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giovedì 6 giugno 2024

Elezioni in Sud Africa

 Sulle recenti elezioni in Sudafrica i commenti si sono incentrati sul fatto chel'African national Congress, il partito di Mandela, per l prima volta ha perso la maggioranza assoluta. Ma in realtà quello che è successo è che l'asse politico si è spostato a sinistra, con i partiti radicali che hanno avuto un ottimo successo. E qualcosa di abbastanza simile è successo in India.

L'occidente va a destra mentre isl sud del mondo va a sinistra?

domenica 4 luglio 2021

Irrationality of the world

 I read on the "conomist" that the indian writer Amitav Gosh says that global change is a fundamental problem for the West because it challenges the Western idea that the worl is rational and predictable. Fantaastic! We need no more to worry for the consequenece  of our insane action on the biosphere, becuase iclimate change is not our responsability but a consequence of the irrationality and unpredactability of the world. A negationist of climate change (they are rare now) can ask nothing better. And I don't wont to be essentialist, but I am afraid that these untenable positions are not a conseuqneces of personal ideas of Ghosh, but are more basically rooted in the Indian culture, this world that fascinates us even on the left (see the Beatles) as an escape from Western Thought but that, notwithstanind its immense deepness is fundamentally extreme right. It is perhaps not a case that Hitler chose a symbol for his party an Indian symbol (an universal symbol actually, but Hitler was fascinated by buddhism and took the swastika from that religion where it plays an important role).

mercoledì 22 ottobre 2014

L'Italia come la Thailandia?

Non conosco la Thaliandia, ma sono sempre più convinto che questo sia il Paese più simile all'Italia. L'Albania somiglia molto alla Calabria, ma per certi versi è un Paese completamente europeo, gli arabi hanno molto del carattere degli italiani ma se ne differenziano in tanti altri aspetti. Ho cominciato a pensare alla Thailandia quando assurse al potere il premier Thaksin, praticamente identico a Berlusconi e come lui quasi inespugnabile. Ho pensato poi che a Bankcok ci sono pare due milioni di prostitute, e anche l'Italia, Roma in particolare, ha un numero di prostitute impressionante. Se si gira per Roma si rimane colpiti dalla somiglianza con Calcutta, per il traffico demenziale e per il numero inaudito di mendicanti - e la Thailandia appartiene certamente all'area culturale indiana.


Chi conosce le idee di Emmanuell Todd sa che suddivide il mondo in aree culturali in base alle strutture familiari. L'Asia del SE rientra in quella che chiama struttura familiare anomica, in cui non esiste il tabù dell'incesto o è molto ammorbidito rispetto ad altre aree culturali. Che la famiglia italiana sia di tipo anomico? Voglio indagare meglio questa ipotesi, anche perché Todd ha esplorato meno in profondità proprio l'Italia e il SE Asiatico, e voglio anche verificare che questa mia impressione non sia troppo legata alle caratteristiche di Roma, che potrebbero non valere per altre aree del Paese.

sabato 4 luglio 2009

India


Quando si parla dell’India si dimentica spesso che in questo subcontinente esistono due vaste famiglia culturali: a nord i bianchi, che parlano lingue indoeuropee vicine al greco, a sud i “negri” che parlano lingue dravidiche. Quello che più desta ammirazione in noi dell’India, la profondissima sapienza religiosa e l’abissale inventiva matematica, sono probabilmente, invenzione dei dravidici del sud. Questi popoli abitavano forse Mohenjo-Daro e Harappa nella valle dell’Indo, la più antica civiltà conosciuta insieme con i sumeri, e probabilmente occupavano tutta l’India; del resto sulle monete di Moenjo-Daro sono spesso raffigurati zebù, che forse erano sacri come sono tutt’ora sacre le vacche in India. Più tardi, da nord arrivarano gli indoeuropei, gli “ariani”, che respinsero i dravidici a sud e li ridussero in condizioni di inferiorità; gli indoeuropei raccolsero la sapienza indiana che tradussero in sanscrito nei veda e nelle upanishad; credo che il loro regalo, sia stato il sistema delle caste.

venerdì 3 luglio 2009

Modernizzazione


Leggevo sul bel libro “La Speranza Indiana” di Federico Rampini che in India c’è una fortissima resistenza sia dei contadini sia dei poveri degli slums alla modernizzazione, con scontri talora violentissimi. E’ una storia che dovremmo conoscere bene: in Europa la “modernizzazione” ha reso decenti condizioni materiali orribili, ma ha comportato anche la dissoluzione del fitto tessuto sociale che esisteva nei territori “arretrati”. E’ successo al tempo delle enclosures in Inghilterra, ma è successo anche quando i governi di sinistra di Roma hanno distrutto le lerce baraccopoli e spostato gli abitanti nei palazzoni – ancora oggi in molte borgate si serba un grande rancore per quella che è stata vista come nient’altro che una deportazione. Il problema non sta nel fatto che la “modernizzazione” sia stata calata dall’alto, e nemmeno nel fatto che il progresso sia un “falso” progresso, come sosteneva Pasolini: il problema è che si è barattata la socialità con il benessere. E’ un monito che vale anche per chi è sempre vissuto nel benessere: molti dei mali che affliggono l’uomo moderno sono dovuti alla mancanza di una rete sociale, e il fatto di aver scambiato il benessere per la socialità è in fondo l’accusa del papa quando parla di “materialismo” del mondo moderno – anche se ovviamente non sa proporre altro che un “indietro tutta” impraticabile ed utopistico, oltre che reazionario. Forse cento o trent’anni fa la contraddizione tra socialità e benessere era insanabile, ma oggi non più; non solo perché è molto più facile raggiungere il benessere – e proprio il tumultuoso sviluppo dell’India e della Cina lo dimostra – ma anche perché abbiamo inventato modi meno fatalistici delle “magnifiche sorti e progressive” di gestire il cambiamento. Un esempio, limitatamente all’architettura, sta proprio a Roma: Centocelle. Questo quartiere, costruito abusivamente dagli abitanti per lo più immigrati dalla provincia e che risiedevano in massima parte proprio in baraccopoli, è assai gradevole dal punto di vista estetico e molto vivibile: grandi strade, casette basse abbastanza graziose, belle piazze –anche se si tratta di case costruite alla bell’e meglio, assai modeste come qualità edilizia – e soprattutto il tessuto sociale delle baracche non è statio distrutto, ma si è traferito nel nuovo quartiere, in quanto è stato costruito dagli stessi abitanti.. Il fatto è che lo stato è interventuo solamente alla fine sanando l’abuso, e non durante l’edificazione: fornendo materiali, credito, supporto tecnico. Cosa sarebbe Centocelle, o le altre borgate, se invece di costruire Unités d’habitation si fosse garantito agli abitanti bisognosi il credito necessario per la costruzione delle loro casette, materiali di qualità a prezzo agevolato, servizi tecnici (ingengeri, architetti, artigiani) per fare costruzioni di qualità? E in un tessuto del genere, l’Unité d’habitation non sarebbe stata fuori luogo, ma sarebbe sorta da un tessuto, così come l’enorme mole di Santa Sofia ad Istanbul sembra emergere dalla terra. L’esperienza del microcredito indiano dovrebbe averci insegnato molte cose, ma è solo un inizio, rispetto a un metodo del tutto diverso di fare rispetto alla pianificazione centralizzata – perché anche il capitalismo pianifica, anche se non ha una testa che invece è presente nella pianificazione socialitsta.
Del resto, il problema è più attuale che mai – e non in India, ma in casa nostra. Quando sarà passata, speriamo presto, la reazione di panico per l’ondata migratoria dall’est e dal sud del Pianeta che ha investito il nostro Paese, con tutte le sue reazioni che oltre che razziste grette ed egoiste sono anche stupide, potremo finalmente cominciare a parlare dei veri problemi dell’immigrazione, che sono lavoro no, per fortuna, ma prima di tutto case. In Italia ci sono case per circa il doppio degli abitanti esistenti, però sorgono lo stesso delle baraccopoli, nei parchi di Roma, nelle campagne, esattamente come cinquant’anni fa sorgevano le baraccopoli dei contadini che immigravano a Roma e nelle città industriali. Si potrebbe esperimentare il modello di Centocelle, che non siamo stati abbastanza intelligenti da sperimentare anni fa.