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mercoledì 8 luglio 2020

Nè di destra né di sinistra

La lotta alla corruzione è di sinistra. Se dici che non sei né di destra né di sinistra posso capire la tattica, ma vuol dire che in fondo non ti interessa la corruzione ma ti accontenti del decoro e della pura f orma giuridica (= legalità). Non a caso l'unico politico che hanno buttato già era Marina, praticamente l'unico onosto come poi è stato confermato dai procedimenti giudiziari, mentre non hanno esitato a allearsi con la lega che tanto cristallina non è. Si sono staccati è vero, ma per colpa del llega, non loro.

mercoledì 15 febbraio 2012

Tangentopoli


Nel ventennale di Tangentopoli il commento più ricorrente è che Mani Pulite non è servita a niente e che oggi ci sia più corruzione di prima. Mah. Perché questa lettura sia così diffusa bisogna che 1) la gente non si ricordi com’era prima 2) che si interpreti la corruzione come un problema morale e non, almeno nelle dimensioni che ha in Italia, come un problema sociale
Cosa succedeva prima? Non solo chi voleva vincere un appalto ma anche solamente aprire un’attività economica doveva pagare una tangente non a un politico, ma a tutt i partitii. Le tangenti andavano secondo una percentuale prestabilita tot alla DC, tot al PSI, tot al PRI, tot al PLI, tot al PSDI e infine, in misura minore, al PCI. Questo denaro veniva impiegato in piccola parte per l’arricchimento personale dei politici, in massima parte veniva impiegato per il cosiddetto voto di scambio. PSI e DC, almeno dopo la fine degli anni ’70, erano i partiti maggioritari non certo perché fossero un baluardo contro il comunismo, ma perché spargevano elargizioni a pioggia sulla popolazioni. Molti in quegli anni andarono in pensione con meno di venti anni di contribuzione a stipendio pieno. Il risultato di questa che potremmo definire corruzione istituzionalizzata di massa, fu l’accumularsi del mostruoso debito pubblico che ancora abbiamo sulle spalle. Questo sistema richiedeva un sistema elettorale proporzionale. Il passaggio al sistema dell’oligarchia corruttrice che vige attualmente si è avuto non tanto con la dissoluzione dei partiti della prima Repubblica, quanto con il passaggio a sistemi maggioritari, in particolare con l’aberrante Porcellum, che, a parte le liste bloccare, unisce, caso unico al mondo, sbarramento elettorale e premio di maggioranza (il sistema tedesco, tanto per ricordare, ha solo lo sbarramento di maggioranza ma non il premio di maggioranza, mentre i sistemi inglese, francese e americano sono a collegio uninominale, non a premio di maggioranza). Sotto il regime elettorale del Porcellum i cittadini fondamentalmente non hanno nessuna possibilità di controllo sulla scelta del personale politico, in quanto le preferenze non contano più nulla, e in quanto anche piccolissime formazioni possono essere determinanti per raggiungere quelle percentuali di voti che danno diritto al premio di maggioranza. Se prima un politico doveva disporre di una solida base elettorale, oggi per essere eletto basta il gradimento del capopartito o di un capocorrente. Il sistema fu introdotto proprio per evitare il voto di scambio, ma il risultato è stato che i politici, ormai sciolti dal controllo popolare, responsabili solo verso il leader, possono liberamente dedicarsi all’arricchimento personale, ottenuto solitamente elargendo sovvenzioni pubbliche in cambio di prebende spesso non monetarie ma sotto forma di regali (case ecc). Il sommo economista Tremonti ha fatto tagli spaventosi alla spesa per la cultura, per la scuola, per l’Università, addirittura per la polizia, ha imposto una quantità inaudita di tasse (indirette, che pesano soprattutto sui poveri), ma non è riuscito a ridurre il deficit pubblico che anzi è aumentato considerevolmente (e sempre supponendo che le cifre ufficiali siano vere, cosa su cui ho fortissimi dubbi), deficit crescente che è alla base del famoso aumento dello spread e del rischio di default che abbiamo corso pochi mesi fa. L’aumento del deficit non si spiega né con l’abolizione dell’ICI né con l’evasione fiscale, in massima parte deriva dall’aumento di consulenze, appalti ecc.
E i giudici? Come si vede, la corruzione è più un problema di legge elettorale che di legge penale. Ma comunque Tangentopoli è stata checché se ne dica un punto di rottura. Prima del 1992 era impensabile che un politico, un ricco o un potente venissero condannati; i processi contro i politic e i potenti finivano nel “porto delle nebbie” e pian piano venivano “insabbiati”. Nessuno ricorda più il “porto delle nebbie”, cioè il tribunale di Roma, ma prima del 1992 un processo ad Andreotti sarebbe stato impensabile, come impensabile sarebbe stata una condanna (per ora solo in primo grado) dei responsabili dell’eternit. Si è passati da una giustizia che colpiva solo i deboli a una giustizia almeno in linea di principio uguale per tutti. Certo, le condanne di potenti sono ancora rare, ma il principio è stato affermato.
Ho fatto una schematica analisi socaile, politica, economica. Non ho parlato del ruolo dell’economia privata e di altre complicazioni come la politica monetaria, ma il quadro dovrebbe essere chiaro. Finché continueremo a veder il problema della corruzione come un problema morale non ne usciremo. Finché continueremo a parlare di legalità invece che di diritto non ne usciremo. Le leggi non derivano da principi morali, che rientrano nell’ambito della religione, ma servono a garantire la convivenza pacifica tra i cittadini. Almeno quando sono leggi giuste.

martedì 19 gennaio 2010

Gleichgewicht

Berlusconi hat vielleichte seine Genialität; generell verkauft man sich an einem einzelnem Kaufer, der Premier hat sich verkauft an allen - Mafia, Freimauerei, Geheimdienst, Faschisten - so dass alle diese Kräfte in Gleichgewicht sich einander halten und er kann seine Freiheit - und Interesse - vefolgen. Diese Denke hatte ich wenn ich die schöne Gechichte der Berlusconis Abenteuer von Travaglio in Theater gehört habe.

sabato 12 aprile 2008

politica economica

Tutti parlano di crisi della politica. Alcuni l'attribuiscono al crollo delle ideologie, altri alla fine dell'unione sovietica, altri alla televisione, altri al fatto che non c'è più un interesse generale ma solo una polvere di interessi particolari. In realtà, il problema è più semplicemente che le decisioni economiche sono state separate dalle decisioni politiche. In Europa, la politica economica la fa la BCE, negli USA la federal reserve, e alla politica resta ben poco spazio. Questo non significa che sia finito l'intervento dello stato in economia, che anzi è più forte che mai (i bassi tassi di interesse USA da parte della federal reserve significano sostanzialmente che i debiti vengono pagati dallo stato), ma la fine della politica economica, e quindi, in pratica, della fine della politica tout court. Tuttavia temo che la politica presto rinascerà : 1) la sfera dell'economia oggi va molto al di là del suo ambito tradizionale; i problemi ambientali non sono problemi in primis squisitamente economici? Solo la politica, non certo il mercato, possono interessarsi di questi ambiti negletti 2) storicamente l'intervento dello stato in economia è consistito nel creare imprese di stato o comunque imprese pubbliche, sia nelle socialdemocrazie, sia nel socialismo reale; oggi che siamo nell'epoca dell'economia finanziaria, sembra che nessuno abbia pensato a un capitale pubblico da contrapporre al capitale privato.
Per il momento, perdiamo tempo parlando di problemi di polizia e di decoro urbano (cacciamo via gli immigrati, ci vuole certezza delle pene...) in fondo è sintomo di nostaglia di una politica forte. L'Italia del resto ha dato vita a molti decisionisti, per cui non è importante cosa si decide, purché si decida.