La dialettica è un po' come la visione stereoscopica: uno cchio vede da un certo punto di vista, l'altro con un punto di vista diiverso (tesi e antitesi) e insieme ricostruiscono la tridimensionalità.
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giovedì 28 luglio 2022
domenica 13 febbraio 2022
Uomini e storia
Marx diceva che gli uomini fanno la storia, ma la fanno con quello che trovano. Ma si può anche rovesciare: gli uomini fanno la storia con quello che trovano, ma la fanno loro
domenica 7 aprile 2019
Abbanondo di Marx
A proposito di marxismo volgare e nominalismo è esempalre questa trasmissione di radioondarossa, per altro molto interessante.
Da una parte abbiamo un filosofo marxista, che espone con estrema precisione il pensiero di Marx, tranne le parti dell'economia di Marx che richiedono strumenti matematici, cioè il secondo libro del capitale e buona parte del primo (in particolare tutta la trattazione delle crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, che Marx esprime in linguaggio dialettico ma che sono molto più facili da capire con un minimo di modellizzazione; modellizzazione che sta alla base dell'analisi keynesiana il che significa che non viene letta dai marxisti, che giustamente identificano il carattere assolutamente borghese dell'analisi keynesiana ma che si dimetnicano che bisogna sempre prendere tutto quello di utile che c'è dagli avversari invece di cercare di preservarsi puri come dei catari).
Dall'altra c'è un (relativamente) giovane economista che secondo me non ha mai letto Marx in quanto chiaramente non padroneggia la dialettica. Che non padroneggi la dialettica si vede proprio da come affronta i rapporti della Banca Mondiale e di Confindustria: siccome sono di origine borghese devono essere sbagliati. Se le stesse statistiche fossero state fornite da un marxista sarebbero invece state giuste. Se uno invece si legge Marx si accorge che quando parlava di Smith Ricardo e Malthus era profondamente dialettico: diceva sempre (semplifico): in questo ci hanno visto giusto ma in questo ha visto sbagliato (di solito si vede sbagliato per i paraocchi ideologici della propria classe). Del resto alla fine degli anni '60 si è abbandonata la dialettica a favore della decostruzione, che sembra simile ma è completamente diversa, in quanto la decostruzione sostiene 8semplfiico) che è impossibile trovare delle verità comuni in quanto ogni idea è completamente determinata dall'essere di chi la professa. Detta così si vede subito che anche se parte dal concetto di struttura e sovrastruttura è esattamente il contrario dell'analisi marxiana che pretendeva di essere scientifica /e in questo momento non so dare una definizione di scientifico per Marx e non mi va neanche di cercarla).
Detto questo il giovane mi piace particolarmente, perché ha capito e porta avanti un'idea fondamentale: alal fine degli anni '70, con la sconfitta del movimento operaio più o meno globale (il crollo dell'Unione Sovietica degli anni 80 ne è solo una conseguenza) si decise di abbandonare il marxismo. La nascita del postmoderno e della decostruzione sono solo conseguenze di questa scelta. Chicco si è reso conto che in fondo tutti i problemi della politica degli ultimi 50 anni, che pure ha espresso in certi momenti delle contraddizioni forti (si pensi al moviemnto No Global che quantomeno era di massa e globale) nascono proprio da questo abbandono di Marx. Purtroppo NON ha gli strumenti per il tirono a Marx (e infatti ricorre a un vecchietto simpatico che è cresciuto a pane a Marx) ed è fondamentalmente postmoderno nel modo di pensare (senza accorgersene che è il problema peggiore).. Va detto che il problema si verifica soprattutto per il Marx economista (molto più difficile) e non per il Marx storico, in quanto pèr esempio i Wu Ming portano avanti un'analisi storica assoltuamente amrxista e tra l'altro (quindi= fortemente efficace.
Da una parte abbiamo un filosofo marxista, che espone con estrema precisione il pensiero di Marx, tranne le parti dell'economia di Marx che richiedono strumenti matematici, cioè il secondo libro del capitale e buona parte del primo (in particolare tutta la trattazione delle crisi di sovrapproduzione e la caduta tendenziale del saggio di profitto, che Marx esprime in linguaggio dialettico ma che sono molto più facili da capire con un minimo di modellizzazione; modellizzazione che sta alla base dell'analisi keynesiana il che significa che non viene letta dai marxisti, che giustamente identificano il carattere assolutamente borghese dell'analisi keynesiana ma che si dimetnicano che bisogna sempre prendere tutto quello di utile che c'è dagli avversari invece di cercare di preservarsi puri come dei catari).
Dall'altra c'è un (relativamente) giovane economista che secondo me non ha mai letto Marx in quanto chiaramente non padroneggia la dialettica. Che non padroneggi la dialettica si vede proprio da come affronta i rapporti della Banca Mondiale e di Confindustria: siccome sono di origine borghese devono essere sbagliati. Se le stesse statistiche fossero state fornite da un marxista sarebbero invece state giuste. Se uno invece si legge Marx si accorge che quando parlava di Smith Ricardo e Malthus era profondamente dialettico: diceva sempre (semplifico): in questo ci hanno visto giusto ma in questo ha visto sbagliato (di solito si vede sbagliato per i paraocchi ideologici della propria classe). Del resto alla fine degli anni '60 si è abbandonata la dialettica a favore della decostruzione, che sembra simile ma è completamente diversa, in quanto la decostruzione sostiene 8semplfiico) che è impossibile trovare delle verità comuni in quanto ogni idea è completamente determinata dall'essere di chi la professa. Detta così si vede subito che anche se parte dal concetto di struttura e sovrastruttura è esattamente il contrario dell'analisi marxiana che pretendeva di essere scientifica /e in questo momento non so dare una definizione di scientifico per Marx e non mi va neanche di cercarla).
Detto questo il giovane mi piace particolarmente, perché ha capito e porta avanti un'idea fondamentale: alal fine degli anni '70, con la sconfitta del movimento operaio più o meno globale (il crollo dell'Unione Sovietica degli anni 80 ne è solo una conseguenza) si decise di abbandonare il marxismo. La nascita del postmoderno e della decostruzione sono solo conseguenze di questa scelta. Chicco si è reso conto che in fondo tutti i problemi della politica degli ultimi 50 anni, che pure ha espresso in certi momenti delle contraddizioni forti (si pensi al moviemnto No Global che quantomeno era di massa e globale) nascono proprio da questo abbandono di Marx. Purtroppo NON ha gli strumenti per il tirono a Marx (e infatti ricorre a un vecchietto simpatico che è cresciuto a pane a Marx) ed è fondamentalmente postmoderno nel modo di pensare (senza accorgersene che è il problema peggiore).. Va detto che il problema si verifica soprattutto per il Marx economista (molto più difficile) e non per il Marx storico, in quanto pèr esempio i Wu Ming portano avanti un'analisi storica assoltuamente amrxista e tra l'altro (quindi= fortemente efficace.
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marxismo volgare e nominalismo magico
Non ricordo chi diceva "cos'è mai un nome: una rosa con un altro nome profumerebbe ugualmente". In altre parole i nomi sono solo suoni che servono a etichettare un concetto, che è la cosa che conta. Nella scuola italiana invece si ha ancora l'idea magica che se cambi il suono allora cambi la cosa - la base della magia è proprio questo, e che quindi quello che è importante non è afferrare i concetti ma ripetere correttamente la parola (pronunciata dal professore) questo nominalismo magico è particolarmente radicato (non so perché) tra coloro che si proclamano marxisti, che pensano che utilizzare la terminologia marxiana sia praticamente tutto ciò che serve per essere marxisti e che se invece si formulano esattamente gli stessi concetti con terminologia diversa. O meglio lo so, Marx è scritto in linguaggio dialettico, che ben pochi (soprattutto se hanno meno di 60 anni) padroneggiano e non padroneggiando la dialettica sono costretti a fermarsi alle parole marxiane senza afferrare la sintassi marxiana.
martedì 5 febbraio 2019
linguaggio del Capitale
Il "Capitale" è scritto in linguaggio dialettico hegeliano non per una civetteria di Marx o per nostaglia degli studi giovanili, ma perché lil linguaggio dialettico è l'unico che permette di rappresentare il movimento.http://castorphans.blogspot.com/2018/08/marx-dialectic-dynamics-differential.html La teoria marxiana, specialmente quella dei libri successivi al primo, è essenzialmente dinamica, e questo la differenzia dalla staticità dell'intera economia mainstream (non voglio dire borghese).
Tra l'altro la dialettica è anche il linguaggio della politica, e Marx economista non ha senso se si slega dalle dinamiche della lotta di classe della politica.
Tra l'altro la dialettica è anche il linguaggio della politica, e Marx economista non ha senso se si slega dalle dinamiche della lotta di classe della politica.
venerdì 1 febbraio 2019
Nascita della dialettica
I sofisti del V secolo a.C. inventarono la dialettica a solo scopo pratico, per vincere nei processi. Siccome con queste tecniche vincevano sempre, ritenevano che la verità bon esistesse ("l'uomo è la misura di tutte le cose"). Socrate si accorse che quelle stesse tecniche che avevano portato i sofisti a diventare relativisti e "postmoderni" erano uno strumento potentissimo per la ricerca della verità più profonda, e che la verità sembra che non esista perché nessuno la conosce. Il saggio è colui che si rende conto di questa ignoranza, mentre lo stolto è colui che crede di sapere (oggi si direbbe che è affetto dalla sindrome di Dunning-Kruger).
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giovedì 20 settembre 2018
Inneres Auge
A tre anni mio padre - che voleva che diventassi un politico - mi insegnò la dialettica. Che poi era il metodo che Platone indicava - assieme alla matematica - per aprire l'occhio interiore. Per questo amo moltissimo la canzone di battiato. E poi comincia con Scalambrto che cita Omero.
Ma forse sono un sempliciotto
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giovedì 23 giugno 2016
Sintesi
Marx dice che il comunismo è quel movimento reale che fa la sintesi dialettica dello stato di cose presenti. Di solito questa frase famosa viene tradotta con !"abolisce", ma in tedesco è aufhebt, che significa sintesi dialettica. Un'interpretazione diffusa ma errata pensa che il comunismo (e la rivoluzione) si situino nel momento dell'antitesi - che è anche più facile, basta fare il contrario di quello che esiste - ma la sintesi è assai più difficile. La sintesi spesso prende la forma di un rovesciamento dialettico, ma non è sempre così.
lunedì 13 giugno 2016
Piccolo dizionario marxiano II
Critica: Critica è un termine kantiano molto usato da Marx. Significa approssimativamente mantenere i risultati cambiando i fondamenti. Per esempio, la critica di Feuerbach mantiene i risultati (dio è una proiezione dei nostri desideri) cambiando i fondamenti in fondamenti materialistici,.
Critica dell'economia politica: questa espressione è il sottotitolo del Capirale (oltre che di un libretto preparatorio alla grande opera). Per il significato di critica vedi; quello che vorrei chiarie è chi è l'economia politica: Adamn Smith. In sostanza il capitale dice che il capitalismo, che si riprometteva di portare la ricchezza alle nazioni, in realtà porta povertà, caduta tendenziale del saggio di profitto fino alla stagnazione (cosa già ammessa da Smith) e crisi ricorrenti. Smith non viene quasi mai citato da Marx nella sua vasta opera, anche nei Grundrisse gli accenni sono brevissimi, ma è il convitato di pietra di tutto il suo lavoro. Purtroppo se non si è letto o per lo meno non si conosce Smith l'economia marxiana, che ne reappresenta sostanzilamente l'antitesi, è abbastanza incomprensibile.
Rivoluzione: rivoluzione non significa fare tabula rasa e ricominciare da capo, come pensava Nietzsche e come si pensava negli anni '70: etimologicamente e logicamente rivoluzione significa rovesiamento, cioè mettere sopra quello che sta sotto, oppure (equivalentemente) invertire i rapporti di dipendenza. Quando la claasse subalterna prende il potere, rovescia i rapporti tra le classi, e questo comporta un cambiamnento più profondo e radicale che se si distruggesse tutto. Quando Copernico sposta il centro del sistema solare dalla terra al sole compie una oggettiva rivoluzione che cambierà completamente, come diretta conseguenza, la fisica, portando alla nascita della fisica moderna. La rivolzuione copernicana è un rovesciamento dialettico e un ottimo esempio di Aufhebung.
Rovesiamento dialettico: un tipo particolare ma molto comune in Marx e Hegel di sintesi dialettica è il rovesiamento dialettico, che si ha quando un'antitesi dipende dalla tesi. Se AT<-t -="" a="" accorge="" antitesi.="" cambiamento="" certo="" che="" ci="" consiste="" dal="" dall="" del="" di="" dialettica="" dialettico="" dipende="" dipendere="" far="" fare="" forma="" i="" il="" importante="" la="" logico="" ma="" marx="" materiale="" meno="" mentre="" nel="" nella="" non="" padrone="" per="" pu="" punto="" rovesiamento="" se="" servo-padrone="" servo="" si="" siccome="" tanto="" tesi="" un="" una="" vista="">padrone -t>
che viene a dipendere dal servo. La rivoluzione è un tipo di rovesciamento dialettico.
Sintesi dialettica (Aufhebung). Aufheben significa letteralmente togliere; nei testi marxiani viene solitamente tradotto con abolire. In realtà il senso reale è "spostare il punto di vista". La triade dialettica consiste infatti nella tesi, nell'antitesi che ne è il suo perfetto contrario, e nella sintesi (Aufhebung) che consiste nel riconsiderare il problema da un altro punto di vista (che dà origine a una nuova coppia tesi-antitesi).
Critica dell'economia politica: questa espressione è il sottotitolo del Capirale (oltre che di un libretto preparatorio alla grande opera). Per il significato di critica vedi; quello che vorrei chiarie è chi è l'economia politica: Adamn Smith. In sostanza il capitale dice che il capitalismo, che si riprometteva di portare la ricchezza alle nazioni, in realtà porta povertà, caduta tendenziale del saggio di profitto fino alla stagnazione (cosa già ammessa da Smith) e crisi ricorrenti. Smith non viene quasi mai citato da Marx nella sua vasta opera, anche nei Grundrisse gli accenni sono brevissimi, ma è il convitato di pietra di tutto il suo lavoro. Purtroppo se non si è letto o per lo meno non si conosce Smith l'economia marxiana, che ne reappresenta sostanzilamente l'antitesi, è abbastanza incomprensibile.
Rivoluzione: rivoluzione non significa fare tabula rasa e ricominciare da capo, come pensava Nietzsche e come si pensava negli anni '70: etimologicamente e logicamente rivoluzione significa rovesiamento, cioè mettere sopra quello che sta sotto, oppure (equivalentemente) invertire i rapporti di dipendenza. Quando la claasse subalterna prende il potere, rovescia i rapporti tra le classi, e questo comporta un cambiamnento più profondo e radicale che se si distruggesse tutto. Quando Copernico sposta il centro del sistema solare dalla terra al sole compie una oggettiva rivoluzione che cambierà completamente, come diretta conseguenza, la fisica, portando alla nascita della fisica moderna. La rivolzuione copernicana è un rovesciamento dialettico e un ottimo esempio di Aufhebung.
Rovesiamento dialettico: un tipo particolare ma molto comune in Marx e Hegel di sintesi dialettica è il rovesiamento dialettico, che si ha quando un'antitesi dipende dalla tesi. Se AT<-t -="" a="" accorge="" antitesi.="" cambiamento="" certo="" che="" ci="" consiste="" dal="" dall="" del="" di="" dialettica="" dialettico="" dipende="" dipendere="" far="" fare="" forma="" i="" il="" importante="" la="" logico="" ma="" marx="" materiale="" meno="" mentre="" nel="" nella="" non="" padrone="" per="" pu="" punto="" rovesiamento="" se="" servo-padrone="" servo="" si="" siccome="" tanto="" tesi="" un="" una="" vista="">padrone -t>
che viene a dipendere dal servo. La rivoluzione è un tipo di rovesciamento dialettico.
Sintesi dialettica (Aufhebung). Aufheben significa letteralmente togliere; nei testi marxiani viene solitamente tradotto con abolire. In realtà il senso reale è "spostare il punto di vista". La triade dialettica consiste infatti nella tesi, nell'antitesi che ne è il suo perfetto contrario, e nella sintesi (Aufhebung) che consiste nel riconsiderare il problema da un altro punto di vista (che dà origine a una nuova coppia tesi-antitesi).
martedì 7 giugno 2016
Piccolo dizionario marxiano I
Marx, nonostante le apparenze, va molto di moda,
specialmente su social. Mi accorgo però che molti dei commenti, per quanto
validi e utili, sono fatti da persone che non padroneggiano bene la dialettica.
In effetti, anche se Marx fa riferimenti qua e là del procedimento dialettico,
dà per scontato che uno conosca questo metodo (che deriva da Hegel) nella sua
forma materialistica.
In effetti, chi conosce la dialettica tende a leggere Marx
in un modo molto più sottile del solito. Lacan, per esempio, che pure era un
conservatore, utilizza massicciamente concetti marxiani, anche se questi sono
in una forma in cui possono apparire irriconoscibili; Jeremy Rifkin, che non è
certo comunista, anch’esso si basa sui concetti eonomici marxiani, anche se
anche in questo caso in una forma apparentemente irriconoscibile. Chi non
conosce la dialettica tende invece a reiterare sostanzialmente le frasi di Marx
(perché in fondo ne capisce la forma ma non il contenuto reale).
Anarchia: Marx non parla mai di forme di governo o di
diritto, in quanto queste derivano dalla composizione delle classi. Però un
bellissimo libro di Engels – ma chiaramente suggerito nelle linee fondamentali
di Marx – si chiama la nascita della famiglia, della proprietà privata e dello
stato. Parla di antropologia (molti marxisti pensano che l’antropologia sia
sempre al servizio del colonialismo, ma evidentemente non sanno che esiste
questo libro), ma implicitamente il titolo suggerisce che come famiglia
proprietà rprivata e stato sono nati, così un giorno finiranno. E il comunismo
comincia proprio quando proprietà privata famiglia e stato scompaiono. Non a
caso Lenin (in Stato e Rivoluzion) afferma che i comunisti hanno lo stesso
scopo degli anarchici – si potrebbe addirittura sostenere – paradossalmente .
che il marxismo è una varietà di anarchia storicista e economicista.
Astratto: Nel linguaggio comune astratto significa grosso
modo figurato, mentale, mentre concreto significa fisico. Nel linguaggio della
dialettica marxiana il significato è completamente diverso. Concreto è l’unità
di tutte le determinazioni, mentre astratto è ciò che non sintetizza tutte le
determinazioni. Il concetto si capisce facilmente con un esempio. “Il sole è
caldo” è una singola determinazione, e perciò è estratto; il sole è giallo è
una singola determinazione, “il sole è una stella” è una singola determinazione
e quindi astatta. “Il sole è una stella di media grandezza” è concreto in
quanto unisce queste tre determinazioni: stella, gialla, calda. Ovviamente
possiamo pensare ad altre determinazioni (il sole sta al centro del sistema
solare) che non sono comprese in questa
sintesi di determinazioni, anzi, possiamo aggiungere un numero infinito
di determinazioni, per cui il movimento dall’astratto al concreto (movimento
reale) è potenzialmente infinito: il reale è un limite (il reale è
l’impossibile come diceva Lacan).
Materialismo: Nel linguaggio comune materialista è chi pensa
che esiste solo la realtà fisica, ma nel linguaggio marxiano materialista è chi
pensa che il reale sia concreto (vedi ).
Movimento reale: il ciclo dialettico passa dall’astratto al
concreto e poi di nuovo all’astratto. Però un ciclo può avvenire in due sensi:
partire dall’astratto e arrivare al concreto oppure partire dal concreto e
arrivare all’astratto. Nel primo caso si ha il materialismo (vedi) nel secondo
caso l’idealismo (Hegel, ma in realtà quasi tutta la filosofia occidentale).
giovedì 20 novembre 2014
Dialettica
Se sei bianco, pensi che il grigio sia nero, se sei nero, pensi che il grigio sia bianco. Ma ovviamente sbagliate entrambi, perché il grigio non è né l'uno né l'altro. La dialettica in fondo è questo.
lunedì 25 agosto 2014
Feelings
I said that McEwans's novel "Enduring love" was illuminating. But it was illuminating in a dialectical way. In fact. not even a statement in the novel is true, and not even a feeling is deep. False conceptions and shallow felleing is the mark of middle class - but it is rarely so well described. Morevoer, if a false thesis is well presented. it is easy to find its anthitesis.
The main idea udnerlying the novel is that feelings and reason are at odd. This doesn't correspond to my experience. True skepticals are wam and passionate - read the character of Socrates in Plato dialogues. And proletrians, thouth ardently passionate, are very clear-minded (see my previous post ). Although feelings can obscure reason (and reason repress feelings) there is no fundamanetal contradiction between the two, Only with a bad disposition of mind we can garble them. It is like right and left hand in knitting - the coordination is dificult and sometimes we make mistakes, but we don't claim that there is a fundamental contraditiction between left and right hand.
When I was a chid I often wondered "why feelings exist?" When I touch the fire I feel pain - but why? Why this long chain fire -> pain -> retreat? Would it not be simpler and faster fire->retrat? Thanks to the misunderstandings of McEwan I understood that we learn also with feelings. We learn through mental representations. These representations can be verbal, visual, and also made of feelings. Feeling representations are probably most primitive, and are present also in many animals, but for this very same reason they are also powerful and somtimes irreplaceable.
The main idea udnerlying the novel is that feelings and reason are at odd. This doesn't correspond to my experience. True skepticals are wam and passionate - read the character of Socrates in Plato dialogues. And proletrians, thouth ardently passionate, are very clear-minded (see my previous post ). Although feelings can obscure reason (and reason repress feelings) there is no fundamanetal contradiction between the two, Only with a bad disposition of mind we can garble them. It is like right and left hand in knitting - the coordination is dificult and sometimes we make mistakes, but we don't claim that there is a fundamental contraditiction between left and right hand.
When I was a chid I often wondered "why feelings exist?" When I touch the fire I feel pain - but why? Why this long chain fire -> pain -> retreat? Would it not be simpler and faster fire->retrat? Thanks to the misunderstandings of McEwan I understood that we learn also with feelings. We learn through mental representations. These representations can be verbal, visual, and also made of feelings. Feeling representations are probably most primitive, and are present also in many animals, but for this very same reason they are also powerful and somtimes irreplaceable.
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lunedì 20 agosto 2012
Marx scienziato
Marx fece studi filosofici, e viene classificato dalla maggior parte dei suoi lettori nella categoria "filosofi". Leggiamo cosa dice Engels nella prefazione alla terza edizione del diciotto brumaio di Luigi Napoleone: "Fu proprio Marx ad aver scoperto per primo la grande legge dell'evoluzione storica, la legge secondo la quale tutte le lotte della storia, si svolgano sul terreno politico, religioso, filosofico, o su un altro terreno ideologico, in realtà non sono altro che l'espressione più o meno chiara di lotte fra classi sociali; secondo la quale l'esistenza, e quindi anche le collisioni, di queste classi sono a loro volta condizionate dal grado di sviluppo della loro situazione economica, dal modo della loro produzione e dal modo di scambio che ne deriva. Questa legge, che ha per la storia la stessa importanza che per le scienze naturali la legge della trasformazione dell'energia, gli fornì anche la chiave per comprendere la storia della seconda repubblica francese". Engels - e non certo per inclinazione positivista e scientista - descrive un Marx scienziato, che da giovane scoprì le leggi scientifiche della storia, da vecchio - dopo aver passato anni a studiare l'economia classica che evidentemente non gli era stata insegnata all'università - le leggi del ciclo economico. Leggi della storia e leggi del ciclo economico sono oggi saldamente incorporate nell'edificio della scienza "ufficiale", anche non marxista o antimarxista, anche se di solito senza riconoscere il debito verso l'odiato scopritore. Se posso esagerare, Marx in fondo non è per niente hegeliano: da Hegel prende però uno strumento fondamentale, la dialettica, perché solo la dialettica permette di rappresentare compiutamente il mutamento e la trasformazione. E le scoperte scientifiche di Marx derivano completamente dall'aver considerato il lato - sarebbe meglio dire il fondamento - dinamico della società e dell'economia.
Ai bordighisti che impazzano nel web, i cui numerosissimi scritti compaiono primi in tutte le ricerca su google, che si sono autoeletti custodi dell'"ortodossia", una sola cosa manca di Marx (ed Engels e Lenin): il movimento (e conseguentemente la capacitò di pensare in modo dialettico).
Ai bordighisti che impazzano nel web, i cui numerosissimi scritti compaiono primi in tutte le ricerca su google, che si sono autoeletti custodi dell'"ortodossia", una sola cosa manca di Marx (ed Engels e Lenin): il movimento (e conseguentemente la capacitò di pensare in modo dialettico).
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martedì 28 giugno 2011
Bobbio
La schematizzazione di Bobbio delle posizioni politiche in termini di libertà e uguaglianza è una trattazione onesta, ma rimane tuttavia completamente nell’ambito della saggezza convenzionale e soprattutto è (dialetticamente) astratta - le due cose, del resto, sono equivalenti, tutto il pensiero convenzionale è astratto. Il corrispettivo concreto dei concetti astratti di libertà e uguaglianza si estrinseca in due domande: 1) come assicurare il benessere all’intera collettività? 2) è auspicabile che il potere sia del popolo? Per comprendere bene questi due punti, occorre partire dalla condizioni effettive. Per quanto riguarda 1) ce ne siamo abbastana dimenticati, ma fino agli anni ’50 la norma per la stragrande maggioranza degli uomini – per quelli che vivevano di lavoro - era la miseria. Con gli anni ’50 si passa alla società dell’opulenza - in Occidente, perché nel resto del mondo il passaggio sta avvendeno proprio in questi anni. E anche se il capitalismo scricchiola e le problematiche ambientali diventano sempre più urgenti, per ora non ci sono segni che questa sia destinata a finire - vedremo. I paesi del socialismo reale non sono riusciti a passare all’opulenza, e questo li ha condannati a morte, tenendo anche conto che l’argomento con cui Marx giustificava la superiorità del comunismo non era la cattiveria dei capitalisti (argomento piccoloborghese), ma (all’incirca) che il comunismo garantirebbe una maggiore produttività rispetto al capitalismo (per capire esattamente cosa intendeva Marx va tenuto conto tuttavia che comunismo non è la stessa cosa di socialismo, ciò che effettivamente poi è stato realizzato). Il punto 2 parte dall’osservazione che il potere, in tutti i Paesi, è saldamente nelle mani di élites, e nelle mani di élites burocratiche era anche nei Paesi del socialismo reale, che vedevano come la peste quello che in teoria sarebbe stato il programma, cioè il potere dei soviet. Del resto, i tentativi ripetuti di Mao di dare il potere al popolo si sono rivelati disastrosi, il che sembrerebbe suffragare la risposta negativa alla domanda 2 su cui concordano liberali e comunisti storici. Tuttavia, finora abbiamo sperimentato economia privata e socialista con potere nelle mani di élites e forse (in Cina) economia socialista con potere nelle mani del popolo; ci manca la quarta combinazione: sarebbe da provare.
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domenica 28 giugno 2009
cicli
Nel film “The Millionaire” – di cui ho parlato altre volte – la storia segue un andamento ciclico, simile all’eterno ritorno nietzscheano – ma Nietzsche prende l’eterno ritorno dagli antichissimi veda. Credo che i cicli nascano dal fatto che ognuno ha una sua legge, e che quindi tenda a interagire con il resto del mondo fondamentalmente sempre secondo lo stesso schema; se la legge del soggetto è però sempre la stessa, sempre diverse sono le interazioni, cosicché i cicli successivi non sono mai uguali ai precedenti. Questa visione ha il limite di essere statica; le risposte che il soggetto dà alle sfide che il resto del mondo gli pone modificano, anche se lentamente, la legge del soggetto, che così evolve – forse la dialettica è un tentativo di rappresentare questa evoluzione del soggetto.
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