verità, ma per la destra la verità non si conosce razionalmente, verità è quello che l'autorità decide che sia.
mercoledì 25 novembre 2020
Verità
A sei anni mi diedi un principio: se una cosa la dicono tuti vuol dire che è sbagliata. Sono più di quaranta anni che quel principio funziona.
venerdì 22 maggio 2020
verità e bellezza
Il cattivo pittore cerca la bellezza, il pittore consapevole cerca la verità. non che le due cose siano scollegate (truth is beauty) ma la prima procede dalla seconda. UGualmente il cattivo naturalista cerca al bellezza, i fiorellini e gli uccellini, mentre il buon ecologo cerca la verità, cioè come funziona questo meraviglioso ecosistema.
venerdì 1 febbraio 2019
Nascita della dialettica
I sofisti del V secolo a.C. inventarono la dialettica a solo scopo pratico, per vincere nei processi. Siccome con queste tecniche vincevano sempre, ritenevano che la verità bon esistesse ("l'uomo è la misura di tutte le cose"). Socrate si accorse che quelle stesse tecniche che avevano portato i sofisti a diventare relativisti e "postmoderni" erano uno strumento potentissimo per la ricerca della verità più profonda, e che la verità sembra che non esista perché nessuno la conosce. Il saggio è colui che si rende conto di questa ignoranza, mentre lo stolto è colui che crede di sapere (oggi si direbbe che è affetto dalla sindrome di Dunning-Kruger).
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domenica 26 novembre 2017
Verità, scienza, democrazia, Piero Angela
Alle righe 16-17 Piero Angela dice che lascienza democratica. Poco prima che uscisse questa infernale querelle sui vaccini, in cui non si sa se sono più insensate le posizioni dei pro o dei no-vax (che almeno hanno il merito di mettere in discussione l'industria farmaceutica) parlavo con Antonio Praturlon, il maggior geologo italiano, di cui ho l'onore di essere carissimo amico. Praturlon, sulla base di una lunghissima esperienza di ricerca internazionale, diceva che in fondo la verità si decide a maggioranza. Io gli controbattei che no, non si decide a maggioranza, si decide all'unanimità. Ma appunto, Praturlon è uno scienziato, mentre Angela è un giornalista (bravo)..
domenica 10 settembre 2017
Grande narrazione
Negli anni ottantaa si salutò con giubilo la fine delle "grandi narrazioni" (Lyotard): illuminismo, storicismo, marxismo. Adesso siamo sommersi dalle piccole narrazioni - un mare di fake
domenica 30 agosto 2015
The World of Conquest
I read on the Economist that Robert Conquerst, a socialist but a fierce anti-communist, believed that Lenin was a maniac. Maybe, but Churchill was a schizophrenic and Mrs Thatcher was anaffective. Of course, opposite evils do not cancel each other, but it is quite typical of the supporters of the "free world" (the world of Conquest)., to say the truth, but to say only half the truth. And half truths are perhaps worse than half lies, since it is much more difficult to unmask half truhts than to falisfiy half lies (although reading journals consistes actually in completing the information).
martedì 16 giugno 2015
lunedì 8 dicembre 2014
Truth (a politician never tells lies)
Contrary to
a common opionion, politicians nether tell lies. They either 1) say something
that means somenthign else; 2) use double-meaninig phrases (a variaint of the
former); 3) or, more often than not, they don’t
say. In other words, they carefully hide the truth, but always tell the
truth, sincetruth is knowledge, knowledge is power, and politicians make a living on power.
Of course there are specialized technicians that put smoke in the eyes
of the people: experts, scientistsi, economists. They are well paid for
this taks; but they are definitively not politicians.
lunedì 25 agosto 2014
Exit strategy
Walter Siti sembra aver preso la mia osservazione alla lettera. Sto leggendo "Exit Strategy" e mi sto scompisciando dalle risate. La cosa paradossale è che più le osservazioni sono vere, più fanno ridere. Non dovrei stupirmi. Essere seri, che ai tempi della borghesia eroica significava decoro e cultura, siginificava il puritanesimo borghese di Weber, - e anche il borghese avaro e cattivo ma dedito di Marx - oggi significa pensare e parlare solo di sesso figa privilegi - privilegi. non potere, perché il potere implica responsabilità e fatica: Il resto sono giochi o idealismo. Siti è quindi costretto all'ironia per parlare di cose che in fondo dovrebbero essere normalissime - invoca spesso la trascendenza, ma bello vero giusto autentico creativo puro sono cose materialissime. Siti stesso aveva intuito, in "Contagio", come il modello della borghesia stesse diventano il sottoproletariato. Però il sottoproletariato ha una purezza, che si perde nel passaggio alla piccola media e alta borghesia.
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venerdì 31 ottobre 2008
fascisti

Ho molte difficoltà con i fascisti – i fascisti veri, non i semplici benpensanti. Il fascimo infatti è una fede – la fede che la prepotenza sia un bene e che la sopraffazione degli altri porti a una vita migliore per noi stessi – e contro la fede non valgono argomenti razionali. E’ la stessa difficoltà che incontrarono i filosofi pagani man mano che avanzava il cristianesimo – cercavano di confutarlo con argomenti razionali, ma immancabilmente fallivano. Oggi, dopo San Kant, sappiamo che l’esistenza di dio non può essere provata né vera né falsa, e, dopo molti morti, siamo più o meno convinti che è un problema da lasciare alla libertà di coscienza. Il caso del fascismo è più difficile, perché non può essere ristretto alla sfera personale coem di fatto abbiamo fatto con la religione. In un bellissimo capitolo della “Storia della Filosofia occidentale” di Bertrand Russel, quello dedicato a Nietzsche – è stato scritto nel ’42, per Nietzsche va inteso Hitler – Russel dice che non può confutare le idee hitleriane, anche se bisognerebe sentire il parere dei pesciolini di cottura, e lascia l’onere di rifiutare Hitler alla coscienza – altri direbbero al cuore, o allo spirito.
Forse però le ragioni psicologiche che stanno alla base della fede possono aiutare se non altro a capire. Tutti dobbiamo morire – anche se credo che pù che paura di morire abbiamo paura di perdere la proprietà accumulata durante la nostra vita, i popoli “primitivi” non hanno infatti paura della morte – ma la fede nell’immortalità dell’anima nega che si muoia – si badi bene, la fede nell’immortalità dell’anima, mai affermata da Cristo, non la fede nella resurrezione. Allo stesso modo tutti dobbiamo lavorare. Lavorare non significa spendere energia fisica o mentale, significa fare qualcosa che ci viene ordinato da qualcun altro, cioè in sostanza essere una sorta di schiavo – per il lavoratore dipendente del padrone, per il commerciante del cliente, e per l’imprenditore forse del mercato. Si tratta di un fenomeno recente, per esempio l’Italia era fino a pochi decenni fa un paese di piccoli proprietari agricoli, che, per quanto poverissimi, non dovevano rispondere ad altri se non a sé stessi. La schiavitù non è bella, come non è bella la morte, ma la fede nel “fascismo” nega che il “fedele” sia schiavo. In tutti e due i casi, la fede non si può curare con argomenti logici, ma soltanto accettando la nostra mortalità in un caso, nell’altro il lavoro. Walter Sinti dice che alla morte si risponde con la verità, e lo stesso vale per la schiavitù. In genere pensiamo che la verità sia amara; sono convinto – anche se l’esperienza comune di solito mi contraddice - che se si vive nella verità si vive addirittura nella gioia- quest’ultima, si badi bene, non è una fede, ma una speranza, per usare un termine cristiano.
Insomma, siamo diventati servi uno dell’altro – facendo astrazione delle innumerevoli ingiustizie – e la cosa non ci piace.
Forse però le ragioni psicologiche che stanno alla base della fede possono aiutare se non altro a capire. Tutti dobbiamo morire – anche se credo che pù che paura di morire abbiamo paura di perdere la proprietà accumulata durante la nostra vita, i popoli “primitivi” non hanno infatti paura della morte – ma la fede nell’immortalità dell’anima nega che si muoia – si badi bene, la fede nell’immortalità dell’anima, mai affermata da Cristo, non la fede nella resurrezione. Allo stesso modo tutti dobbiamo lavorare. Lavorare non significa spendere energia fisica o mentale, significa fare qualcosa che ci viene ordinato da qualcun altro, cioè in sostanza essere una sorta di schiavo – per il lavoratore dipendente del padrone, per il commerciante del cliente, e per l’imprenditore forse del mercato. Si tratta di un fenomeno recente, per esempio l’Italia era fino a pochi decenni fa un paese di piccoli proprietari agricoli, che, per quanto poverissimi, non dovevano rispondere ad altri se non a sé stessi. La schiavitù non è bella, come non è bella la morte, ma la fede nel “fascismo” nega che il “fedele” sia schiavo. In tutti e due i casi, la fede non si può curare con argomenti logici, ma soltanto accettando la nostra mortalità in un caso, nell’altro il lavoro. Walter Sinti dice che alla morte si risponde con la verità, e lo stesso vale per la schiavitù. In genere pensiamo che la verità sia amara; sono convinto – anche se l’esperienza comune di solito mi contraddice - che se si vive nella verità si vive addirittura nella gioia- quest’ultima, si badi bene, non è una fede, ma una speranza, per usare un termine cristiano.
Insomma, siamo diventati servi uno dell’altro – facendo astrazione delle innumerevoli ingiustizie – e la cosa non ci piace.
mercoledì 16 luglio 2008
incertezza
Un libro che ho letto da adolescente, e a cui sono profondamente legato, è di Galbraith e si intitola l’età dell’incertezza. All’epoca (fine degli anni ’70) l’incertezza sembrava una sconfitta; oggi mi sembra una vittoria, in quanto è strettamente legata alla possibilità. Dio non è onnipotente perché può “ordinare” tutto quello che “vuole”– sai cosa gliene frega di dare ordini – ma perché ha ogni potenza – potenzialità - possibilità. Nell’uomo la possibilità si sposa con l’incertezza, in dio non so, ma questo principio non varrà anche per lui? In fondo l’incertezza si origina quando un mondo fermo si mette in movimento – non possiamo determinare esattamente la dinamica di un oggetto in movimento libero. Il moderno consiste nell’abituarsi a convivere con l’incertezza e col movimento, e, mein Gott, quanto siamo indietro, quanto cerchiamo di aggrapparci disperatamente a quello che ci sembra solido, quando in realtà è solo fermo.
I have becoem aware of the importance of dynamics when studying ecology: in fact, static models lead to intreatable difficulties, whereas when ecosystems are considered in a dynamic framework, their behaviour becomes strikingly simple and treatable.
I have becoem aware of the importance of dynamics when studying ecology: in fact, static models lead to intreatable difficulties, whereas when ecosystems are considered in a dynamic framework, their behaviour becomes strikingly simple and treatable.
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Oggi va molto parlare delle sette segrete. La cosa mi annoia un po’, perché dal punto di vista politico che le sette segrete ci siano o non ci siano cambia ben poco – i signor che ne fanno parte comanderebbero ugualmente anche se fossero organizzari in altro modo più essoterico. Il punto del problema è che questi signori – massoni, illuminati, rosacroce, skull & bones, ecc. – sono, come dice un mio amico carissimo, al di là del bene e del male – non loro soltanto, oggi tutti sono al di là del bene e del male, Nietzsche è il grande vincitore dello scontro del novecento. In antico si pensava che distinguere il bene e il mare fosse una virtù immediata dell’anima – il fatto è rimastro nei film giudiziari americani, in cui si dice “è capace di distinguere il bene dal male” per intedere “è sano di mente?”. Con l’avvento della modernità ci si è accorti che l’idea era piuttosto ottimistica, e quando questa consapevolezza si è fatta strada, gli amanti delle verità assolute, invece di imparate a trattare con le difficoltà che nascono dalle cose incerte, si sono buttati sul nichilismo. Insomma, è sempre il solito problema che molti non riescono ad accettare la solidità di verità incerte e finite, credendo che la verità valga solo quando è assoluta, eterna, infinita (cioè quando coincide con dio – guarda dove si va ad annidare questo personaggio). Essere al di là del bene e del male sembra il massimo del moderno, ma in realtà è il massimo dell’antico.
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Stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus. La rosa, tra tante altre cose, è simbolo della sapienza (Maria, sedes sapientiae); i rosacroce, per esempio, sono quelli che vedono la rosa (la sapienza) nella croce (lo stemma della NATO è simbolo rosacrociano). Quindi stat rosa pristina nomine nomina nuda tenemus significa che la sapienza originaria sta nel nome, stringiamo solo nomi. La frase è una citazione di Bernardo di Chiaravalle, stat Roma pristina nomine, nomina nuda tenemus, cioè di Roma rimane solo il nome. Bernardo in genere è simbolo di continenza, ma in questo caso c’è un riferimento al doctor mellifluus, il maestro di eloquenza.
Più in generale, questo nominalismo amato da Eco e più in generale da letterati e filosofi, discende da un’idea assai greca, per cui la beatitudine consiste nella contemplazione della verità; una volta afferrata la verità, l’unica cosa da fare è combinare e ricombinare le parole che ne celebrano la lode. Il presupposto ovviamente è che la verità e dio siano fissati una volta per tutti ed eterni, quando in realtà si modificano continuamente nel processo continuo e progressivo della creazione. I mercanti che hanno costruito il mondo moderno a partire dal 1300 hanno imposto un modello diverso, in cui la beatitudine consiste nel creare il mondo. Credo che di fondo sia un’idea ebraica.
Ma già muoveva il mio disio e il velle
Sì come rota ch’igualmente è mossa
L’amor che muove il cielo e l’altre stelle
L’accento è sul movimento, il desiderio e la volontà.
Più in generale, questo nominalismo amato da Eco e più in generale da letterati e filosofi, discende da un’idea assai greca, per cui la beatitudine consiste nella contemplazione della verità; una volta afferrata la verità, l’unica cosa da fare è combinare e ricombinare le parole che ne celebrano la lode. Il presupposto ovviamente è che la verità e dio siano fissati una volta per tutti ed eterni, quando in realtà si modificano continuamente nel processo continuo e progressivo della creazione. I mercanti che hanno costruito il mondo moderno a partire dal 1300 hanno imposto un modello diverso, in cui la beatitudine consiste nel creare il mondo. Credo che di fondo sia un’idea ebraica.
Ma già muoveva il mio disio e il velle
Sì come rota ch’igualmente è mossa
L’amor che muove il cielo e l’altre stelle
L’accento è sul movimento, il desiderio e la volontà.
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giovedì 1 maggio 2008
relativismo
Nel discorso di insediamento alla Camera Fini si è scagliato contro il relativismo culturale; in altre parole contro chi non la pensa come lui. Del resto per questi signori la verità non è qualcosa che esiste prima di ogni altra cosa, come è per gl scienziati (e per i credenti), ma è quello che dice il capo; in fondo i veri relativisti sono loro.
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