lunedì 20 agosto 2012

Diciotto brumaio

Quando Marx passa dalla formulazione teorica e generale della teoria della storia (nel Manifesto) alla storia di un caso specifico (nel Diciotto brumaio), la sua analisi può sembrare non "marxista" (nel commento della mia edizione del "diciotto brumaio" il critico sostiene che nel diciotto brumaio Marx avrebbe distrutto la sua stessa filosofia della storia e avrebbe aperto una fase del tutto nuova della sua ricerca): invece delle due classi canoniche, una miriade di classi (contadini, Lumpen, piccola borghesia, proprietari terrieri e borghesia industriale); invece della struttura che deriva dalla struttura, lo stato che si fa forza indipendente dalle classi; invece del determinismo, gli uomini che fanno la loro storia anche se a partire da quello che trovano già fatto. Ma quello che accade  è lo stesso fenomeno di quando si legge un libro di meccanica razionale, nel primo capitolo si espongono in generale le tre leggi della meccanica, dal secondo si cominciano a esaminare problemi concreti introducendo concetti necessari per passare dall'astratto al concreto (attrito, inerzia, ecc.). la dialettica del resto è sostanzialmente il passaggio continuo dall'astratto al concreto, e la scienza, che deriva dalla sintesi fatta da Galileo dell'empirismo di Aristotele e delle idee (che hanno forma matematica) di  Platone, si porta appresso, da Platone, la dialettica, anche se in forma poco evidente.

Marx scienziato

Marx fece studi filosofici, e viene classificato dalla maggior parte dei suoi lettori nella categoria "filosofi". Leggiamo cosa dice Engels nella prefazione alla terza edizione del diciotto brumaio di Luigi Napoleone: "Fu proprio Marx ad aver scoperto per primo la grande legge dell'evoluzione storica, la legge secondo la quale tutte le lotte della storia, si svolgano sul terreno politico, religioso, filosofico, o su un altro terreno ideologico, in realtà non sono altro che l'espressione più o meno chiara di lotte fra classi sociali; secondo la quale l'esistenza, e quindi anche le collisioni, di queste classi sono a loro volta condizionate dal grado di sviluppo della loro situazione economica, dal modo della loro produzione e dal modo di scambio che ne deriva. Questa legge, che ha per la storia la stessa importanza che per le scienze naturali la legge della trasformazione dell'energia, gli fornì anche la chiave per comprendere la storia della seconda repubblica francese". Engels - e non certo per inclinazione positivista e scientista - descrive un Marx scienziato, che da giovane scoprì le leggi scientifiche della storia, da vecchio - dopo aver passato anni a studiare l'economia classica che evidentemente non gli era stata insegnata all'università - le leggi del ciclo economico. Leggi della storia e leggi del ciclo economico sono oggi saldamente incorporate nell'edificio della scienza "ufficiale", anche non marxista o antimarxista, anche se di solito senza riconoscere il debito verso l'odiato scopritore.  Se posso esagerare, Marx in fondo non è per niente hegeliano: da Hegel prende però uno strumento fondamentale, la dialettica, perché solo la dialettica permette di rappresentare compiutamente il mutamento e la trasformazione. E le scoperte scientifiche di Marx derivano completamente dall'aver considerato il lato - sarebbe meglio dire il fondamento - dinamico della società e dell'economia.
Ai bordighisti che impazzano nel web, i cui numerosissimi scritti compaiono primi in tutte le ricerca su google, che si sono autoeletti custodi dell'"ortodossia", una sola cosa manca di Marx (ed Engels e Lenin): il movimento (e conseguentemente la capacitò di pensare in modo dialettico).

sabato 18 agosto 2012

Yes-No



A joke, and I don't know if Raetz cites the cover of Hofstadter's Gödel Escher Bach (that was perhaps better devised).



Anyway, a funny joke.