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martedì 18 marzo 2025

Proletari

 I proletari in fondo non hanno mai voltuo il potere, del potere non gliene importava niente (importa invece moltissimo alla borghesia): Lenin si è inveentato il partitto essenzialmente per costringere i proletari a prendere il potere. Quello che i proletari volevano era studiare, e tutto sommato almeno in alcuni paesi con lotte furiose ci sono riusciti. Volevano il sapere per capire, non per trovare lavoro, e siccome questo spaventa il potere stanno cercando di modificare la scuola in modo che non sia finalizzata alla consocenza ma a trovare lavoro.

domenica 1 febbraio 2009

Limite

Il concetto di limite sta alle fondamenta stesse della scienza. Le idee chiare e distinte – quelle che distinguono la scienza dalle idee nebulose e vaghe dei discorsi non scientifici – sono proprio quelle ben delimitate – in matematica la prima cosa che si deve sapere di una funzione è il suo campo di esistenza i suoi limiti. Al contrario, i discorsi non scientifici – esoterici, mistici, ecc. – ricercano una conoscenza senza limiti. La bacchetta magica è quella che permette di fare tutto, mentre la scienza usa uno strumento diverso per ogni problema.

L’esistenza di limiti, tuttavia, fa nascere automaticamente il desiderio di superarli – in genere quando si incontra un ostacolo invalicabile si cerca un’altra strada per aggirarlo, e questo è quello che storicamente la scienza ha fatto quasi sempre. Inventando una nuova strada dopo l’altra, la scienza – sotto sotto – spera di coprire l’intero spazio infinito del mondo. Ma è possibile coprire questo spazio infinito con una sovrapposizione di conoscenze limitate? Non lo sappiamo, ma ho il sospetto – ed è un sospetto che mi nasce da alcuni problemi matematici, in particolare topologici, come il fatto che non si può coprire una sfera con una serie di piani – che non sia possibile: rimarrebbe allora spazio per la religione.

mercoledì 16 luglio 2008

orizzonte


I limiti della conoscenza sono come l’orizzonte, a cui più ci avviciniamo più ci allontaniamo. L’orizzonte che conosciamo è però legato a una geometria sferica, in cui la distanza dall’orizzonet è costante (corrisponde a un lato del triangolo formato dalla tangente alla superficie terrestre che passa per l’occhio dell’osservatore, dal segmento rappresentato dall’altezza dell’osservatore, e dall’arco di cerchio che va dal punto in cui stanno i piedi dell’osservatore al punto di tangenza della tangente che passa per l’occhio dell’osservatore); i limiti della conoscenza scientifica trovano un modello più adeguato in una geometria iperbolica, in cui più ci si avvicina all’orizzonte più la distanza dall’orizzonte aumenta. Inoltre una geometria iperbolica ha il vantaggio di essere aperta; sulla superficie terrestre prima o poi si torna al punto di partenza, mente in uno spazio iperbolico non si torna mai al punto di origine.

Molti penseranno che non serve una conoscenza sempre e intrinsecamente incompleta; se però invece di guardare avanti, verso lirraggiungibile orizzonte, ci guardiamo indietro, ci accorgiamo che anche se il nostro cammino è infinito, di cammino ne abbiamo già percorso moltissimo. Galileo diceva una cosa del genere, quando affermava che la nostra conoscenza è nulla in confronto a quella divina, ma è grandissima rispetto a quella degli uomini che ci hanno preceduti.

noumeno

Nietzsche critica Kant per il concetto di noumeno. Il problema di fondo, suo e di altri, è che vedono il noumeno come qualcosa, quando il noumeno è un non-qualcosa, un limite alla conoscenza che è interno alla conoscenza stessa e sempre si ripresenta esattamente come l’orizzonte più viene avvicinato e più si allontana.
Nietzsche non è stato il solo, anzi, ma è esemplare perché l’abbandono del noumeno porta direttamente al nichilismo. Agli esami di stato, i ragazzini portavano tutti Nietzsche, e ci saraà un senso che va al di là del fatto che si tratta di un autore meno “tecnico” per esempio di Hegel e di Kant. Il nichilismo del postmoderno è l'aria in cui questi ragazzetti sono nati.