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martedì 23 giugno 2015

Ecosistema, economia, Bagavadgita

Ricordo benissimo quando è cominciata questa passione travolgente per la biodiversità in cui sono naufragato. Da piccolo abitavo in via Antonio Musa, di cui non ricordo niente, ma stavo quasi tutto il tempo da mia nonna a via Sicilia, una traversa di via Veneto, di cui ricordo tutto. Siccome lo zoo era vicinissimo, mio padre mi ci portava tutte le domeniche. Lo zoo allora era inzeppato di animali, addirittura sovraffollato da decine di specie di antilopi e uccelli. E lì rimasi trafitto dalle infinite forme meravigliose di cui parla Darwin, esattamente come Arjuna sperimenta la visione di Krishna come una infinita molteplicità che è manifestazione di un’unità. A due anni mi sono trasferito sul litorale, quindi dovevo avere un anno o giù di lì.
Quasi cinquanta anni dopo, mentre Grillo dice che non bisogna pagare le tasse (il discorso di fondo è solo questo), i proletari romani hanno assai chiaro che il capitalismo (ci dispiace per loro) è finito, come predetto da Marx (per la caduta tendenziale del saggio di profitto), che cose bestiali come il jobs act o le guerre devastanti sono gli atti forsennati di un mondo moribondo, e che bisognerebbe smetterla al più presto di parlare di economia e parlare invece dell’ecosistema – o meglio., che l’unico modo di parlare di economia è parlare di ecosistema – come fanno gli assalti frontali .

Mi scuso per il tono enfatico, ma avevo sempre pensato che la natura mi piacesse per gioco.


sabato 4 luglio 2009

India


Quando si parla dell’India si dimentica spesso che in questo subcontinente esistono due vaste famiglia culturali: a nord i bianchi, che parlano lingue indoeuropee vicine al greco, a sud i “negri” che parlano lingue dravidiche. Quello che più desta ammirazione in noi dell’India, la profondissima sapienza religiosa e l’abissale inventiva matematica, sono probabilmente, invenzione dei dravidici del sud. Questi popoli abitavano forse Mohenjo-Daro e Harappa nella valle dell’Indo, la più antica civiltà conosciuta insieme con i sumeri, e probabilmente occupavano tutta l’India; del resto sulle monete di Moenjo-Daro sono spesso raffigurati zebù, che forse erano sacri come sono tutt’ora sacre le vacche in India. Più tardi, da nord arrivarano gli indoeuropei, gli “ariani”, che respinsero i dravidici a sud e li ridussero in condizioni di inferiorità; gli indoeuropei raccolsero la sapienza indiana che tradussero in sanscrito nei veda e nelle upanishad; credo che il loro regalo, sia stato il sistema delle caste.

domenica 28 giugno 2009

cicli

Nel film “The Millionaire” – di cui ho parlato altre volte – la storia segue un andamento ciclico, simile all’eterno ritorno nietzscheano – ma Nietzsche prende l’eterno ritorno dagli antichissimi veda. Credo che i cicli nascano dal fatto che ognuno ha una sua legge, e che quindi tenda a interagire con il resto del mondo fondamentalmente sempre secondo lo stesso schema; se la legge del soggetto è però sempre la stessa, sempre diverse sono le interazioni, cosicché i cicli successivi non sono mai uguali ai precedenti. Questa visione ha il limite di essere statica; le risposte che il soggetto dà alle sfide che il resto del mondo gli pone modificano, anche se lentamente, la legge del soggetto, che così evolve – forse la dialettica è un tentativo di rappresentare questa evoluzione del soggetto.

venerdì 6 febbraio 2009

Agricoltura


Spesso, quando sentiamo degli accordi e degli scambi dei politici, proviamo un moto di disgusto o di antipatia. Ma temo che non dalla mancanza di disinteresse dei politici nasca l'irritazione, quanto da un antico pregiudizio dei contadini (e ovviamente dei proprietari terrieri e degli aristocratici), che ritengono che il commercio - delle cose e degli uomini - sia qualcosa di sporco e immorale. Il commercio è invece una cosa bellissima, nulla è più umano, in quanto nasce dal linguaggio; immorale fu cominciare a profanare la terra con l'aratro. La cacciata dall'eden è avvenuta probabilmente proprio qualche migliaio di anni fa, quando scoprimmo l'agricoltura, e nacquero la guerra, la miseria - che i cacciatori-raccoglitori non conoscevano - la siopraffazione e soprattutto iniziammo a calpestare la natura. Una mia segreta speranza è che, con la rivoluzione industriale, questo ciclo infausto - che per i veda corrisponde al kali juga, l'età della guerra - si sia chiuso, e abbia cominciato a iniziarne un altro che ci riporterà, se non alla madre terra, all'ecosistema.

domenica 1 febbraio 2009

Energia

Ho scritto più volte, recentemente, che spirito, libido ed “energia” sono probabilmente la stessa cosa. Ma di cosa si tratta, in termini grettamente materialistici? Di un un fluido che permea il corpo e l’unverso? La sapienza vedica dice che c’è un flusso di energia che va dal perineo alla testa e che ha il suo centro nel plesso solare. E’ qualcosa di perfettamente percepibile, basta farci attenzione, e credo che si tratta non di qualche misterioso “calore” che passa per il corpo, ma di una serie di tensioni muscolari che noi percepiamo continuamente, in parte consciamente, in massima parte inconsciamente, attraverso la propriocezione – il risveglio di cui parlano tante religioni consisterebbe allora nell’essere coscienti di questa propriocezione. La magia dal conto suo riconosce che esistono luoghi molto energetici e altri meno – e anche questo è perfettamente percepibile. Anche in questo caso credo si tratti del fatto che percepiamo una relazione particolarmente forte fra noi e il luogo e delle parti del luogo fra di esse.
In sintesi, credo che l’”energia” non sia una “cosa”, ma sia una relazione tra le cose – così come l’energia fisica non è una “cosa” ma una grandezza che descrive alcune proprietà dello spazio.

Sapienza

A una certa età, tutti i laici sinceri si interessano di quello che ha da dire la sapienza e la mistica – nelle sue infinite forme: la sapienza amorosa cristiana, la cabbala, il rigoroso pensiero buddhista, lo sciamanesimo americano, il sufismo, i veda. Non è, come potrebbe sembrare, che si nasce incendiari e si muore pompieri, tutto al contrario: a un certo punto ci si accorge che l’approccio più o meno scientifico che un laico applica alle cose della vita e del mondo si ritrova, anche se con un linguaggio diverso, e applicato a un oggetto particolarissimo come lo spirito, nella sapienza e nella mistica. Per esempio – e me ne sono accorto tardissimo – la libido freudiana, quella che gli sciamani messicani chiamano energia, e lo spirito santo, sono, sospetto, la stessa cosa.
Ci sono però tante altre parti in una religione, oltre alla sapienza: l’etica – e di quella un laico può fare benissimo a meno, perché ha la sua – la teologia, che è l’equivalente della filosofia; ma temo ci sia anchequalcosa che non capisco, che va al di là della sapienza; del resto per il vedismo la realtà ultima non è lo spirito (atem) ma qualcosa di indefinibile (brahman)