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domenica 13 luglio 2025

Rivoluzioni proletarie e rivoluzioni borghesi

 Un mio caro amico, che chiamerò Daniele, una volta dissè che le rivoluzioni hanno tutte fallito. La cosa mi spiazzò, lì per lì, ma poi riflettendo che se il discorso può essere vero per le rivoluzioni proletarie, non lo è assolutamente per quelle borghesi che anzi,. dalal rivoluzione francese a quella inglese di Cromwell a quella americana hanno decisamente trionfato.

Il motivo di questa differenza credo vada ricercato in un concetto di Marx. Marx pensavaa ifnatti che la rivoluzione sociale sarebbe avvenuta a seguiro di una grave crisi economicaa. Le rivoluzioni sociali, invece, da quella russa a euqlla cinese a tutte le altre, con l'eccezione forse di quella cubana che nasce da una lotta di liebrazione nazionale. sono avvenute a seguito di una guerra catastrofica. La rivoluzione francese in particolare invece nacque da una grave criswi economica che si protaeva di parecchi decenni.

Inoltre sempre Marx riteneva che lo scontro finale sarebbe avvenuto nei paesei più avanzati, come fu il caso delle rivoluzioni borghese, mentre al contrario le rivoluzioni, aa partire da quella russa, sono avvenuta in paesi agricoli e semifeudali.

Insomma, si sarebbe dovuto seguire più letteralmente Marx, forse!



domenica 18 novembre 2018

Poveri

Mi rendo conto che il mio post precedente potrebbe essere interpretato come una forma di disprezzo per i poveri - il che ovviamente è quanto di più lontano dal mio pensiero, anzi, è l'opposto del mio pensiero.

Il problema è che c'è chi la ricchezza e il potere se lo conquista, come avvenne per la borghesia dopo la Rivoluzione francese e in parte per la classe operaia, e c'è chi la ricchezza la riceve perché serve alle classi dominanti- come è successo per i ceti impiegatizi e piccoloborghesi che sono stati inondati di sussidi dalla DC e dai socialisti craxiani essenzialmente per sbilanciare la composizione di classe a sfavore della classe operaia. Questi ceti sono quelli che oggi vomitano insulti sui social. Ma i dettagli meritano un discorso più approfondito (già in parte affrontato).

giovedì 15 novembre 2018

Guerre del re Sole, fuerre di Bush, rivoluzioni

Luigi XIV, per una politica di potenza, impegnò la Francia in una serie di costosissime guerre che gettarono il Paese in un crisi economica che durò ben cento anni e che fu all'origine della Rivoluzione Francese. Non posso non pensare alle guerre di Bush jr, in Afghanistan e Iraq, follemente costose, che sono la causa della crisi disastrosa del 2008 da cui, dieci anni dopo, non ci siamo ancora ripresi. L'America va, ma perché la Cina ha pagato le spese, col risultato che adesso arranca. E non so quali saranno gli sviluppi politici. Per ora i cosiddetti populismo stanno spazzando via la vecchia claasse politica, ma credo che sia ancora presto per trarre conclusioni.

mercoledì 27 maggio 2015

ISIS and art

The worls is shocken by the desctrucion of works of art by ISIS in the Middle East. I am shocked too, but Iwould strss that during the French Revoltuion the revolutionaries destroyed the statues and the decoration of the wonderful Gothic cathedrals, since these statues were the symbol of the oppressive and corrupt Ancien Règime the revolutionaries wanted (and succeded) to destroy.

lunedì 5 gennaio 2015

Gobetti

Gobetti diceva più o meno "visto che in italia non c'è borghesia, il liberalismo facciamolo fare ai comunisti". La cosa assurda è che i comunisti hanno aderito entusiasticamente a questo programma. Gli anni '70 non hanno prodotto il socialismo (gli elemtni che sembrano socialisti del Paese derivano dalla dottrina crisianto-sociale), ma una notevole liberalizzazione dei costumi sì; e Ichino sta completamente in questa linea di pensiero. Purtroppo,, ognuno dovrebbe fare la rivoluzione sua, i liberali (borghesi) quella liberale  e i comunisti (proletari) quella comunista, altrimenti vengono fuori cose mostruose (tipo il job's act).

venerdì 2 gennaio 2015

Singe malfaisant

Nella foto di un recente post un reazionario francese - in Francia ci sono moltissimi reazionari, come è ovvio, essendo il Paese della rivoluzione francese - accomunava Voltaire, Rousseau, Marx e Freud. Mi chiedevo cosa accomunasse, agli occhi di questo autore, questi quattro nomi, e l'unica risposta possibile è che tutti e quattro pensano che l'uomo è buono, o, più precisamente, che il fatto che sia peccatore non è una ragione sufficiente per mandarlo all'inferno. Riprendono la lezione dell'umanesimo, che era stato schiacciato, a metà del XVI secolo, dal trionfo dell'assolutismo, trionfo di cui aveva fatto le spese tra gli altri e per esempio Galileo.

Swift, o Walter Siti, pensano che l'uomo sia un singe malfaisant, ma anche loro credono che sia possibile una redenzione. Sono di destra, ma pur sempre illuministi.

mercoledì 21 maggio 2014

Feudalesimo capitalistico

Gobetti, come dicevo in un altro post, individuava nella mancanza di borghesia la causa dell'arretratezza italiana. La DC trovò però una soluzione geniale al problema: far fare il capitalismo non ai borghesi, ma alle classi parassitarie, feudali, e reazionarie che negli altri Paesi erano il peggior nemico del capitalismo e che era stato necessario abbattere per via delle rivoluzioni borghesi, prima fra tutte la Rivoluzione Francese. I cattolici sono cioè riusciti a fare una splendida sintesi tra feudalesimo a capitalismo, unendo i mali di un sistema e dell'altro. La sinistra mi sembra non si sia mai resa conto che l'Italia prima di Vittorio Emanuele II e poi della DC era un mostruoso feudalesimo capitalistico. Forse l'unico che ha compreso il fenomeno è stato l'aristocratico Giuseppe Tomasi di Lampedusa, che con il suo famoso "tutto cambi perché nulla cambi" indicava proprio questo diventare capitalisti delle classi aristocratiche. Questo sistema che riesce a fondere il peggio del tutto ottiene anche il fantastico risultato di confondere completamente le idee. In Italia infatti molti, senza accorgersene, ritengono che idee tipicamente dell'Ancien Régime siano liberali e idee tipicamente liberali siano idee dell'Ancien Régime. E fosse solo un problema di storia delle idee, è un problema di individuazione dei nemici.

Oggi la politica economica la fa l'Europa (o meglio la Germania), e nonostante molte cose siano cambiate (in peggio) la sostanza del nostro sistema è rimasta pari pari.

Rivoluzione liberale

va molto di moda l'espressione "rivoluzione liberale", riferita alle liberalizzazioni, al berlusconismo, in una parola al thacherismo, cioè alla cancellazione di quei pochi elementi di intervento statale in economia che hanno caratterizzato che hanno caratterizzato tutto l'occidente nel periodo 1930-1980. Usare l'espressione gobettiana in questo senso equivale a equiparare l'intervento statale in economia al feudalesimo. Mi spiego. Cosa intendeva Gobetti con rivoluzione liberale? Intenedeva sostanzialmente che in Italia non era stata fatta la rivoluzione francese in cui la borghesia abbatte il feudalesimo, l'Ancien Régime e prende il potere. La rivoluzione liberale è appunto l'abbattimento del feudalesimo. Dire che la rivoluzione liberale consiste nell'eliminare l'intervento statale in economia e i diritti sociali equivale quindi all'equivalenza elementi di socialismo = feudalesimo.

Gobetti era poi consapevole che in Italia la rivoluzione liberale non era avvenuta meramente perché la borghesia, in un paese agricolo, senza industria, arretrato e controriformato, non esisteva. Sosteneva quindi che i pochi borghesi esistenti dovessero allearsi con il proletariato (limitato anch'esso, il proletariato c'è dove c'è una forte industria) proprio per abbattere il feudalesimo. Marx diceva esattamente la stessa cosa (nel Manifesto dice "borghesi e comunisti lottano insieme contro il feudalesimo"). anche se ho qualche dubbio che Gobetti avesse letto Marx. Le idee di Giobetti furono messe in pratica da Giustizia e Libertà, che era la formazione partigiana più vicina alle brigate del PCI - amate pochissimo, va detto, dal PCI stesso, per motivi squisitamente egemonici e non certo per problemi ideologici o di classe (a fare gigantesche oncessioni ai cattolici poco dopo non avrebbero esitato un secondo).

Ora, in ogni cazzata, anche la più strumentale, c'è sempre un fondo di verità. Quando il Corriere della Sera usa l'espressione "rivoluzione liberale", anche se uccide Gobetti una seconda volta, un motivo c'è, e sta nel fatto che una borghesia di piccoli imprenditori e di bottegai si è formata alla metà degli anni '80, creata quasi dal nulla soprattutto dalla DC e solo secondariamente dal PSI - il famoso popolo delle partite IVA. Questa borghesia vuole prendere il potere e quindi è abbastanza naturale (e strumentale) usare l'espressione in modo antigobettiano. Questa borghesia però non è certo la borghesia eroica, rivoluzionaria e progressiva (anche se crudele e classista) esaltata da Marx nel Manifesto, che fa "sciogliere tutto nell'aria", ma di una borghesia reazionaria che eredita praticamente tutto dei ceti parassitari e feudali. Gobetti (e Gramsci, il suo principale referente) è servito.

martedì 25 giugno 2013

Costi della crisi

Per dirla in due parole, gli Stati Uniti hanno fatto bancarotta, e stanno facendo pagare le spese del risanamento all’Europa. Le misure di austerità, che hanno mandato l’Europa in recessione sarebbero altrimenti del tutto senza senso – per lo meno in un momento di crisi. E gli Stati Uniti sono andati in bancarotta non per la finanza, ma perché non hanno retto il peso delle guerre in Afghanistan e Iraq, di gran lunga le più costose dell’intera storia umana. Mi viene da pensare al re Sole, che dissanguò lo stato francese in una serie di guerre e iniziò una recessione che in ultima analisi diede origine alla Rivoluzione Francese.

domenica 13 dicembre 2009


Nell’editoriale di oggi su "Repubblica", Scalfari avvicina le forzature berlusconiane al 18 brumaio di Napoleone. In effetti, la Francia è un paese in cui sostanzialmente non esiste separazione dei poteri, esattamente come sembra volere Berlusconi: non esiste l’obbligatorietà dell’azione penale, il parlamento è unicamerale e il presidente ha un mandato lunghissimo (non so se sia immune come il presidente italiano e quello degli Stati Uniti). In Francia, tuttavia, un contrappeso a questa enorme concentrazione di potere esiste, ed è la piazza: dal 1789 i francesi (per meglio dire i parigini) fanno le barricate, e nessuno si sogna di contestare la legittimità delle barricate celebrate da Delacroix in un celebre dipinto; le barricate, infatti, sono l'incarnazione stessa della liberté. C’è un articolo della Costituzione francese che afferma che nessuno può incarnare la sovranità in sé stesso; dal punto di vista giuridico è senza senso, ma rappresenta la legittimazione dei movimenti di protesta quando il “sovrano” abusa dei suoi poteri. La storia del nostro Paese è ben diversa, sia perché lanostra tradizione è quella di “re buoni” che sparano cannonate sui pacifici lavoratori in sciopero, sia perché se Parigi è la Francia, Roma non è certo l’Italia, Paese dei mille borghi (e questa forse è la sua maggiore ricchezza), sia ancora perché storicamente la Francia, almeno dai tempi di Luigi XIV, si articola intorno a tre poli: il “popolo”, l’”aristocrazia” e il re, che, quest’ultimo, fa da mediatore tra i primi due. Quando Luigi XVI venne decapitato, si ruppe l’equilibrio, aprendo la strada al putsch di Napoleone Bonaparte. Venendo a tempi più recenti, l’equilibrio era venuto a mancare nella Quarta Repubblica, che sostanzialmente proseguiva l’esperienza cosituzionale del fronte popolare, proprio per la mancanza di un”re” che venne restaurato da De Gaulle.Certo, anche in Italia è venuto a mancare il mediatore (la DC) tra “aristocrazia” e “popolo”. Ancora più grave però è il fatto che i "poteri forti" (l'aristocrazia), cioè grande borghesia industriale del nord-ovest e chiesa, sono fortemente indeboliti, per l'emergere, come sottolineato da Scalfari, degli industriali del nord-est, e anche dell'industria finanziaria milanese, e, forse, della mafia imprenditrice. Il "popolo", in questo contesto, si divide, tra chi rivendica la propria autonomia e chi invece cerca di allearsi con l'"aristocrazia". Forse, data la forte caratterizzazione geografica di queste diverse forze politiche - l'Italia, appunto è paese di mille città - la soluzione starebbe, guarda un po', nel federalismo; purtroppo, gli stati federali esistenti (Stati Uniti, Germania ecc.) a un forte potere locale contrappongono un fortissimo potere centrale, con l'eccezione della Confederazione Elvetica, che è sostanzialmente ancora una costellazione di cantoni.

venerdì 31 luglio 2009

Rivoluzione


Rivoluzione etimologicamente significa “rovesciamento”. Si tratta cioè di prendere una cosa e metterla sottosopra; in questo modo non si ha la stessa cosa vista in un altro modo, ma una cosa completamente diversa. E’ quello che fece lo stesso Marx, che prese Hegel e lo rovesciò, ottenendo una filosofia del tutto nuova; è quello che fece Galileo, che prese Platone, lo mise sui piedi invece che sulla testa, e ottenne la scienza moderna; è quello che fece Copernico, che prese ciò che stava in fondo – la terra – e lo mise in cielo – e infatti si parla di rivoluzione copernicana. Sto prendendo tutti esempi scientifici – la scienza infatti non è fatta di scoperte, ma di rivoluzioni, in cui si prendono i dati esistenti e si guardano in un altro modo, creando un altro mondo – ma anche i giacobini presero la monarchia assoluta e rovesciandola sulle sue basi fondarono lo stato moderno. Molti, invece, pensano che la rivoluzione consista nel distruggere tutto – sul nulla poi ricostruiranno. E’ quello che fece Martin Lutero, che invece di rovesciare la chiesa del nord, la distrusse, e il risultato fu peggiore – in gran parte dei casi – dell’originale – basti pensare ai cristiani rinati.

venerdì 10 luglio 2009

Ancien Régime


Il fatto che più di una persona possa ritenersi al di sopra della legge perché uomo di potere, che non si riesca a distinguere tra il ruolo e la persona, che l'obbedienza - anche e soprattutto per i cattolici - debba essere non verso la legge - individuale, collettiva, di stato - ma verso la persona - che quando gli dici "guarda che stai pestando una cacca" ti rispondono : "perché mi offendi?", dimostra che in Italia - dove non abbiamo fatto la Rivoluzione Francese - viviamo ancora pienamente nell'Ancien Régime, non tanto per quel che riguarda le istituzioni - il diritto del resto l'abbiamo in gran parte inventato noi - quanto nel cervello. Del resto piaceva moltissimo alle masse la battuta del "Marchese del Grillo" tratta da Belli "io so' io e voi nun siete n'cazzo", non intendendo che di un'amara satira dell'Ancien Régime si trattava.