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giovedì 10 luglio 2025

Doppiare o non doppiare? Qui è l'intoppo

 Tra i giovani specialmente è molto diffusa l'insofferenza verso il doppiaggio dei film stranieri. Molti arrivano a dire che si doppia per foraggiare una lobbi che sarebbe capitanata dai doppiatori, e ssottolineano come il doppiaggio sia abbastabnza raro in Europa.

tuttavia occorre ricordare come fino a qualche tempo fa si doppiavano sistematicamente non solo i film stranieri ma anche gli attori italiani. specialmente quelli non professionisti. Credo che il motivo del doppiaggio non fosse per facilitare la comprensione del film quanto per migliroare la qualità della recitazione. Considerando che i tanto osannati attori americani sono in realtà in media molto mediocri, specialmente se confrontati con la qualità altissima della recitazione degli attori italiani, probabilmente ai produttori i film in originale sembravano semplicemente impresentabili.

Può darsi che la mia ipotesi sia avventata, ma certo è che i giovani sono stati talmente esposti al cinema americano in originale, specialmente sul web. da pensare che quella sia una gran recitazione, un po' come un consumatore abituale di tavernello probabilmente considera quel vinaccio un prelibato nettare.

lunedì 11 settembre 2023

Attori e doppiaggio

 Gli attori americani (per lo meno quelli di cinema) recitano decisamente da cani, specialmente i più apprezzati e rinomati. La cosa divertente è che sono riusciti a convincere mezzo mondo che la cattiva recitazione sia naturalezza (naturale poi la recitazione americana che è tutta enfatica), generando la stupida diatriba se sia meglio vedere i film in originale coi sottotitoli o doppiati. Per parte mia - che i romanzi li leggo sempre in originale quando posso - guardo sempre i film doppiati così mi posso godere la bella recitazione degli attori italiani.

domenica 20 dicembre 2020

Cinepanettoni

 Non ho mai visto un cinepanettone ma tanto è inutile perché i loro sjetch te li fanno saltare fuori  pure in mezzo a una tretrosspettiva di Ingmar Bergman, Non credo che quest'anno ci sia stata n'uscita, ma mi colpisce che  - guardando un po' in giro sui social - anche a sinistra siano additati come esempio di una comicità volgare, sessista, ma in fondo libera. In un paese di sanfedisti è difficile far capire che quella rappresentazione del sesso non è la rappresentazione del sesso che può avere che ne so Dieu de La Rochelle o Ezra Pount, ma la raprpesentazione di un cattolico ultrarepresso. Ironia di questo paese in cui la repressione sessuale passa per disinvoltura. (Alberto Sordi era la stessa cosa anche se in fomra infinitamente più intelligente).

martedì 5 gennaio 2016

Checco Zalone, marketinh, Renzi e autarchia.

In questo articolo Antonio Menna suggerisce che il gran successo dell'ultimo film di Checco Zalone sia un fenomeno di marketing studiato a tavolino. Fosse un fenomeno di marketing, si tratta di una decisione politica. In tutto il mondo vedono star wars, e noi invece vediamo Checco Zalone, che è stato praticamente imposto e non per una scelta commerciale (sono tutti e due film commerciali pompati spasmodicamente dalla macchina pubblicitaria) da parte di Berlusconi, ma per una scelta politica - di autarchia - di Renzi. Dopo una legge elettorale che ricorda moltissimo la legge Acerbo, dopo una riforma della scuola che ricorda moltissimo la riforma Gentile (la prima importante riforma del fascismo), adesso anche l'autarchia. Mi resta solo il dubbio se si tratti di un tratto personale di Renzi, che viene dal mondo dei bottegai e che quindi ha naturaliter qualcosa di fascista, o se c'è continuità con quelle forze oscure che a suo tempo hanno orchestrato la strategia della tensione e che erano il vero obiettivo di Pasolini negli ultimi 4-5 anni della sua vita. Non solo non ho prove, ma non ho neanche indizi.

venerdì 6 novembre 2015

Muccino e Pasolini

Umberto Eco una volta disse che si può anche dire che Dante era un cattivo poeta, ma solo dopo 50 pagine di fitta analisi testuale. Il problema di Muccino che critica Pasolini perché non ha tecnica cinematografica non è tanto un mediocre che critica un gigante, quanto che non c'è argomentazione, come nelle chiacchere da bar. Tra l'altro, è abbastanza divertente che non si sia accorto che il carattere naif della tecnica cinematografica di Pasolini, assai evidente, rientra pienamente nello stile delle ricerca artistiche di avanguardia del secondo dopoguerra, che disprezzano la tecnica, da Duchamp al punk.