domenica 29 ottobre 2017

Ecology, evolution, Hubble, neutrality, short-siohtedness

Darwin said (said shortly) that ecology was the force driving evolution via differential mortaality. Ecologists, in particular in the anglo-saxon world are instead taught that evolution is the driver of ecology via reproductive fitness. And don't even dare to say that ecology is not evolutionary biology! Your research would be pointed to as poorly designed and unsupported.

The moral of Hubbel's model is that you can do very good prediction about many aspects of communities by avoiding to make any reference to evolutionary properties (competition, fintess etc.) and simply focussing on the abstract properties of the community per se- Of course his ideas (ehcih need obviously much more work) were received with incredulity if not outrage. Wegener received the same reception, even if he had plenty of support for his theory and even id his theory was badly incomplete (which means that you must work on it, not reject it). It must be said that ecologists are gradually beginning to accept that maybe some neutral process occurs in the communities. But without a change of perspective Hubbel provocation will not be fruitful.

Chemistry and ecology, curricula

Chemists are requested, in order to get a degree or a PhD, not only to know the laws and generalities of chemistry, but also a detailed knowledge of hundred if not thousands of specific reactions. Without this detailed knowledge it is impossible to devise new reactions, to manage industrial processes, to really grasp the meaning of the laws that underlie the playing of molecules. If only the mass reaction laws and the way to calculate the pH of a buffer were taught,. a chemist would be useful perhaps only for teaching in school. Moreover, detailed description of new reactions and compounds is on a par, in scientific publishing, with more fundamental knowledge.

By stark contrasts, ecologists are trained in very general ideas about ecosystems (diversity, species area relationship, competicion e.s.o), and most of all in techniques such as statistics, whereas detailed knowledge of species and ecosystems of the world is underreted or even discouraged as "local", "idiosincratic", and is very difficult to publish on international journals. This is so more astounding as the closely related field of evolutionary biology the knowledge of the ecolution of single species or groups of species, if carefully designed, is highly encoraged.

This strange sintuation in ecology - which is rather unique among sciences - as many consequences. The first is that papers even in top journals present evident biases which arise from improper selection of the model ecosystem or species (I friend of mine told that it is usual to put together trees herbs and fishes). The second is that many papers are rather shallow, since the patterns of nature are often counterinutitive and cannot be grasped on the base of "principles" (which often are just prejudgments or received wisdom). The fird is that there is a dramatic split between practitioners in the fields, like foresters, which often have a good knowledge of specific ecosystems and species, and academic researcher. It is not casuale that Wilson and MacArthue, who shaped most of community ecology (and whose ideas are formulated and reformulated again and again with slight embellishment) were respectively an extraordinary enthomologists and a very good ornitholgoists and both were at their easi both with mathematical models and in the field. Our ecologists are usually trained in physiology and then in statistics. The ovious crise of ecology, the inability to find well supported generalities in ecosystems is I am afraid much indepted to such curricula, so different to the couple taxonomy + mathematical analysis of Wilson and MacArthir (and others, most notably in recent years Hubbel).

sabato 28 ottobre 2017

Populismi

I movimenti cosiddetti populisti sono tra di loro diversissimi - da Corbyn all'indeipendentismo catalano a Trump a Le Pen (che è il più arcaico). Sono sostanzialmente movimenti antiglobalisti, ma nella loro pur diversissima composizione sociale sono generalmente omogeneizzati dal ceto medio, cosa particolarmente evidente nel caso dei grillini. Marx diceva a proposito dei ceti medi che non sono in grado di rappresentarsi e devono essere rappresentai (il 18 brumaio) e infatti il ceto medio è stato la base sociale degli uomini forti da Napoleone III a Mussolini a Hitler a Peron a Berlusconi. Credo che per la prima volta i ceti medi,. attraverso questi movimenti, specialmente quelli più spostati a sinistra, stiano cominciando ad autorappresentarsi.

Gli stati fanno la lingua non la lingua gli stati

Riassumendo i miei due post precedenti, sono gli stati che fanno la lingua e non la lingua gli stati (come pensavano i romantici e in fondo anche Dante). In realtà esistono casi, anche tra i popoli cosiddetti primitivi, in cui si ha unforte senso della propria identità basata sulla lingua pur se questa lingua presenta forti variazioni dialettali: l'Ellade antica. gli Yanomami, i San del Sudafrica ecc. Ma in tutti questi casi l'unità della lingua è riconosciuta in relazione a popli adiacenti che parlano lingue completamente diverse il che generalmente avviene quando una piccola popolazione si espande su unterritorio più vasto (come accadde per esempio nell'Ellade antica). E' il caso dell'Albania, che ha da sempre una forte consapevolezza della propria identità, non tanto perché i dialetti albanesi siano poco diversi, quanto perché sono circondati da slavi e greci che parlano lingue molto differenti.

Albania, Italia, Dante, dialetti

Il livello culturale degli strati popolari in Albania è eclatantemente più elevato di quello delle masse italiane. Sicuramente tra i fattori vanno annoverate l'importanza data alla cultura del regime socialista e invece il gran disprezzo per il sapere delle classi dirigenti italiane (Zaia ha recentemente dichiarato che è scandaloso spendere milioni per i quattro sassi di Pompei), ma credo che il problema sia più linguistico che politico. Gli italiani, come gli albanesi, sono di fondo dialettofoni, in quanto i dialetti in Italia e in Albania sono estremamente diversificati e spesso poco o per niente mutualmente intelligibili. La lingua standard, creata dagli scrittori in Italia e dagli intellettuali di partito in Italia, è essenzialmente letteraria e viene appresa a scuola (o dalla televisione). però l'albanese standard deriva da un dialetto parlato (il dialetto di Argirocastro da cui veniva henver Hoxha), mentre l'italiano è una lingua creata da Dante altamente sperimentale derivata essenzialmente dal latino - un po' come se gli inglesi parlassero la lingua di Finnegan's Wake. Imparare una lingua di avanguardia creata per così dire in laboratorio è sicuramente più difficile che imparare una lingua naturale.

Nazione, continuum linguistico

Coloro che hanno creato il concetto romantico di nazione (che sono essenzialmente scrittori) fondavano l'unità di popolo sull'unità di lingua. I linguisti ci dicono che non è possibile dire dove comincia una lingua e finisce un'altra, in quanto generalmente esistono i continuum linguistici, in cui due dialetti adiacenti sono mutualmente intelligibili ma non con dialetti più lontani. Per esempio tra l'Italia e il Portogallo esisteo (o meglio esisteva) un continuum linguistico per cui tra Eboli e Napoli si capiscono ma tra Eboli e Frosinone no.

Questo continuum linguistico è stato spezzato tra il XVI e il XVII secolo  in diversi stati nazionali (Portogallo, Spagna, Francia, e tardivamente Italia) che hanno una superficie approssimativamente corrispondente al territorio che può essere raggiunto rapidamente dall'esercito del re, e che poco hanno a che fare con i reali confini linguistici. Una volta creato lo stato intorno alla capitale al re al suo esercito, è stata creata la lingua nazionale o partendo da un dialetto particolare (il parigino, il fiorentino, il dialetto di Hannover), e trasformandolo in lingua standard soprattutto ad opera degli scrittori. Il caso dell'Albania è per esempio interessante, in quanto i dialetti albanesi sono mutualmente intelligibili ma con difficoltà (un po' come l'italiano e il portoghese) e la lingua standard è recentissima, creata sul modello del dialetto parlato da Hoxha. In conclusione, il processo è esattamente l'inverso di quello devisato dai romantici, dalla nazione alla lingua nazionale e non viceversa. Va detto che l'Italia fa un po' eccezione, in quanto la lingua nazionale è stata creata da Dante Petrarca e Boccaccio nel 1300 500 anni prima della creazione dello stato nazionale, e la difficoltà di apprendere questa lingua letteraria, sperimentale e latineggiante da parte di persone che di madrelingua sono dialettofone, spiega forse i gravi ritardi cutlurali del nostro paese.


mercoledì 18 ottobre 2017

Polonia, Ungheria, xenofobia

Comunque gli unici paesi europei dove governano le destre sono quelli dove non c'è nemmeno un immigrato (Polonia e Ungheria)

lunedì 16 ottobre 2017

Impermanenza, conservazione

L'occidente è ossessionato dall'eternità, e credo che il problema sia precristiano ("carpe diem" di Orazio"): Basti pensare che l'ISIS ci ha fatto più paura distruggendo i resti archeologici (cancellando cioè quello che dovrebbe essere eterno) piuttosto che sgozzando le persone e mettendo le donne nelle gabbie. In varie altre culture l'impermanenza e la morte sono molto più accettate, e il buddismo ne fa il fondamento della sua filosofia.

Questo terrore dell'impermanenza sta alla radice del pervertimento di alcune pratiche di conservazione. Un recente libro di Chris Thomas "gli eredi della terra" spesso non è del tutto condivisibile, ma nella tesi centrale assolutamente sì: conservazione deve significare aumento e mantenimento della biodiversità, non annullamento del cambiamento che è la regola della vita (e non solo di quella). Senza entrare nella discussione delle alloctone, mi è capitato spesso di avere ache fare con ecosistemi che il pubblico riteneva in via di "degradazione" e invece stavano subendo una successione secondaria (che in linea di massima è un fenomeno auspicabile): I forestali, quando nel bosco compaiono gli alberi morti, che svolgono essenziali funzioni ecosistemiche (per esempio dare rifugio a una quantità di animali ormai molto rari come coleotteri e picchi) dicono ancora che "il bosco sta morendo".

PD, compromesso storico, socialisti

La vignetta di Miani di questa saettimana su "il Manifesto" mostra le facce di Berlignuer e Moro e si chiede "cosa è andato storto"? E' andato storto che l'alleanza non andava fatta con la DC, ma col PSI: Ovviamente.

Diego Fusaro, stato sociale

Diego Fusaro in soldoni sostiene che non le lotte dei lavoratori, ma gli stati nazionali  abbiano creato e garantito il welfare state. Diciamo che Casa Paound è più a sinistra.

mercoledì 4 ottobre 2017

Darwinismo sociale e favola delle api

La favola delle api di De Mandeville (vizi privati e pubbliche virtù) è il fondamento del pensiero liberale, e afferma - semplificando molto - che i vizi umani, quelli condannati dal cristianesimo, sono il fondamento del benessere generale. Per esempio l'avidità accresce la ricchezza delle nazioni e quindi a livello generale diventa una virtù.

Io penso che in questa idea abbia qualcosa di molto profondo, in quanto effettivamente non tutto il male viene per nuocere. Direi anzi che è un principio potente, ma come tutte le cose potenti va maneggiato con estrema cautela. Il liberalismo classico - quello finito nel 1914 - sapeva farlo e ci ha assicurato due secoli di terribile progresso (in tutti i sensi). Il neoliberismo - i cui rappresentanti sono essenzialmente deslli apprendisti stregoni che maneggiano in allegra spensieratezza i terribili strumenti della modernità, dal mercato alla tecnologia informatica - manca completamente della seggezza degli antichi liberali (diciamo la saggesza di Luigi Eianudi) e a un principio profondo ha sostituito una specie di mistica che mescola De Mandeville e Darwin che costituisce la religione attuale di gran parte del mondo anglosassone ma non solo (e che viene ampiamente presa in giro dal cartone animato i Simpson).

mistica del darwinismo, darwinismo mistico

Ci sono diverse persone che fondano una mistica sulla meccanica quantistica. Nessuno di questi è un fisico, in quanto se ti fai la matematica la meccanica quantistica appare sì bizzarra me assai poco mistica. Leonard Susskind diceva che potrebbe spiegare la mistica dell'entanglement ma senza la matematica non capireste niente. Analogamente esiste una mistica del darwinismo che è professata purtroppo da parecchi biologi ma che si dissolve completamente quando la selezione naturale viene messa in forma matematica (ammesso che se ne possegga il linguaggio ovviamente): La formulazione più vicina a quella matematica è qualla di Wallece, non quella di Dawrin: la "tendenza delle varietà a divergere indefinitamente dal tipo", che è esattamente quello che dice il cosiddetto teorema fondamentale di Fischer della selezione naturale. Purtroppo i biologi hanno solitamente grossi problemi con la matematica, e soprattutto una forma di darwinismo mistico è l'ideologia dei paesi anglosassoni che poco ha a che fare con la realtà naturale. La "lotta per l'esistenza" esiste ed esisteva a Londra, non nella foresta amazzonica che è un sistema molto più complicato di una grande città industriale (ma questo aspetto meriterebbe un discorso separato). Questo darwinismo mistico viene insegnato dai motivatori aziendali, e dai cosiddetti libertari americani, e ovviamente anche per un biologo  è facile adottare questa versione invece che immergersi nelle equazioni.

Καλός καγαθός

In italiano quando diciamo bellissimo -e lo diciamo spessissimo - intendiamo buonissimo. In sostanza è il Καλός καγαθός greco: per gli antichi, di cui gli italiani fanno ancora parte, non esistono bene e male, ma bello e brutto.

domenica 1 ottobre 2017

Desiderio, Edipo, scarpe strette

Per i lacaniani e in misura minore i freudiani il desiderio deriva dalla repressione edipica, in quanto il desiderio deriva sempre da una mancanza (quindi originariamente dalla mancanza della madre). Questa teoria è stata ferocemente critica da Deleuze e Guattari nella celebre opera l'anti-edipo. In effetti, formulata così, significa più o meno che se ti metti le scarpe più strette della tua misura poi quando te le togli godi. Guattari ha quindi tutte le ragioni, però il processo edipico ha un'altra valenza molto più profonda del deisderio, ovvero è il primo momento in cui l'infante riconosce che esiste una realtà al di là di sé stesso. In mancanza di di repressione edipica si cade in un profondo narcisisimo, che viene rilevato da molti psicanalisti lacaniani (per esempio Recalcati), e che direi è uno dei segni dei tempi attuali.