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martedì 31 marzo 2020

Psichology

Today we are all obssessed with our mind. But it seems strange to me that psichology as a science and a philosophy us very recent stuff - actyallu it dates to the end of 19th century. Today we rthink to the discovery of unconscious by Freud. but the attempts to understand the mind scientifically  (and Freud believed to be a scientist,  not a philosopher) all begun in the late 19th century, probably as a aconsequence of the creation of large mental hospitals. But also in philosophy the study of the mind is very recent: Nietsche thought that nobody before him had addressed the problem of the psyche and in fact the ancient philosophy and religion did not address the mind, but the soul.

lunedì 12 novembre 2018

Fagiolini

Massimo Fagioli si atteggiava a grande innovatore, ma non aveva fatto altro che prendere il concetto di istinto di morte del vecchio Freud e banalizzarlo. E banalizzando un concetto difficile lo ha reso comprensibile anche ai poveretti, guadagnandosi un successo di massa. A me personalmente piace di più il profondissimo Freud di Al di là del Principio del Piacere, vecchio e ormai ampiamente disilluso sul potere salvifico della psicanalisi, però un buon volgarizzatore forse merita il suo posto in paradiso. E siccome non esiste una psicanalisi giusta per tutti, ma una psicanalisi giusta per ciascuno, forse qualcuno se ne è giovato qanche.

domenica 1 ottobre 2017

Desiderio, Edipo, scarpe strette

Per i lacaniani e in misura minore i freudiani il desiderio deriva dalla repressione edipica, in quanto il desiderio deriva sempre da una mancanza (quindi originariamente dalla mancanza della madre). Questa teoria è stata ferocemente critica da Deleuze e Guattari nella celebre opera l'anti-edipo. In effetti, formulata così, significa più o meno che se ti metti le scarpe più strette della tua misura poi quando te le togli godi. Guattari ha quindi tutte le ragioni, però il processo edipico ha un'altra valenza molto più profonda del deisderio, ovvero è il primo momento in cui l'infante riconosce che esiste una realtà al di là di sé stesso. In mancanza di di repressione edipica si cade in un profondo narcisisimo, che viene rilevato da molti psicanalisti lacaniani (per esempio Recalcati), e che direi è uno dei segni dei tempi attuali.

sabato 10 gennaio 2015

Corano

In un recente post sottolineavo come Voltaire Rousseau Marx e Freud tutti pensassero che l'uomo in fondo non è così cattivo. Lo pensava, ne sono sicuro (essendo uno dei pochi, temo, che hanno letto il corano) anche Maometto. L'impero arabo era un impero di tolleranza e pluralismo - cosa che i regni cristiani non possono nemmeno sognarsi di vantare. Forse se la smettessimo di calpestare il mondo arabo con l'occupazione delle loro terre (Iraq), con il sostegno a politiche bestiali in Palestina, e col disprezzo delel culture diverse dalle nostre (spesso con la scusa del femminismo, in un occidente che qualche forma di parità l'ha conquistata appena ieri), ci sarebbe un po' meno di revanscismo e quel mondo tornerebbe alle radici di tolleranza e di giustizia di quel libro. Libro che inizia con le parole "ecco, io inizio, nel nome di Dio, grande in potenza, abbondante in misericordia".
Purtroppo le mie prediche servono a ben poco. Le guerre ahimè, fanno uscire dalle crisi.

venerdì 2 gennaio 2015

Singe malfaisant

Nella foto di un recente post un reazionario francese - in Francia ci sono moltissimi reazionari, come è ovvio, essendo il Paese della rivoluzione francese - accomunava Voltaire, Rousseau, Marx e Freud. Mi chiedevo cosa accomunasse, agli occhi di questo autore, questi quattro nomi, e l'unica risposta possibile è che tutti e quattro pensano che l'uomo è buono, o, più precisamente, che il fatto che sia peccatore non è una ragione sufficiente per mandarlo all'inferno. Riprendono la lezione dell'umanesimo, che era stato schiacciato, a metà del XVI secolo, dal trionfo dell'assolutismo, trionfo di cui aveva fatto le spese tra gli altri e per esempio Galileo.

Swift, o Walter Siti, pensano che l'uomo sia un singe malfaisant, ma anche loro credono che sia possibile una redenzione. Sono di destra, ma pur sempre illuministi.

domenica 1 febbraio 2009

Energia

Ho scritto più volte, recentemente, che spirito, libido ed “energia” sono probabilmente la stessa cosa. Ma di cosa si tratta, in termini grettamente materialistici? Di un un fluido che permea il corpo e l’unverso? La sapienza vedica dice che c’è un flusso di energia che va dal perineo alla testa e che ha il suo centro nel plesso solare. E’ qualcosa di perfettamente percepibile, basta farci attenzione, e credo che si tratta non di qualche misterioso “calore” che passa per il corpo, ma di una serie di tensioni muscolari che noi percepiamo continuamente, in parte consciamente, in massima parte inconsciamente, attraverso la propriocezione – il risveglio di cui parlano tante religioni consisterebbe allora nell’essere coscienti di questa propriocezione. La magia dal conto suo riconosce che esistono luoghi molto energetici e altri meno – e anche questo è perfettamente percepibile. Anche in questo caso credo si tratti del fatto che percepiamo una relazione particolarmente forte fra noi e il luogo e delle parti del luogo fra di esse.
In sintesi, credo che l’”energia” non sia una “cosa”, ma sia una relazione tra le cose – così come l’energia fisica non è una “cosa” ma una grandezza che descrive alcune proprietà dello spazio.

Freud e Jung


Freud - oggi abusivamente sequestrato dai filosofi - era un positivista e applicava rigorosamente il metodo scientifico – aveva iniziato i suoi studi sezionando cervelli di lamprede, e chiamava metapsicologia, sul modello di metafisica, quello che non poteva appoggiarsi a casi clinici sperimentali. Solo, non era riduzionista, non perché non gli sarebbe piaciuto – aveva iniziato sezionando i cervelli del vertebrato più primitivo che esista – ma perché si era reso conto che occorrevano “grandezze” nuove per spiegare scientificamente la psiche, un po’ come i fisici degli inizi dovettero introdurre una gran quantità di grandezze apparentemente immateriali come energia, quantità di moto, forza, ecc.
Chi legga l'inizio dell’Interpretazione dei Sogni, dove si riportano gli studi precedenti, si accorge che c’è ben poco rispetto alle moltissime pagine che seguono. Freud, come ogni scienziato scrupoloso aveva cercato, aveva prima fatto una ricerca bibiliografica, ma non aveva trovato fondamentalmente niente.
Jung, che spesso viene contrapposto a Freud, si accorse che la bibliografia già c’era, era amplissima, ma andava cercata nell’astrologia, nell’alchimia, nella cabbala, nei veda, nel buddhismo, nel cristianesimo, in una parola, nella sapienza. E questa sapienza – anzi, queste sapienze – avevano trovato molti dei risultati scoperti da Freud – per esempio, come già ho altre volte, libido, energie psichiche e spirito sono probabilmente la stessa cosa. E la teoria dell’inconscio collettivo deriva proprio dal fatto che le sapienza danno per scontato che lo spirito - l’atem - permea l’universo – in termini freudiani si potrebbe dire che la libido permea l’universo, e che quindi l’inconscio non può essere studiato limitandosi agli individui.

Scienza e religione


Ogni persona sensata sa che c’è una divisione dei campi tra scienza e religione – la scienza si occupa della materia, la religione dello spirito. Lo scenziato che valica il limite diventa una scientista, cioè uno che fa della scienza una religione, il che è un tradimento dello spirito scettico e materialista della scienza; il religioso che valica il limite, mischia le cose dello spirito con le cose della materia, che è il contrario di qualsiasi religione. Tutti e due sono poi destinati al fallimento, perché i loro strumenti sono stati sviluppati per occuparsi dei campi rispettivi, e non per quelli dell’altro.

Ci si dimentica però spesso che questa suddivisione dei compiti non nasce da motivazioni inerenti al metodo scientifico e al metodo religioso, ma dal fatto che, quando la scienza nacque, nel XVII secolo, chi avesse travalicato i confini sarebbe finito sul rogo, come accadde a Giordano Bruno – a dire il vero i preti avrebbero preferito che la scienza non nascesse proprio, ma fecero di necessità virtù anche in vista dei vantaggi pratici che la scienza prometteva. Più tardi, durante l’illuminismo e nel XIX secolo, quando il potere della religione andò notevolmente indebolendosi, gli scienziati e i laici fecero un’operazione che - pensavano - avrebbe fatto recuperare loro le posizioni che la religione aveva mantenuto così salde nel XVII secolo: negarono l’esistenza dello spirito. E ancora a questo punto siamo – ateismo o agnosticismo, parole di per sé quanto mai vaghe, per un moderno significano grosso modo che non esiste lo spirito.

Per quanto riguarda me, da giovane non mi sono mai posto il problema, fedele alla massima di Wittgestein che di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere; verso i trent’anni, però, un po’ pià esperto delle cose della vita e degli uomini, mi sono accorto che – se l’anima immortale dubito fortemente che esista, e spero di non essere smentito quando sarà il momento – lo spirito esiste eccome, ed è qualcosa che si percepisce; tra l’altro, corrisponde probabilmente con quello che Freud chiama libido. Ora, non ci sono motivi per cui lo spirito non debba essere indagato con metodo scientifico, purché si riconosca che esiste e che è un oggetto di ricerca a sé, e non si tentino scorciatoie riduzionistiche – al riduzionismo si arriva, non si parte dal riduzionismo, la meccanica statistica, che riduce la termodinamica a meccanica newtoniana, è stata inventata dopo la termodinamica, la più fenomenologica delle parti della fisica. Anzi, da quel che ho capito, la mistica e la sapienza sono uno studio dello spirito che adotta un criterio assai simile a quello scientifico. Se ne stanno accorgendo i neurologi, che scoprono ogni giorno corrispondenze tra le loro scoperte e la sapienza orientale.

martedì 19 agosto 2008

Psicanalisi

Sembra che non funzioni, e invece la psicanalisi funziona benissimo: ma, essendo una terapia iperrazionale, richiede molta razionalità da parte del paziente. John Nash, il matematico protagonista del famoso film, riuscì a uscire addirittura da una schizofrenia – male di solito ritenuto incurabile - sono certo attraverso un difficile processo di autoanalisi.
Certo, i casi di terapia che non funziona non si contano – lo stesso Freud si fece venire dei dubbi. Quando si parla di analisi vengono in mente i newyorkesi di Woody Allen, perennemente in terapia senza mai riuscire a fare un passo avanti.
La psicanalisi di solito non funziona perché non basta capire in che modo funziona l’inconscio e in che modo emerga la nevrosi o la psicosi, ma sulla produzione dell’inconscio bisogna lavorare –non basta sapere come funziona il motore a scoppio per guidare la macchina. Ricordo un caso clinico di Jung, un giovane colto che aveva elaborato una perfetta spiegazione in termini di complesso di Edipo della sua nevrosi. Jung si informò, e scoprì che il giovane non lavorava e viveva con la pensione della nonna poverissima; il giovane non soffriva per un complesso di Edipo irrisolto, ma perché non era abbastanza cinico per non provare un senso di colpa nei confronti della nonna. Meraviglioso buon senso di Jung. Episodio antifreudiano certo, ma che in fondo ci dice che non basta conoscere l’anatomia dell’inconscio, bisogna operare questi organi dell’inconscio, e si tratta di un lavoro che richiede tutta l’immaginazaione di uno Jung – certo, è molto più facile andare avanti a pasticchette che danno una cura sintomatica, ma almeno facilmente ripetibile.
La maggior parte delle nevrosi e delle psicosi hanno a che fare con una perdita del senso della realtà, e la psicanalisi fa proprio questo, aiuta a distinguere nel magma dell’inconscio il vero dal falso, e si tratta di un lavoro molto vicino a quello di uno scenziato che nel magma dei fenomeni trova il senso delle leggi di natura. Purtroppo, nel riportare il paziente alla realtà molti cercano di riportare il paziente alla realtà del terapeuta – gli psicologi sono spesso sottilmente fascisti –, e non alla realtà del paziente. Ognuno ha una sua realtà altrettanto oggettiva di quella universale della scienza, e il bello è che molto spesso questa nostra realtà è sconosciuta prima di tutto a noi.

sabato 19 luglio 2008

spirito

Quello che Don Juan chiama energia, il cristianesimo spirito e Freud libido, sono la stessa cosa. Un grave errore dell'illuminismo è stato di non considerare la presenza dello spirito, che è qualcosa di percepibile. E questo ha aperto il ritorno a forme di fideismo che con lo spirito poco hanno a che fare e molto con la sopraffazione.

lunedì 24 marzo 2008

razionalità

Quando è iniziata l'avventura della scienza moderna ci si è subito accorti che la logica fisico-matematica dei fenomeni non era affatto intuitiva. Non è affatto intuitivo che una palla di legno e una palla di piombo cadano con la stessa velocità. Pian piano la logica fisico-matematica è diventata sempre più astratta, quasi incomprensibile, fino alle conquiste della relatività e della meccanica quantistica. Erano belli i tempi in cui la ragione era un fenomeno naturale e immediato, oggi serve un lungo studio per impadronirsi di questa logica. Dall'altra parte ci si sta accorgendo che la psicologia umana non è razionale neanche nel senso classico; pare che gli economisti la chiamino "irrazionalità prevedibile". In realtà la psicologia segue una sua logica ferrea, fatta di contrappassi e ambivalenze; quando ci si avvicina alle varie sapienze, si viene colpiti dalla esattezza logica di questi saperi; che si tratti in fondo nient'altro che della profonda comprensione della logica, del tutto diversa da quella "razionale" della psiche umana? Dio è inconscio; il grande tentativo di Freud (e di Jung) è stato quello di esprimere questa logica nel linguaggio della logica razionalistica.
E siccome il mondo è ormai dominato da quella che molti amano definire "tecnica", e che in realtà è la logica fisico-matematica, spesso la logica della psiche (le ragioni del cuore che la ragione non conosce) e la logica del mondo (in particolare dell'economia), vengono in conflitto. Non credo che se ne esca fuggendo dalla logica matematica, ma semmai rafforzando questo dualismo.