Quando Marx passa dalla formulazione teorica e generale della teoria della storia (nel Manifesto) alla storia di un caso specifico (nel Diciotto brumaio), la sua analisi può sembrare non "marxista" (nel commento della mia edizione del "diciotto brumaio" il critico sostiene che nel diciotto brumaio Marx avrebbe distrutto la sua stessa filosofia della storia e avrebbe aperto una fase del tutto nuova della sua ricerca): invece delle due classi canoniche, una miriade di classi (contadini, Lumpen, piccola borghesia, proprietari terrieri e borghesia industriale); invece della struttura che deriva dalla struttura, lo stato che si fa forza indipendente dalle classi; invece del determinismo, gli uomini che fanno la loro storia anche se a partire da quello che trovano già fatto. Ma quello che accade è lo stesso fenomeno di quando si legge un libro di meccanica razionale, nel primo capitolo si espongono in generale le tre leggi della meccanica, dal secondo si cominciano a esaminare problemi concreti introducendo concetti necessari per passare dall'astratto al concreto (attrito, inerzia, ecc.). la dialettica del resto è sostanzialmente il passaggio continuo dall'astratto al concreto, e la scienza, che deriva dalla sintesi fatta da Galileo dell'empirismo di Aristotele e delle idee (che hanno forma matematica) di Platone, si porta appresso, da Platone, la dialettica, anche se in forma poco evidente.
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