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venerdì 24 agosto 2018
Collapsing bridges, crumblingconcrete
The episode of the collapse of the bridge in Genoa has a deeper meaning than the rapacity of Italian capitalists and poor state of infrastucture in Italy. There was a time when there was an aesthetic of concrete ("béton brut") whihc represented progress and the beauty of modernity. And now we realize that reinforced concrete after only a few decades is crumbling, and that our civilistationsrisks to leave nothing of its architectonical endeavours in striking contrast with the eternity of the pyramids and the Roman aqueducts. It is a sad morale that the objects of the mdoernsit revolution are crumpling and perishable. It seems nonetheless that if concrete is added with some types of organic material it becomes super strong - maybe ecology is treally the answer to the crise of modernity.
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sabato 3 febbraio 2018
Crise of liberalism ancient philosophers
I have read the recension of book of Patrick Deneen on the cirse of liberalism. Deneen says that this crise is due to the fact that liberalism replaced the old ide of the phylosophers of self-mastery with the universal pursuit of personal desires. Apart that the term is improper (he says liberalism but he means modernity), apart that this is the cnformistic, boring criticism of the right and apart from the fact that the true proble is the conentration of wealth in a ridiculously restricted number of hands, the book has a point. People of the modernity are unhappy. Freud and Durkheim thought that this was the inevitable drawback of civilisation (the unease of civilisation), but I think that it has to do exactly with the abandonemenet of the idea of self-mastery pointed out by Deneem Where the book fails, however, is in confusing self-mastery with coerction, an idea that was totally foreign to the ancient philosophers and that arose only with the rise to power of Christianism (it was equally foreign to the first Christian communities). Socrates could sleep with the handsome Alcibiades and avoid to have sex with him because he was master of his desires, not because law or necessity prevented him from doing that (as conservatives would like).
martedì 2 settembre 2014
Sanfedismo
Lì, li dissero: ladri usciti dalle tane,
ma non portaron via nemmeno un pane;
ma li sentii mandare un solo grido:
«Siam venuti a morir pel nostro lido».
Da Wikipedia: "Pisacane, con Nicotera,
Falcone e gli ultimi superstiti, riuscì a fuggire a Sanza, vicino a Buonabitacolo, dove all’alba del 2 luglio il parroco,
don Francesco Bianco, fece suonare le campane per avvertire il popolo
dell'arrivo dei "briganti". I ribelli furono ancora una volta
aggrediti e massacrati uno a uno a colpi di roncola, pale, falci"
L’episodio di Carlo Pisacane si studia (o si studiava?) a scuola. Ai
contadini nobili e preti dicevano che “li francesi” venivano a rubargli tutto – non
avevano nulla.
E ancora oggi “i giacobini” – anche se i termini sono comunista, radical chic, ecc – sono visti come gente che vuole
togliere la felicità agli italiani. Basta che una cosa sia vagamente di
sinistra – cioè giacobina – perché nel comune sentire si connoti come
altamente negativa, malefica, nemica del popolo – mentre più una forza è rezaionaria e conservatrice e più viene vista come amica del popolo. Oltre a quelli – più
onesti – che ammettono esplicitamente di odiare "li francesi", i giacobini,
l’illuminismo, la modernità, la sinistra, molti che invece di dire di assere antimoderni dicono di essere anticapitalisti.
Non solo alcuni gruppi neofascisti, anche molti che si considerano comunisti.
Chiusa questa parentesi viene da chiedersi: perché? Perché un popolo schiacciato dalla nobiltà e dai
preti è tanto attaccato alla nobiltà e ai preti (nelle varie metamorfosi di
queste classi reazionarie)?.La spiegazione di solito viene vista nella
religione, oppure nell’arretratezza economico-sociale. Credo
che un poeta - Lamartine - ci aiuta a capire meglio. Lamartine diceva che l’Italia era il Paese dei morti.
L'Italia, dalla seonda metà
del 1500, con la controriforma, le dominazioni straniere, e una gravissima
crisi economica, era effettivamente entrata in un torpore simile alla morte. I
nobili si vendevano il Raffaello di famiglia a due soldi per continuare a
vivere tra feste e lussi, del tutto incuranti della cura delle loro proprietà, e
il popolo dimenticava la fame strutturale con le frequenti feste
religiose e profane. Napoleone – giacobino – riuscì a risvegliare – anche se
solo in parte – il Paese, instillando in alcuni – anche cattolici – le idee che portarono al Risorgimento, e più tardi
all’antifascismo e alla lotta partigiana e ai movimenti di sinistra
Ma i morti non amano essere svegliati – la vita è, anche, fatica, mentre il sonno della morte è per definizione riposo. E’
naturale che i morti odino chi viene a turbare il loro sonno e amino invece le pietre
che sigillano il loro sepolcro.
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martedì 1 settembre 2009
Voglio

Ho letto più volte su internet frasi del tipo “se vuoi una cosa, prendila”, pubblicate in genere da ragazzetti. Si tratta di una disposizione in fondo altamente positiva – se gli adulti avessero il coraggio di pensarla sarebbero di nuovo giovani. Il problema sta nelle parole “volere” e “prendere”. Cristo diceva – mi pare sia il Vangelo di Tommaso ma potrebbero essere anche i canonici - “se vuoi veramente che quella montagna si sposti, quella allora si sposterà”. A me non è mai successo, però cose analoghe succedono più spesso di quanto si creda. Cosa vuol dire però volere veramente? Significa volere col cuore e non con la testa. Se dico “voglio voglio voglio” è proprio il momento che non otterrò nulla. Molti pensano che il nostro cuore si è rimpicciolito – perché il problema della modernità è tutto qui – per il troppo influsso della testa. In realtà, il cuore si è rimpicciolito per il troppo influsso dello stomaco – non a caso siamo tutti obesi. Del resto, se abbiamo cuore testa stomaco e non solo cuore o solo testa o solo stomaco, un motivo ci sarà; è la disarmonia tra queste tre parti che genera la grave patologia del moderno – uno stomaco troppo grosso che fa rimpicciolire il cuore e un cuore rimpicciolito che fa gonfiare (non crescere) la testa. Alcuni hanno individuato nello stomaco la causa del male, ma la terapia proposta è la pancia vuota – più elegantemente viene chiamata critica alla modernità. La terapia giusta sarebbe ovviamente aver epiù cuore – chi lo propone viene tacciato di “buonismo”, termine a dire il vero così oscenamente orrendo che a sentirlo mi vergogno anch’io (per chi lo ha inventato).
Per quanto riguarda la parola prendere, il problema è che se uno prende una cosa, in genere la prende a un altro – finché lo fanno pochi, la cosa funziona, ma quando lo fanno tutti o non rimane niente, che è quello che sta succedendo in Italia – la colpa di solito viene data agli extracomunitari, gli unici che non prendono niente a nessuno - oppure le cose passano da Tizio a Caio a Sempronio a Calpurnio per poi tornare ovviamente a Sempronio. Quando però il mondo gira nel senso giusto, le cose non si prendono, si creano – non è una cosa esoterica, si chiama produzione – oppure anche procreazione.
Per quanto riguarda la parola prendere, il problema è che se uno prende una cosa, in genere la prende a un altro – finché lo fanno pochi, la cosa funziona, ma quando lo fanno tutti o non rimane niente, che è quello che sta succedendo in Italia – la colpa di solito viene data agli extracomunitari, gli unici che non prendono niente a nessuno - oppure le cose passano da Tizio a Caio a Sempronio a Calpurnio per poi tornare ovviamente a Sempronio. Quando però il mondo gira nel senso giusto, le cose non si prendono, si creano – non è una cosa esoterica, si chiama produzione – oppure anche procreazione.
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lunedì 6 luglio 2009
bellissimo

Tutti ricorderanno di quand Padoa Schioppa disse che pagare le tasse era bellissimo. E tutti a ridere, specialmente a sinistra. Bellissimo di solito si associa al sublime: un cielo stellato, un tramonto . Ma una delle principali scoperte della modernità è che ci sono cose che sono bellissime senza per questo essere sublimi. Pagare le (giuste) tasse è un’invenzione bellissima: significa che i servizi li paghiamo tutti insieme invece che ciascuno per conto proprio; in questa socialità un credente vedrebbe la scintilla divina. E proprio queste sono le cose bellissime
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venerdì 3 luglio 2009
Modernizzazione
Leggevo sul bel libro “La Speranza Indiana” di Federico Rampini che in India c’è una fortissima resistenza sia dei contadini sia dei poveri degli slums alla modernizzazione, con scontri talora violentissimi. E’ una storia che dovremmo conoscere bene: in Europa la “modernizzazione” ha reso decenti condizioni materiali orribili, ma ha comportato anche la dissoluzione del fitto tessuto sociale che esisteva nei territori “arretrati”. E’ successo al tempo delle enclosures in Inghilterra, ma è successo anche quando i governi di sinistra di Roma hanno distrutto le lerce baraccopoli e spostato gli abitanti nei palazzoni – ancora oggi in molte borgate si serba un grande rancore per quella che è stata vista come nient’altro che una deportazione. Il problema non sta nel fatto che la “modernizzazione” sia stata calata dall’alto, e nemmeno nel fatto che il progresso sia un “falso” progresso, come sosteneva Pasolini: il problema è che si è barattata la socialità con il benessere. E’ un monito che vale anche per chi è sempre vissuto nel benessere: molti dei mali che affliggono l’uomo moderno sono dovuti alla mancanza di una rete sociale, e il fatto di aver scambiato il benessere per la socialità è in fondo l’accusa del papa quando parla di “materialismo” del mondo moderno – anche se ovviamente non sa proporre altro che un “indietro tutta” impraticabile ed utopistico, oltre che reazionario. Forse cento o trent’anni fa la contraddizione tra socialità e benessere era insanabile, ma oggi non più; non solo perché è molto più facile raggiungere il benessere – e proprio il tumultuoso sviluppo dell’India e della Cina lo dimostra – ma anche perché abbiamo inventato modi meno fatalistici delle “magnifiche sorti e progressive” di gestire il cambiamento. Un esempio, limitatamente all’architettura, sta proprio a Roma: Centocelle. Questo quartiere, costruito abusivamente dagli abitanti per lo più immigrati dalla provincia e che risiedevano in massima parte proprio in baraccopoli, è assai gradevole dal punto di vista estetico e molto vivibile: grandi strade, casette basse abbastanza graziose, belle piazze –anche se si tratta di case costruite alla bell’e meglio, assai modeste come qualità edilizia – e soprattutto il tessuto sociale delle baracche non è statio distrutto, ma si è traferito nel nuovo quartiere, in quanto è stato costruito dagli stessi abitanti.. Il fatto è che lo stato è interventuo solamente alla fine sanando l’abuso, e non durante l’edificazione: fornendo materiali, credito, supporto tecnico. Cosa sarebbe Centocelle, o le altre borgate, se invece di costruire Unités d’habitation si fosse garantito agli abitanti bisognosi il credito necessario per la costruzione delle loro casette, materiali di qualità a prezzo agevolato, servizi tecnici (ingengeri, architetti, artigiani) per fare costruzioni di qualità? E in un tessuto del genere, l’Unité d’habitation non sarebbe stata fuori luogo, ma sarebbe sorta da un tessuto, così come l’enorme mole di Santa Sofia ad Istanbul sembra emergere dalla terra. L’esperienza del microcredito indiano dovrebbe averci insegnato molte cose, ma è solo un inizio, rispetto a un metodo del tutto diverso di fare rispetto alla pianificazione centralizzata – perché anche il capitalismo pianifica, anche se non ha una testa che invece è presente nella pianificazione socialitsta.
Del resto, il problema è più attuale che mai – e non in India, ma in casa nostra. Quando sarà passata, speriamo presto, la reazione di panico per l’ondata migratoria dall’est e dal sud del Pianeta che ha investito il nostro Paese, con tutte le sue reazioni che oltre che razziste grette ed egoiste sono anche stupide, potremo finalmente cominciare a parlare dei veri problemi dell’immigrazione, che sono lavoro no, per fortuna, ma prima di tutto case. In Italia ci sono case per circa il doppio degli abitanti esistenti, però sorgono lo stesso delle baraccopoli, nei parchi di Roma, nelle campagne, esattamente come cinquant’anni fa sorgevano le baraccopoli dei contadini che immigravano a Roma e nelle città industriali. Si potrebbe esperimentare il modello di Centocelle, che non siamo stati abbastanza intelligenti da sperimentare anni fa.
Del resto, il problema è più attuale che mai – e non in India, ma in casa nostra. Quando sarà passata, speriamo presto, la reazione di panico per l’ondata migratoria dall’est e dal sud del Pianeta che ha investito il nostro Paese, con tutte le sue reazioni che oltre che razziste grette ed egoiste sono anche stupide, potremo finalmente cominciare a parlare dei veri problemi dell’immigrazione, che sono lavoro no, per fortuna, ma prima di tutto case. In Italia ci sono case per circa il doppio degli abitanti esistenti, però sorgono lo stesso delle baraccopoli, nei parchi di Roma, nelle campagne, esattamente come cinquant’anni fa sorgevano le baraccopoli dei contadini che immigravano a Roma e nelle città industriali. Si potrebbe esperimentare il modello di Centocelle, che non siamo stati abbastanza intelligenti da sperimentare anni fa.
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lunedì 25 agosto 2008
americanizzazione

Molti commentatori – per lo meno sui giornali che leggo io – si sono accorti che 1) la crisi rischia di favorire le destre e non le sinistre – bastava ricordare che la crisi del ’29, se in America ha prodotto Roosvelt, in Germania ha prodotto Hitler 2) l’immane trasferimento di risorse dagli strati pù poveri a quelli pià ricchi rafforza la base di consenso della destra – a parte che il fatto che si parli di Robin Hood, vista la natura abbastanza gattelavolpesca di molti esponenti di destra, doveva far sospettare, bastava accorgersi di come le misure che l’attuale governo ha varato finora sono tutte a misura non di imprenditore – gli imprenditori non sembrano poi così entusiasti dell’attuale governo a parte certi edili romani – ma di bottegaio, e che i bottegai sono entusiasti; 3) le misure anche economiche varate mirano a colpire gli avversari politici, per esempio i molti che lavorano nel pubblico impiego, non curandosi del fatto che spesso sono misure nocive all’economia e talora al’interesse nazionale dell’Italia.
Questo disegno era del tutto evidente già nel primo mandato Tremonti (credo che sia una creature soprattutto tremontiana). Non sarebbe possibile se non si fosse imposto nell’opinione pubblica del nord e nei giovani al di sotto dei trent’anni l’idea che il modello vincente sono gli Stati Uniti – il fatto che gli Stati Uniti forse si accingono a ripensare questo modello non conta: competizione, darwinismo sociale, individualismo, forti disuguaglianze sociali, riduzione al minimo della spesa pubblica. Se si parla con i più giovani è evidente: sono già americani. Soprattutto, l’idea del rifiuto del lavoro – l’idea di fondo del ’68, quella che portò allo scontro con la “vecchia” sinistra – non è nemmeno concepita – di qui il discorso sui “fannulloni”.
Del resto l’America è nel profondo un Paese contadino, come l’Italia – basta pensare a Nonna Papera oppure al film “pomodori verdi fritti alla stazione del treno” – ed è l’individualismo contadino che fonda l’ideologia americana che gli italiani vogliono abbracciare. Mondo contadino di piccoli proprietari, ovviamente, perché i contadini feudali che però coltivavano anche terre comuni dell’Europa del nord hanno prodotto, con il passaggio alla modernità, un esito ben diverso.
Bisognerebbe però ricordare ai nostri connazionali che l’individualismo americano non può essere separato dalla democrazia americana – altrimenti la ricchezza, che è quello che interessa ai nostri assai materialisti connazionali, non si può produrre. Certo, c’è il modello cinese, ma per ora funziona con salari enormemente più bassi di quelli dei Paesi occidentali – e funziona anche piuttosto male, perché la produttività del lavoro è assai bassa, cosa di cui i cinesi sono perfettamente consapevoli, noi no.
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