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mercoledì 11 ottobre 2023

Scrittori italiani

Sto leggendo Maggiani. Mi piace, ma nonostante cerchi di esprimersi in un modo forbito direi che decisamente non conosce bene l'italiano. Gli scrittori del nord non riescono a parlare correttamente - in generale - l'italiano, basti pensare a Manzoni che a cas parlava in dialetto e ha scritto i promessi sposi nella lingua che poi diventerà quella dei verbali dei carabinieri - comunque grande Manzoni che ha inventato una lingua maneggiabile anche da chi con l'italiano ha poca o nulla domestichezza, un grandissimo contributo all'unità d'Italia.

Il contrario dei nordici sono i siciliani, che scrivono in modo meraviglioso, non sorprendentemente dato che l'italiano non deriva dal toscano ma dal siciliano della corte di Federico II che a sua volta deriva ampiamente dal latino medievale.


Tornando a Maggiani, per quanto il suo, anche se vorrebbe, non sia propriamente italiano, questo ovviamente non vuol dire che pur scrivendo in un mezzo dialetto settentrionale non sappia scrivere né tantomeno che la sua scrittura non sia creativa e interessante, al contrario.

lunedì 25 settembre 2023

Infinita superiorità dell'italiano

 


Questo video mi ha stimolato qualche riflessione. Ovviamente riporta l 'opinione dei linguisti che tutte le lingue siano sostanzialmente euivalenti però è vero che gli italiani condividono con gli inglesi (e con molte altre lingue)= l'idea che la loro lingua sia superiore, di solito sulla base di niente. Gli inglesi per esempio si vantano non tanto del vocabolario che è ricchissimo quanto del fatto che secondo loro la loro lingua sarebbe particolarmente logica. L'inglese è una delle lingue meno logiche e più idiomatiche del mondo non solo confrontate con lingue perfette come il quechua il cinese o il greco antico ma anche con la maggior parte delle lingue romanze. Gli italiani pensano che l'italiano sia particolarmente difficile - quando la maggior parte dei parlanti di altre lingue che lo studiano lo imparano velocissimamente e lo considerano una lingua assai facile- Credo che questa idea di difficoltà nasca dal f atto che per la maggior parte dei parlanti l'italiano non è veramente lingua madre, ma qualcosa di appreso a scuola. La lingua madre è di solito o il dialetto o un italiano regionale che + una via di mezzo tra dialetto e italiano standard, per cui i parlanti attribuiscono grande difficoltà (e alto status sociale) a chi padroneggia quelle caratteristiche come il congiuntivo che sono raramente presenti nei dialetti.


Una nota a margine: un linguista inorrdiirebbe alla mia affermazione che esistono lingue perfette però effettivamente il greco antico il sumero o il quechua sono lingue assai più logiche dell'italiano del francese o dell'inglese almeno per quello che mi sembra.

martedì 6 dicembre 2022

Congiuntivo

 Quelli che si lamentano della morte del congiuntivo di solito non lo sanno usare.

lunedì 19 novembre 2018

Italiano internazionale

Tea le non molte parole italiane che sono entrate nel lessico internazionale si annoverano allegro pianissimo andante, e fascista.

domenica 18 novembre 2018

Grammatica e povertà

Sui social i post sull'uso corretto dell'italiano vanno di moda quasi quanto i gattini. L'impressione che ho è che le persone che li postano non abbiano poi tutta questa padronanza della nostra lingua. Per esempio (parlo dopo l'ascolto di diversi parlanti ossessionati dal congiuntivo) mi sembra che molti non conoscano le regole sull'uso del congiuntivo (che implicano la distinzione tra reale possibile e impossibile) ma semplicemente usino questo modo verbale quando il verbo segue determinate congiunzioni.

Un altro caso interessante è la famosa polemica su petaloso, che la crusca, nella risposta alla maestra che era rimasta colpita da questo neologismo (perché di questo si trattava) infantile, definiva corretto formalmente ma non accettabile in quanto non in uso. Le reazioni sono state molto fastidiose, non tanto perché segnalavano una certa supponenza (cioè di saperla più lunga della Crusca) unita alla incapacità di comprendere la sottigliezza degli accademici, che erano riusciti a unire delicatezza nei confronti di un bambino con una sintesi rapidissima della vecchia discussione tra grammatica normativa e grammatica descrittiva - quanto perché ancora una volta indicano scarsa padronanza dei mezzi linguistici - un parlante smaliziato usa qualche volta neologismi (il padre della Ginzburg nel famoso romanzo ne inventava a bizeffe ed era professore universitario).

L'Italia era fino a pochissimi anni fa divisa tra élites numericamente limitatissime e una immensa massa di contadini analfabeti. Furiose lotte sociali unite all'intervento di una borghesia illuminata (e anche la necessità di avere una forza lavoro più alfabetizzata in una società tecnologica) hanno garantito a queste masse l'accesso all'istruzione - solo che un po' la vergogna delle umili origini, un po' la mancanza di consapevolezza hanno fatto sì che queste moltitudini di recente alfabetizzazione pensino di aver raggiunto chissà quale livello solo grazie ai loro sgorzi individuali - non diversamente dall'impiegatuccio dal bottegaio e dall'industrialotto che pensano di essersi guadagnati i quattro soldi che hanno e non di aver sostanzialemnte ricevuto - da Craxi in poi - un mare di sussidi. Il fenomeno è generalizzato, ed è strettamente legata all'ascesa del populismo, con il suo mostruoso miscuglio di disumanità mancanza di umanità maschilismo e razzismo  gli ex poveri di solito sono terribili, come ci raccontava Pasolini.

domenica 11 novembre 2018

Educazione, istruzione, literacy

Le rilevazioni della scuola (PISA, Invalsi ecc) pongono l'accento sulle competenze scientifiche e matematiche. ho dei forti dubbi al riguardo. Il linguaggio logico matematico della scienza è complesso e soprattutto lontanissimo da quello naturale, e richiede anni per essere padroneggiato. Competenze di base (a parte quelle elementarissime come le operazioni fondamentali e la conoscenza di alcuni animali e piante ecc.) in matematica e scienze è un po' come competenze di base in latino: senza un sacco di studio non si capisce né la logica della lingua né si è in grado di leggere niente, neanche Fedro. Il risultato è che la matematica è considerata impossibile 8perché fatta a un livello troppo basico) e le scienze inutili (idem).

Quello che la scuola dovrebbe fare è insegnare la lingua (scritta). La cosa era evidente nel medioevo, dove la lingua dei colti era una lingua morta, e credo sia chiara nel mondo arabo dove l'arabo scritto è bassato sull'arabo classico che non è parlato. E va detto che il liceo non insegna la lingua. C'è un dottorando mio carissimo amico, con un ottimo curriculum, che è completamente incapace di fare l'analisi logica di una frase. E il fatto che non la insegni non è casuale: il liceo gentiliano si rivolgeva ai figli dei laureati, che la lingua l'avevano già acquisita in casa. E quando la scuola è diventata di massa si sono fatte millemila riforme, introducendo le innovazioni più fantasiose e pirotecniche e d'avanguardia, ma nessuno si è preoccupato del problema fodnamentale: come insegnare la lingua a italiana a persone che come lingua madre hanno il dialetto o al massimo la lingua televisiva (che è una non lingua)?

A dire il vero ci sono scuole che questo problema lo affrontnano e lo risolvono brillantemente, e sono gli snobbati istituti professionali. I ragazzi entrano i nqueste suole esprimendosi spesso con versi (quasi letteralmente e senza offesa, in quanto vengono da un background pochissimo letterato) e escosno che non sapranno forse scrivere un poema ma riescono a parlare un italiano corretto e articolato. Come avvenga non so, ma probabilmente non è neanche difficile.

In sintesi, non è casuale che gli anglosassoni dicano education per istruzione e literacy per cultura: la cultura è proprio saper leggere e scrivere (nelle varie lingue, che sono spesso proprie di ogni disciplina).

martedì 1 maggio 2018

Sciatto

Non c'è parola più sciatta di "sciatto".

sabato 28 ottobre 2017

Nazione, continuum linguistico

Coloro che hanno creato il concetto romantico di nazione (che sono essenzialmente scrittori) fondavano l'unità di popolo sull'unità di lingua. I linguisti ci dicono che non è possibile dire dove comincia una lingua e finisce un'altra, in quanto generalmente esistono i continuum linguistici, in cui due dialetti adiacenti sono mutualmente intelligibili ma non con dialetti più lontani. Per esempio tra l'Italia e il Portogallo esisteo (o meglio esisteva) un continuum linguistico per cui tra Eboli e Napoli si capiscono ma tra Eboli e Frosinone no.

Questo continuum linguistico è stato spezzato tra il XVI e il XVII secolo  in diversi stati nazionali (Portogallo, Spagna, Francia, e tardivamente Italia) che hanno una superficie approssimativamente corrispondente al territorio che può essere raggiunto rapidamente dall'esercito del re, e che poco hanno a che fare con i reali confini linguistici. Una volta creato lo stato intorno alla capitale al re al suo esercito, è stata creata la lingua nazionale o partendo da un dialetto particolare (il parigino, il fiorentino, il dialetto di Hannover), e trasformandolo in lingua standard soprattutto ad opera degli scrittori. Il caso dell'Albania è per esempio interessante, in quanto i dialetti albanesi sono mutualmente intelligibili ma con difficoltà (un po' come l'italiano e il portoghese) e la lingua standard è recentissima, creata sul modello del dialetto parlato da Hoxha. In conclusione, il processo è esattamente l'inverso di quello devisato dai romantici, dalla nazione alla lingua nazionale e non viceversa. Va detto che l'Italia fa un po' eccezione, in quanto la lingua nazionale è stata creata da Dante Petrarca e Boccaccio nel 1300 500 anni prima della creazione dello stato nazionale, e la difficoltà di apprendere questa lingua letteraria, sperimentale e latineggiante da parte di persone che di madrelingua sono dialettofone, spiega forse i gravi ritardi cutlurali del nostro paese.


sabato 24 dicembre 2011

Inglese

Stavo leggendo in un libro di Nick Hornby il discorso di un personaggio che parlava in cockney. Mi colpì la stranezza di quel linguaggio, non tanto il vocabolario, che differisce dall'inglese standard quasi solo per la pronuncia, quanto per la sintassi. La disposizione delle parole è infatti completamente diversa dall costruzione diretta - non diversa da quella delle lingue neolatine - dell'inglese che si insegna nelle scuole (inglesi). Il che mi fa pensare che l'inglese, sotto una verniciatura di francese (da cui proviene gran parte del vocabolario) e latina (che fino a poco fa era la lingua dei dotti), sotto uno strato sassone-germanico, conserva una sintassi celtica, del tutto diversa sia dalla costruzione delle lingue germaniche che di quelle neolatine. Questa sintassi particolare si ritrova ancora nel gallese e nel gaelico, ma rimane al cuore dell'inglese, e si riconosce soprattutto nei dialetti e nello slang, dove la scorza neolatina è più sottile. I celti, invasi da sassoni e normanni, assorbirono il vocabolario degli invasori, ma mantennero la sintassi della lingua di origine.

venerdì 24 ottobre 2008

Italiano




Stai a vedere che i problemi politici degli italiani derivano dal fatto che l'italiano è una lingua che hanno imparato in televisione e a scuola, e solo poche famiglie medioborghesi lo posseggono come lingua madre da più di due generazioni. Basta confrontare la piattezza esasperante dell'italiano parlato con la freschezza del siciliano, la musicalità del napoletano, o la sottile complessità del conckney, tutte lingue che si imparano dalla bocca dei genitori.



Il corollario è che gli scrittori - che di solito non capiscono i problemi politici - farebbero un gran favore al Paese se inventassero una lingua parlata - quella letteraria e formale esiste già. Servirebbe uno scrittore non toscano - forse meridionale - e possibilmente molto giovane, che sia nato immerso nel mondo mediatico.

lunedì 20 ottobre 2008

Congiuntivo

Molti si lamentano per la scomparsa del congiuntivo. A me sembra vivo e vegeto, specialmente in un confronto con le altre lingue europee: in francese, inglese russo e tedesco non esiste più o quasi; in italiano ancora viene usato ampiamente, per lo meno dalle persone con un minimo di istruzione, e credo che la sua morte non sia vicina, in quanto il congiuntivo è una delle strutture fondamentali della lingua italiana, in quanto è strettamentee legato alla consecutio temporum.
Altre forme grammaticali stanno scomparendo senza che nessuno se ne preoccupi, in particolare il passato remoto, fatto più grave della scomparsa di un tempo verbale, in quanto indica la progressiva perdita della differenza tra aspetto progressivo e puntuale del verbo così tipica del latino e del greco e che invece è ormai scomparsa in inglese francese tedesco. In italiano “andai” indica un aspetto puntuale, “andavo” un aspetto progressivo, ma ormai con andavo si indica genericamente un tempo passato, indipendentemente dal fatto che sia progressivo o puntuale.

sabato 9 agosto 2008

italiano

In italiano, quando parliamo, sottolineiamo continuamente ora questa ora quella parola, con il tono della voce e con la lunghezza delle pause – cosa inconcepibile in francese tedesco inglese, dove il ritmo e gli stress sono rigidamente prestabiliti. Quando si passa allo scritto, questo si perde, ma è possibile ricrearlo spostando le parole – anche questo procedimento impossibile in inglese francese e tedesco, ma che invece l’italiano ha in comune con il latino.