venerdì 6 febbraio 2009

Agricoltura


Spesso, quando sentiamo degli accordi e degli scambi dei politici, proviamo un moto di disgusto o di antipatia. Ma temo che non dalla mancanza di disinteresse dei politici nasca l'irritazione, quanto da un antico pregiudizio dei contadini (e ovviamente dei proprietari terrieri e degli aristocratici), che ritengono che il commercio - delle cose e degli uomini - sia qualcosa di sporco e immorale. Il commercio è invece una cosa bellissima, nulla è più umano, in quanto nasce dal linguaggio; immorale fu cominciare a profanare la terra con l'aratro. La cacciata dall'eden è avvenuta probabilmente proprio qualche migliaio di anni fa, quando scoprimmo l'agricoltura, e nacquero la guerra, la miseria - che i cacciatori-raccoglitori non conoscevano - la siopraffazione e soprattutto iniziammo a calpestare la natura. Una mia segreta speranza è che, con la rivoluzione industriale, questo ciclo infausto - che per i veda corrisponde al kali juga, l'età della guerra - si sia chiuso, e abbia cominciato a iniziarne un altro che ci riporterà, se non alla madre terra, all'ecosistema.

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