martedì 1 settembre 2009

Voglio


Ho letto più volte su internet frasi del tipo “se vuoi una cosa, prendila”, pubblicate in genere da ragazzetti. Si tratta di una disposizione in fondo altamente positiva – se gli adulti avessero il coraggio di pensarla sarebbero di nuovo giovani. Il problema sta nelle parole “volere” e “prendere”. Cristo diceva – mi pare sia il Vangelo di Tommaso ma potrebbero essere anche i canonici - “se vuoi veramente che quella montagna si sposti, quella allora si sposterà”. A me non è mai successo, però cose analoghe succedono più spesso di quanto si creda. Cosa vuol dire però volere veramente? Significa volere col cuore e non con la testa. Se dico “voglio voglio voglio” è proprio il momento che non otterrò nulla. Molti pensano che il nostro cuore si è rimpicciolito – perché il problema della modernità è tutto qui – per il troppo influsso della testa. In realtà, il cuore si è rimpicciolito per il troppo influsso dello stomaco – non a caso siamo tutti obesi. Del resto, se abbiamo cuore testa stomaco e non solo cuore o solo testa o solo stomaco, un motivo ci sarà; è la disarmonia tra queste tre parti che genera la grave patologia del moderno – uno stomaco troppo grosso che fa rimpicciolire il cuore e un cuore rimpicciolito che fa gonfiare (non crescere) la testa. Alcuni hanno individuato nello stomaco la causa del male, ma la terapia proposta è la pancia vuota – più elegantemente viene chiamata critica alla modernità. La terapia giusta sarebbe ovviamente aver epiù cuore – chi lo propone viene tacciato di “buonismo”, termine a dire il vero così oscenamente orrendo che a sentirlo mi vergogno anch’io (per chi lo ha inventato).
Per quanto riguarda la parola prendere, il problema è che se uno prende una cosa, in genere la prende a un altro – finché lo fanno pochi, la cosa funziona, ma quando lo fanno tutti o non rimane niente, che è quello che sta succedendo in Italia – la colpa di solito viene data agli extracomunitari, gli unici che non prendono niente a nessuno - oppure le cose passano da Tizio a Caio a Sempronio a Calpurnio per poi tornare ovviamente a Sempronio. Quando però il mondo gira nel senso giusto, le cose non si prendono, si creano – non è una cosa esoterica, si chiama produzione – oppure anche procreazione.

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