Questo articolo di nature è molto equilibrato; in sintesi dice che la Simard propone che una foresta è un insieme sostanzialmente cooperante e ci sono alcuni forestali che sostengono che non ha abbastanza prove (le prove non sono mai abbastanza quindi questa critica funziona sempre): Quelli che criticano la Simard non lo fanno ovviamente per la qualità della sua scienza, ma perché sfida il paradigma darwiniano che è sacro - un po' come il fisico Mach che non credeva agli atomi perché sfidavano le sue idee positviste. La differenza è che forse questa volta vince la Simard mentre Boltzmann, che aveva sostanzalmente dimostrato l'esistenza degli atomi e fondato la meccanica statistica si dovette suicidare
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martedì 2 aprile 2024
domenica 29 marzo 2015
Disintegration of the community?
Ricklefs' idea that you cannot predict geographical patterns of diversity from local diversity is true, but to my knowledge nobody claims such a thing. What is RIcklefs actually stating (but he dares not to do explicitly) is that species do not interact (the old Gleasonian idea). ritihs people obviously interact as little as possiblewith each other, but this is the exception, not the rule among the peoples of the world. In warm countries social interactions are tight, frequent and warm (although British of course believe this to be a sign of inferiority). And social prejudices strongly bias the interpretation of nature. Although dispersal at all scales (from the local dispersal to long range colinozation) plays a very important role, species obviously interact, as shown by both theory, practice and experiment. And, terribly, you cannot predict interactions from natural selections, since interactions are the cause and selection is the effect: this is stated very clearly in the famous chapeter of The Origin of Species where is said that competition is a conseuqnece not of abiotic factors, but of the coexistence of organism, from individuals to species.
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lunedì 25 agosto 2008
americanizzazione

Molti commentatori – per lo meno sui giornali che leggo io – si sono accorti che 1) la crisi rischia di favorire le destre e non le sinistre – bastava ricordare che la crisi del ’29, se in America ha prodotto Roosvelt, in Germania ha prodotto Hitler 2) l’immane trasferimento di risorse dagli strati pù poveri a quelli pià ricchi rafforza la base di consenso della destra – a parte che il fatto che si parli di Robin Hood, vista la natura abbastanza gattelavolpesca di molti esponenti di destra, doveva far sospettare, bastava accorgersi di come le misure che l’attuale governo ha varato finora sono tutte a misura non di imprenditore – gli imprenditori non sembrano poi così entusiasti dell’attuale governo a parte certi edili romani – ma di bottegaio, e che i bottegai sono entusiasti; 3) le misure anche economiche varate mirano a colpire gli avversari politici, per esempio i molti che lavorano nel pubblico impiego, non curandosi del fatto che spesso sono misure nocive all’economia e talora al’interesse nazionale dell’Italia.
Questo disegno era del tutto evidente già nel primo mandato Tremonti (credo che sia una creature soprattutto tremontiana). Non sarebbe possibile se non si fosse imposto nell’opinione pubblica del nord e nei giovani al di sotto dei trent’anni l’idea che il modello vincente sono gli Stati Uniti – il fatto che gli Stati Uniti forse si accingono a ripensare questo modello non conta: competizione, darwinismo sociale, individualismo, forti disuguaglianze sociali, riduzione al minimo della spesa pubblica. Se si parla con i più giovani è evidente: sono già americani. Soprattutto, l’idea del rifiuto del lavoro – l’idea di fondo del ’68, quella che portò allo scontro con la “vecchia” sinistra – non è nemmeno concepita – di qui il discorso sui “fannulloni”.
Del resto l’America è nel profondo un Paese contadino, come l’Italia – basta pensare a Nonna Papera oppure al film “pomodori verdi fritti alla stazione del treno” – ed è l’individualismo contadino che fonda l’ideologia americana che gli italiani vogliono abbracciare. Mondo contadino di piccoli proprietari, ovviamente, perché i contadini feudali che però coltivavano anche terre comuni dell’Europa del nord hanno prodotto, con il passaggio alla modernità, un esito ben diverso.
Bisognerebbe però ricordare ai nostri connazionali che l’individualismo americano non può essere separato dalla democrazia americana – altrimenti la ricchezza, che è quello che interessa ai nostri assai materialisti connazionali, non si può produrre. Certo, c’è il modello cinese, ma per ora funziona con salari enormemente più bassi di quelli dei Paesi occidentali – e funziona anche piuttosto male, perché la produttività del lavoro è assai bassa, cosa di cui i cinesi sono perfettamente consapevoli, noi no.
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