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sabato 29 settembre 2018

Nel fantastico mondo dei 5 stelle

La raggi ha spostato una parte del debito di ATAC su un'altra voce di bilancio e ha affermato trionfalmente che "ginalmente" l'azienda di trasporti era in attivo. Il condono fisscale voluto da Salvini è stato ribattezzato dai 5 stelle "Manovra del Popolo" ma sui loro tweet non si trova il condono, si trova un fantomatico reddito di cittadinanza che ovviamente non c'è.

I 5 stelle ovviamente sono solo un caso più sofisticato di un fenomeno globale - ed è più sofisticato perché i 5 stelle sono sostanzialmente la Casaleggio associati, cioè una ditta di web influencing. Raccontare le favole della buona notte, con i buoni e i cattivi e la realtà completamente cancellata dovrebbe funzionare con i bambini (che invece in genere sono molto razionali) non con gli adulti e sentivo commentaotir chiedersi come ciò fosse possibile. Il fatto è che il fantastico mondo dei 5 stelle (e in modo più tozzo quello di Salvini) fa dimenticare la crisi. Si sperava che la crisi avrebbe riportato gli italiani alla realtà dopo 30 anni di carnevale (con le spese accollate ai figli) ma il mondo delle favole serve proprio a sfuggire a tutto questo. Basta fare una apsseggiata in metropolitana - non staccano mai il naso dal telefonino, proprio per dimenticare che non hanno più i soldi per i divertimenti.

Dato che le prospettive economiche - non parliamo di quelle ambientali - sono tutt'altro che rosee temo che il modello casaleggiano non possa che espandersi. Sarebbe interessante andare a vedere che succede dove esiste ancora crescita reale come in Cina ma è tanto che non visito quei Paesi e non è facile farsi un'idea dai mezzi di informazione che sono assolutamente occidentocentrici, anche i migliori come l'economist.

mercoledì 22 ottobre 2008

Comunicazione

1) come sa benissimo la destra (anche se l’idea è copiata dalla sinistra), uno slogan, se ripetuto moltissime volte, diventa vero. Se lo slogan “le tasse sono bellissime” fosse stato ripetuto un quarto delle volte che è stato ripetuto lo slogan dell’”italianità”, sarebbe diventato convinzione comune – anche più facilmente degli slogan di destra, perché che le tasse siano bellissime (perché permettono di pagare i servizi pubblici) è vero, mentre ”italianità” nel 2008 non significa quasi niente. Certo, gli slogan di destra titillano i vizi degli italiani (per esempio lo slogan delll’italianità titilla i complessi di inferiorità verso Paesi più ricchi e potenti che gli italiani non ammettono mai), e sono quindi più “facili” (questo intendono in realtà i commentatori), mentre gli slogan di sinistra incitano alla virtù, e sono quindi più “difficili”, ma non posso credere che il “popolo” preferisca sempre le cose facili. La storia dimostra che non è assolutamente vero.
2) I commentatori dicono che gli slogan di Berlusconi sono senza contenuto. Se guardiamo alle frasi di Berlusconi “sono sceso in campo perché non voglio vivere in un’Italia illiberale”, e se ci ricordiamo che sono state pronunciate subito dopo la dissoluzione di DC e PSI, il messaggio è tutt’altro che vuoto: significa “non voglio cambiare, non voglio che vadano al governo le (moderatissime) sinistre, voglio continuare col sistema con cui per 50 anni ha governato la DC”. E gli italiani hanno votato per Berlusconi, perché, purtroppo, una maggioranza – forse non poi così larga - non ha mai digerito tangentopoli. Quante volte ho sentito frasi del tipo “quelli che c’erano prima rubavano, ma ci facevano stare bene”. Che stessimo bene è tutto da vedere, però c’erano alcuni che stavano molto bene, e agli altri bastava illudersi di stare bene come questi alcuni.
3) Certamente i messaggi di Berlusconi richiedono l’uso massiccio (per usare un eufemismo) dell’informazione, ma non perché sia un fine comunicatore – per titillare i vizi di un popolo non serve essere grandi oratori, basta avere gli stessi vizi di questo popolo, i grandi oratori, come Demostene, sono quelli che sferzano i vizi di un popolo – ma perché è necessario che non ci sia nessun messaggio diverso– non contano i messaggi che compaiono sui mezzi d’informazione che sono letti solo o quasi dalle persone di sinistra, e, in minore misura, quelli che sono espressi nel linguaggio della sinistra (antifascismo, regole, ecc.) – Veltroni recentemente ha detto qualcosa del genere.