venerdì 3 luglio 2009

Modernizzazione


Leggevo sul bel libro “La Speranza Indiana” di Federico Rampini che in India c’è una fortissima resistenza sia dei contadini sia dei poveri degli slums alla modernizzazione, con scontri talora violentissimi. E’ una storia che dovremmo conoscere bene: in Europa la “modernizzazione” ha reso decenti condizioni materiali orribili, ma ha comportato anche la dissoluzione del fitto tessuto sociale che esisteva nei territori “arretrati”. E’ successo al tempo delle enclosures in Inghilterra, ma è successo anche quando i governi di sinistra di Roma hanno distrutto le lerce baraccopoli e spostato gli abitanti nei palazzoni – ancora oggi in molte borgate si serba un grande rancore per quella che è stata vista come nient’altro che una deportazione. Il problema non sta nel fatto che la “modernizzazione” sia stata calata dall’alto, e nemmeno nel fatto che il progresso sia un “falso” progresso, come sosteneva Pasolini: il problema è che si è barattata la socialità con il benessere. E’ un monito che vale anche per chi è sempre vissuto nel benessere: molti dei mali che affliggono l’uomo moderno sono dovuti alla mancanza di una rete sociale, e il fatto di aver scambiato il benessere per la socialità è in fondo l’accusa del papa quando parla di “materialismo” del mondo moderno – anche se ovviamente non sa proporre altro che un “indietro tutta” impraticabile ed utopistico, oltre che reazionario. Forse cento o trent’anni fa la contraddizione tra socialità e benessere era insanabile, ma oggi non più; non solo perché è molto più facile raggiungere il benessere – e proprio il tumultuoso sviluppo dell’India e della Cina lo dimostra – ma anche perché abbiamo inventato modi meno fatalistici delle “magnifiche sorti e progressive” di gestire il cambiamento. Un esempio, limitatamente all’architettura, sta proprio a Roma: Centocelle. Questo quartiere, costruito abusivamente dagli abitanti per lo più immigrati dalla provincia e che risiedevano in massima parte proprio in baraccopoli, è assai gradevole dal punto di vista estetico e molto vivibile: grandi strade, casette basse abbastanza graziose, belle piazze –anche se si tratta di case costruite alla bell’e meglio, assai modeste come qualità edilizia – e soprattutto il tessuto sociale delle baracche non è statio distrutto, ma si è traferito nel nuovo quartiere, in quanto è stato costruito dagli stessi abitanti.. Il fatto è che lo stato è interventuo solamente alla fine sanando l’abuso, e non durante l’edificazione: fornendo materiali, credito, supporto tecnico. Cosa sarebbe Centocelle, o le altre borgate, se invece di costruire Unités d’habitation si fosse garantito agli abitanti bisognosi il credito necessario per la costruzione delle loro casette, materiali di qualità a prezzo agevolato, servizi tecnici (ingengeri, architetti, artigiani) per fare costruzioni di qualità? E in un tessuto del genere, l’Unité d’habitation non sarebbe stata fuori luogo, ma sarebbe sorta da un tessuto, così come l’enorme mole di Santa Sofia ad Istanbul sembra emergere dalla terra. L’esperienza del microcredito indiano dovrebbe averci insegnato molte cose, ma è solo un inizio, rispetto a un metodo del tutto diverso di fare rispetto alla pianificazione centralizzata – perché anche il capitalismo pianifica, anche se non ha una testa che invece è presente nella pianificazione socialitsta.
Del resto, il problema è più attuale che mai – e non in India, ma in casa nostra. Quando sarà passata, speriamo presto, la reazione di panico per l’ondata migratoria dall’est e dal sud del Pianeta che ha investito il nostro Paese, con tutte le sue reazioni che oltre che razziste grette ed egoiste sono anche stupide, potremo finalmente cominciare a parlare dei veri problemi dell’immigrazione, che sono lavoro no, per fortuna, ma prima di tutto case. In Italia ci sono case per circa il doppio degli abitanti esistenti, però sorgono lo stesso delle baraccopoli, nei parchi di Roma, nelle campagne, esattamente come cinquant’anni fa sorgevano le baraccopoli dei contadini che immigravano a Roma e nelle città industriali. Si potrebbe esperimentare il modello di Centocelle, che non siamo stati abbastanza intelligenti da sperimentare anni fa.

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