domenica 20 settembre 2009

Macroregioni


Di fatto, il federalismo fiscale è stato realizzato di fatto, attraverso lo smantellamento della spesa pubblica dello stato centrale. C'è il rischio, a questo punto, che ciò provochi una reazione, con il risultato, non di tornare allo stato centralizzato (che del resto nella sanità per esempio non esiste più da tempo) quanto di rimanere a metà tra centralismo e decentramento, con risultati paralizzanti. Credo tuttavia che molti dei problemi sull'assetto regionale dell'Italia derivino da un limite inerente alle attuali regioni, e cioè che sono troppo piccole; questo di fatto gioca a favore della Lega, perché solo le regioni del nord (e forse la Sicilia) hanno una massa di popolazione e soprattutto di redditto sufficienti per equivalere approssimativamente a un Land tedesco. Oltretutto, solo le regioni del nord corrispondono (in parte) a vecchi stati preunitari: la Basilicata non è mai stata un'unità amminsitrativa del Regno delle Due Sicilie. Unità ragionevoli dovrebbero essere le macroregioni, corrispondenti approssimativamente ai collegi delle penultime europee: nord-ovest, nord-est. centro, sud più isole. Queste regioni corrispondono, oltre che ad aree economicamente ed elettoralmente omogenee, anche alle aree antropologiche individuate da Emmanuel Todd: il nord-ovest con famiglia nucleare liberale, il nord est con famiglia ceppo incompleta, il centro con famiglia comunitaria e il sud e le isole con famiglia nucleare liberale. Il gran trucco dei leghisti è stato l'invenzione di un'entità - la Padania - che oltre a non essere mai esistita, è estremamente da qualsiasi punto di vista la si consideri: economicamente (esistono aree arretrate anche al nord), sociale, economico, linguistico, e anche storico: prima della conquista di Roma, a ovest vi erano popolazioni liguri, a est popolazioni venete: i celti hanno avuto un dominio breve e solo sulla parte centrale.

venerdì 18 settembre 2009

Afghanistan


in Afghanistan, l'occidente ha ormi perso la guerra. Sarebbe ora di ammetterlo - del resto non ci erano riusciti né gli inglesi né i russi - e di smettere anche con i giochini in cui gli americani appoggiano Karzai e gli europei l'altro. Certo, i vincitori sono i talebani: ma il popolo afghano non semvra - viste le ultime elezioni - amare neanche un po' i talebani. La soluzione sarebbe forse quella di armare una Resistenza, per avere poi un governo libero?

New York


Gli ebrei, dopo duemila anni a fare l’ebreo errante – dando tantissimo alla cultura europea – si sono stufati e sono tornati nella terra promessa, che non è Israele, ma – come dice Moni Ovadia – New York: non a caso il cantore di New York è un ebreo, Woody Allen. Tra l’altro, New York è come a e a un mio caro amico ebreo piacerebbe che fosse la Palestina, una terra dove vivono tutti i popoli e tutte le razze; e dove, tra l’altro, gli ebrei neanche comandano veramente, seguendo in questo la legge mosaica dove solo Dio è re – un re che tra l’altro lascia completa libertà ai suoi sudditi, e che funge più che altro da modello - e agli uomini compete di amministrare la loro vita.
A questo punto, la distruzione del Rockfeller Center – queste erano le torri gemelle – sembra un attacco dei fascisti americani perliberarsi degli ebrei americani. Questo politicamente; la dinamica specifica dei fatti è marginale: il lavoro sporco potrebbero anche averlo fatto degli islamo-fascisti. Ed è possibile, purtroppo, che quello che non è riuscito a Hitler, sia riuscito così a loro. Per il resto del mondo cambia poco, però questo significa che forse l’America non è più il Paese della statua della libertà (statua scolpita a Parigi).

giovedì 10 settembre 2009

Modo sociale di produzione



Spesso si pensa che il marxiano modo sociale di produzione, motore della storia, sia l’economia. In realtà l’economia è una conseguenza del modo sociale di produzione: il modo sociale di produzione è la suddivisione in classi di una società e il correlato sistema di rapporti proprietari. Un determinato modo sociale di produzione deriva fondamentalmente dalle tecnologie disponibili in un determinato momento storico - che a loro volta sono sviluppate dalle esigenze che nascono all’interno del modo sociale di produzione precedente . Per esempio, il sistema feudale era diviso in aristocratici e contadini – suddivisione sancita da un preciso status giuridico prima ancora che economico – e si è passati, con il miglioramento delle pratiche agricole, con larivoluzione industriali si è passati a una suddivisione in borghesia e proletariato. Va tenuto ben presente, però, che l’evoluzione da un modo sociale di produzione all’altro non è meccanico e deterministico, perché dal modo sociale di produzione A possono potenzialmente derivare più di un modo sociale di produzione “figlio; la strada da intraprendere in questi sentieri che si biforcano è una scelta essenzialmente politica.

Pinocchio


Se ripenso alla mia giovinezza, ho passato il più classico dei complessi di Edipo: ho ucciso il padre (metaforicamente, ovviamente) e sono ritornato alla madre. Ma il complesso di Edipo, temo, è cosa da ebrei (o comunque da società matrilinenari). Studiando i ragazzetti mi sono accorto infatti che non passano per il complesso di Edipo, ma per il complesso di Pinocchio: fuggono dalla madre (la fatina) e salvano il padre, e solo allora diventano non adulti, ma – da esseri di legno – di carne. Si tratta di un complesso che gli italiani hanno sempre avuto, o è una conseguenza di questa società sostanzialmente senza padri? L’Italia non ha ancora superato il suo complesso di Pinocchio (il padre sarebbe ovviamente Berlusconi), e se sì, quando lo supererà, diventerà una società diversa? Ci sono altri Paesi con il complesso di Pinocchio?

lunedì 7 settembre 2009

Bill VIola (II)




I already discussed the recent exhibit of Bill Viola at Palazzo delle Esposizioni in Rome (http://castorphans.blogspot.com/search/label/Bill%20Viola); I stressed the spiritual travel mounted in the exhibit; it should be added that it is fundamentally a travel in the netherworld, or in a cemetery; the video-paintings resemble the small pictures we can find on italian graves, pictures that are intendend to preserve the image of the dead, but that spread instead a sense of inescapable mourning. The images of Viola are at first splendidly aesthetical; but when they slowly begin to move, this motion conveys the sensation of a ghost dead long time ago.
On the other hand, death and kitsch are the two pillars of contemporary art from -at least - Warhol to Hirst. There are many resistant artists (Kounellis, Josef Beuys etc.), but they are not liked very much by the market.

Kitsch


I was unaware that the famous "Fountain" by Duchamp was proposed to an exhibition that required, for exposition, that the work should conform to given measures, should be made from a range of pre-defined materials and should be signed. When i read the story, I suddenly realized (contrary to my former interpretation http://castorphans.blogspot.com/2008/06/letteratura.html) that Duchamp was simply saying: "your art is a pissoir; in fact my pissoir complies with the standards you demanded for your exhibit."
In other words, Duchamp, that is sometimes considered the beginner of contemporary glorification of kitsch, was in fact launching an attack to the kitch of academic art.
Anyway, from "Fountain" on, the debate of contemporary art has been fundamentally wether to denonce kitsch (for instance the movement of Arte Povera, or, among critics, Daverio; or to accept its forms and to do art in this framework (for instance Koons, Damien Hirst, or, among the critics, Bonomi).
Anyway, kitch has a long history, dating back at least from XVII century; I have just read a wonderful little book (F. Gualdoni, Kitsch, SkiraMiniArtBooks) that presents a round-up of many shamefully kitsch works: many are nonetheless true masterpieces (for instance the painting by Lorenzo Lotto with Love pissing on Venus).


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Tempo


Oggi, dopo quasi un mese di caldo bestiale e soffocante, finalmente è arrivata un’arietta fresca. Stamattina presto Giove, Marte e Venere brillavano fortissimo. Un vento quasi gelido sta soffiando.

Benigni


Alla festa del PD Benigni ha detto che lui parla di mignotte, escort, veline, non di cose personali come la disoccupazione e la crisi. Più che una battuta su Berlusconi – in fondo è uno che ha avuto il suo quarto d’ora di notorietà, anche se questo quarto d’ora è durato 15 anni e anche se ha fatto comodissimo a molti – credo che sia una battuta sugli italiani – sostanzialmente riformula quello che ben sappiamo, che in Italia contano (o meglio, sono una proprietà personale) le relazioni personali, mentre le cose di tutti sono res nullius – ed è stato facile appropriarsi di una cosa di nessuno.

Universals

1) Particulars can be defined as something that exist in space and time (has extension), whereas universal do not exsts in space and time; in the phrase “this apple is red” “this apple” is a particular because it exist in space and time, whereas “red” is a universal because the redness doesn’t exist in space and time; this approach, nonetheless, overmphasizes the importance of space and time; space and time are in some way physical object and not logical objects..
2) Another definition is that particulars are multiple and that universal are unique. Nonetheless, each particular is actually unique: two red apples will always differ for some quality different from “redness”. A way to define multiplicity is that two objects are “copies” if they are identical or more similar than a third object; this means that in fact we should investigate the meaning of “resemblance”; resemblance is a universal, but it should be given to it a status particular among the other universals.
3) Another definition is that of Hegel: the concrete is the unity of all determinations; in terms of particulars and universals, a given particular is the intersection (set) of all the universals related to that given particular. This is in some way a kind of realism.
4) If we join the definition 4 with the nominalist position: universals are set of individuals, we have a quite simple possible solution to the “problem of the universals”; universals are set of particulars, and particulars are sets of universals; the definition is not circular, because the two sets are not the same.
5) This solution is equivalent; or at least can be better understood, if we postulate that there are entities, that we will nam “atoms”, that are neither particulars nor universals. Suppose for instance that we have the atoms A B C D E; suppose the quality α (universal) is the set AB, and that the quality β is the set CDE; there are four possible particulars: a particular a with the qualities αβ, a particular b with only the quality α a particular c with only the quality β and a particular d with no quality. Thus the particular a is composed of the atoms ABCDE, the particular b is composed of the atoms AB, and so on. The construction of the reciprocal sets of particulars and universals in this case is somewhat undeterminate, but can be more rigorous if the process is closed (if the operation of set construction represent what mathematicians call a group).
6) Atoms need not to have qualities (qualities are sets of atoms), they only need to be distinct. Of course, distinct means “with no resemblance”; and therefore the problem of unviersal is fundamentally the problem of resemblance.
7) Anyway, it is actually not necessary to postulate atoms – although I suspect that something like that exists “beyond reality” - they are only an euristic tool for understanding. Universals and particulars are reciprocal sets, and it doesn’t matter of what matter they are made, only the process necessary to construct them.
8) A mathematical method exists – called calibration – that, starting from individuals (particulars), defines classes (universals) and than redefines the individuals – iteratively. I am not able to explain it rigorously, but intuitively it is based on the fact that when we pass from particulars to set of particulars (universals) and then back we give a refined definition of particulars and then we go from these particulars to universals and so on, we must, at each step, change our definitions (the boundaries of our sets) a little. Step after step, this changement can decrease, increase, or remain the same; the only acceptable solution is the first, where the set progressively tend toward a stable solution.
9) In fact, the stable solutions can be many or even infinite, but this is not, in my opinion, a problem, but an enrichment. We can read the myth of Edip at different levels, and levels aer possible different solution of the iterative process of constructing reciprocal sets.
10) Incidentally, this definition of universals and particulars, means that “this apple si red” is true when “this apple” and “redness” belong to reciprocal sets of particulars and universal. This can depend on the context a centaur doesn’t exist in the physical world, but exists in the world of literature – different contexts are different solution in the iterative process of construction of reciprocal sets of universals and particulars.
11) An appealing alternative solution to the problem of unviersals is represented by the theory of tropes. Tropes are unique in quality but multiple in number; only the concepts of multiplicity and quality are necessary (although of course thus the problem of the definition of quality and numebr arises, a very hard but very interesting problem) and particulars are considered a collection of tropes. Coming back to the atoms of point 5), the theory of tropes can be stated as folllowing: AB and CDE are two different tropes, with quality α and β respectively, and particulars are intersections of tropes.
12) tropes shift a logical problem to an ontological problema, which appeals me.
13) I am much indebted for this discussion to the Internet Encyclopaedia of Phylosophy (http://www.iep.utm.edu/universa/ ), whose plain language allows access to difficult phylosophical problem even to non specialists.

martedì 1 settembre 2009

cuore


I quattro organi spirituali principali – non certo gli unici, sono cuore polmoni genitali testa e stomaco, che corrispondono in parte ai concetti politici libertà uguaglianza fraternità. L’uguaglianza – concetto politico, quindi riferito ai rapporti tra le persone – soggettivamente deriva dalla testa, che ci fa riconoscere che gli altri hanno i nostri stessi diritti. La fraternità deriva ovviamente dal cuore. La libertà deriva invece dallo stomaco – quando abbiamo paura, ci si chiude lo stomaco, e la paura è la principale e unica nemica della libertà. Zizek sostiene che la crisi contemporanea è dovuta alla troppa libertà. Se la libertà ha sede nello stomaco, forse è un’intuizione importante. I filosofi in genere sono però pessimi medici. Gli organi si influenzano a vicenda; se una parte è troppo grande, vuol dire che altre sono troppo piccole. Per curare uno squilibrio non dobbiamo ridurre la parte troppo grande, perché così ridurremmo tutto l’organismo; dobbiamo invece ingrandire la parte troppo piccola, ingrandendo così tutto l’organismo. La parte troppo piccola credo sia il cuore – dicevo in un altro post. Mah, mi sa che sono parole al vento.

Voglio


Ho letto più volte su internet frasi del tipo “se vuoi una cosa, prendila”, pubblicate in genere da ragazzetti. Si tratta di una disposizione in fondo altamente positiva – se gli adulti avessero il coraggio di pensarla sarebbero di nuovo giovani. Il problema sta nelle parole “volere” e “prendere”. Cristo diceva – mi pare sia il Vangelo di Tommaso ma potrebbero essere anche i canonici - “se vuoi veramente che quella montagna si sposti, quella allora si sposterà”. A me non è mai successo, però cose analoghe succedono più spesso di quanto si creda. Cosa vuol dire però volere veramente? Significa volere col cuore e non con la testa. Se dico “voglio voglio voglio” è proprio il momento che non otterrò nulla. Molti pensano che il nostro cuore si è rimpicciolito – perché il problema della modernità è tutto qui – per il troppo influsso della testa. In realtà, il cuore si è rimpicciolito per il troppo influsso dello stomaco – non a caso siamo tutti obesi. Del resto, se abbiamo cuore testa stomaco e non solo cuore o solo testa o solo stomaco, un motivo ci sarà; è la disarmonia tra queste tre parti che genera la grave patologia del moderno – uno stomaco troppo grosso che fa rimpicciolire il cuore e un cuore rimpicciolito che fa gonfiare (non crescere) la testa. Alcuni hanno individuato nello stomaco la causa del male, ma la terapia proposta è la pancia vuota – più elegantemente viene chiamata critica alla modernità. La terapia giusta sarebbe ovviamente aver epiù cuore – chi lo propone viene tacciato di “buonismo”, termine a dire il vero così oscenamente orrendo che a sentirlo mi vergogno anch’io (per chi lo ha inventato).
Per quanto riguarda la parola prendere, il problema è che se uno prende una cosa, in genere la prende a un altro – finché lo fanno pochi, la cosa funziona, ma quando lo fanno tutti o non rimane niente, che è quello che sta succedendo in Italia – la colpa di solito viene data agli extracomunitari, gli unici che non prendono niente a nessuno - oppure le cose passano da Tizio a Caio a Sempronio a Calpurnio per poi tornare ovviamente a Sempronio. Quando però il mondo gira nel senso giusto, le cose non si prendono, si creano – non è una cosa esoterica, si chiama produzione – oppure anche procreazione.

fascismi


Tre cose diverse sono in realtà i fascisti italiani. Ci sono i fascisti del tipo Gelli, che hanno perso l’anima, o meglio, l’hanno venduta al diavolo – il diavolo, come insegna il libro dell’Apocalisse, sono i soldi e il potere. Questo tipo sospetto si stia estinguendo, anche se continua a mantenere la sua estrema pericolosità – apprendisti Gelli si trovano piuttosto tra parecchi leghisti. Ci sono poi i benpensanti e i bigotti, che nella forma colta sono genericamente antimoderni. Infine la categoria più ampia è rappresentata da maschi castrati dalla potentissima ctonia madre mediterranea, che cercano di conquistare l’agognata virilità con la violenza e la sopraffazione (quest’ultima cosa diversa dalla prevaricazione). In Sicilia il tipo fascista è estremamente diffuso, anche tra moltissimi che mai vorrebbero definirsi fascisti, e acutamente Vitaliano Brancati ne ha individuato l’origine proprio nel complesso di castrazione. Questo spiega i problemi con la libertà delle donne, con gli omosessuali (che tuttavia erano ben maggiori a sinistra), la retorica (segno di ipocrisia) ecc.
Lascio da parte i nazionalisti, che erano la base del fascismo mussoliniano. I nazionalisti sono molto pochi anche, e soprattutto, a destra.

Violenza e prevaricazione


Edmondo Berselli, commentando la querela di Ghedini per le 10 domande di Repubblica sulla vicenda delle escort, affermava che Berlusconi aveva gettato la maschera e mostrato tutta la violenza nascosta dietro il sorriso stereotipato. La parola violenza non mi ha convinto. Berlusconi non è violento, è ladro e prevaricatore – ladro nel senso che magari (forse) fa sempre tutto formalmente in regola, ma si appropria tuttavia sistematicamente di quello che suo non è: il gruppo CIR, le frequenze radiotelevisive nazionali, il parlamento. Perché però Berselli ha usato la parola violenza e non prevaricazione? Perché violenza ha assunto una forza negativa che prevaricazione non ha – anzi, prevaricazione è diventato un valore, come dimostrano note trasmissioni televisive (Il Grande Fratello, Amici). E’ un’operazione che agli scrittori che hanno modellato il nostro linguaggio e creato quindi il nostro mondo – sono i poeti che creano il mondo, come diceva fernanda Pivano - è stata in realtà assai facile, perché non hanno fatto altro che lavorare su un carattere preesistente della cultura latina. Quando vieni derubato o calpestato, e tu ha qualcosa da ridire, in Italia i prevaricatori ti rispondono scandalizzati: “come sei violento!” oppure “ma che maleducato!” – i romani facevano esattamente la stessa cosa, basta vedere cosa dicevano di Annibale o di Cleopatra. Mutatis mutandis. C’è però una grossa differenza tra ieri e oggi. I prevaricatori, eppure si vergognavano: il berlusconismo è consistito proprio nel liberarsi dai sensi di colpa.Del resto, non siamo più veramente capaci di violenza. Ci riempiamo gli occhi di immagini di violenza, ma nessuno più o quasi conosce il sapore del sangue – la maggior parte degli accoltellatori che tanto vanno di moda sono semianestetizzati dalla cocaina - il cui piacere irragionato si chiama violenza e che si vede reale ormai solo nei documentari sugli scimpanzè a caccia di piccole prede. Forse l’antico tabù ebraico del sangue qualche effetto alla fine l’ha prodotto