martedì 3 febbraio 2009

Biodiversità


Il mio professore di botanica è andato cercando per tutta la vita di misurare la biodiversità, senza riuscirci. Ora, per biodiversità non intende quello che intendono tutti, cioè un elevato numero di specie e una bassa dominanza (cioè un alto numero di specie per “unità di comunità”), ma si riferisce a un’esperienza che è naturale per un naturalista: alcune comunità sono “belle” e altre sono “brutte”. Siccome non è consapevole di cosa sta cercando, si è infognato negli indici di diversità, senza cavare un ragno dal buco. Quello che però sembra certo è che le comunità “belle” sono poco produttive, mentre le comunità produttive sono “brutte”. Sembrerebbe quindi che in ecologia “bellezza” e funzione vadano in direzione opposta, ma questo è vero solo se identifichiamo la funzione con la produttività; se identifichiamo la produttività con la sopravvivenza (la fitness), il che ha molto più senso evoluzionisticamente, allora forse la contraddizione si riconcilia. Dico forse, perché, come nessuno sa come misurare la “bellezza” di una comunità, nessuno sa come misurare la sopravvivenza di una comunità intera; esistono indici di stabilità, ma sono molto controversi e poi non è detto che elevate fluttuazioni delle popolazioni siano incompatibili con la sopravvivenza. Incidentalmente, per l’evoluzione non ha nessuna importanza che un animale sia più forte, più produttivo, più veloce, più grande; l’unica cosa che conta è la sua sopravvivenza – E’ una bella forma di antropomorfismo identificare fitness con forza e potenza. Per essere precisi, bisogna riferirsi a una popolazione di animali, perché, se la selezione avviene a livello di individuo, le variabili dell’evoluzione (frequenza allelica, fitness, pressione selettiva) non hanno senso a livello di individuo ma solo di popolazione. Faccio queste precisazioni perché molti biologi si lamentano che l’evoluzione non sia capita dai suoi detrattori, ma quando poi tentano di spiegarla, parlano sempre di caso e necessità, che sono interessanti dal punto di vista religioso, ma hanno poco a che fare con i modelli matematici dell’evoluzione che ho tentato di riassumere.

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