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giovedì 14 settembre 2023

Pensiero politico cattolico

 Essere di centro in fondo non significa niente e anche se il pensiero cattolico è un corpus ben consolidato non credo che esista veramente un pensiero politico cattolico. Cristo, nonostante avesse chiare simaptie per gli zeloti, il movimento rivoluzionario dell'epoca, dice splicitamente che il "mio regno non è di questo mondo".

In effetti nella DC convivevano due correnti di pensiero politico non lontanissime ma completamente distinte, senza sostanziali sovrapposizioni: da un parte c'erano dei liberali, come (primo fra tutti) De Gasperi, in fondo Moro e in fondo in fondo Andreotti, liberali più o meno democratici (Andreotti inclinava al fascismo); dall'altra c'erano dei socialdemocratici come Fanfani, i dorotei e De Mita. Si noti come De Mita sia colui da cui è venuto Renzi.

Quanto alla cosiddetta dottrina sociale della chiesa è semplicemente le sette opere di carità che non sono politica ma una via per guadagnarsi il paradiso.

domenica 20 dicembre 2020

Liberalismo

 In un post precedente parlavo della ricezione zoppicante del liberalismo in Italia e mi sono reso conto che il problema richiede qualche approfondimento. Infatti storicamente uno dei nemici principali del liberalismo è stato la Chiesa e questo, unito alla mancanza di una borghesia nazionale, ha fatto sì che il liberalismo in Italia sia sempre stato un corpo estraneo. Sturzo e De Gasperi erano liberali cattolici, m anche loro ebbero parecchi problemi con la Chiesa (a cui piacevano i democristiani più sulfurei come Andreotti) che riuscirono a superare solo perché durante la guerra fredda si poteva accettare anche il liberalismo purché facesse argine al comunismo. In altre parole in un Paese fondamentalmente cattolico il liberalismo non solo non era recepito ma neanche capito. Non è ben capito neanche dalla sinistra, che ha difficolta ad accettare che il liberalismo è di sinistra, e che bisogna stare attenti a non confonderlo con le posizioni di destra e conservatrici con cui pure spesso flirta. Marx era chiarissimo su questo punto: nel Manifesto dice 8semplificando) che la borghesia (liberale) è la classe rivoluzionaria per eccellenza, e che i proletari devono essere più rivoluzionari ancora dei liberali, il che significa lottare con loro contro il feudalesimo ma poi contro di loro per l'instaurazione del socialismo 

I liberali quindi sono di sinistra ma non sono egualitari:e questo li accomuna con forze completamente opposte a loro come la destra conservatrice della Thatcher, Addirittura, quando il non egualitarismo prende il sopravvento sulle istanze libertarie si ha un rovesciamento dialettico e il liberalismo si muta in fascismo. Il fascismo ha molte componenti rubate al socialismo (per confondere le idee) e nell'epoca della grande disinformazione molti italiani di destra lo dipingono come un partito socialdemocratico, però deriva dal liberalismo, un liberalismo che non è più progressista ma vuole invece tornare al medioevo (in soldoni).