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lunedì 9 febbraio 2009

Eluana


Berlusconi ha detto: "non si poteva aspettare un altro po' prima di portare Eluana in clinica?" Santa pazienza! Sono 16 anni che il padre di Eluana aspetta. Piuttosto - senza entrare nel merito e mettendosi nei panni del governo - invece di attuare un provvedimento palesemente contra legem come quello di Sacconi che ha impedito, fino alla sentenza del TAR, di sospendere l'alimentazione artificiale, la legge speddy gonzalez che stanno approvando in questi giorni, non potevano predisporla prima? Purtroppo per questo governo l'urgenza non è l'urgenza dei problemi, ma l'urgenza di correre appresso ai media.
E adesso entro invece nel merito. Quello che la curia chiede al padre di Eluana non è di "salvare" la vita della figlia - Eluana ha, quasi sicuramente, il cervello devastato, come verrà fuori dall'autopsia, questo significa "stato vegetativo permanente" - quando di assistere a un cadavere che respira. I preti hanno una lunga tradizione di "contemplazione della morte". Quanto alle molte persone in buona fede, l'impressione che ho è che un minimo di sensibilità e di pietà suggerirebbero di lasciare in pace queste due persone - una viva e una morta - su cui si è abbattuta una tragedia; invece continua allegramente un simpatico dibattitto filosofico, che andrebbe benissimo nelle aule di Ratisbona - ma sembra che l'appello del padre di andre a vedere non sia stato capito.
Di solito i post di attualità politica li scrivo in tedesco, ma questa volta faccio un'eccezione; se non fosse una tragedia, sarebbero riusciti a trasformarla in una farsa.

mercoledì 3 settembre 2008

Morte cerebrale


Il Vaticano se n’è uscito – anche se con un editoriale, quindi formalmente in una veste non ufficiale – che la morte cerebrale è un criterio di morte in contraddizione con la dottrina cattolica. Ora, il problema non è tanto che questa posizione di fatto significa che la maggior parte dei trapianti sono considerati in contrasto con la dottrina cattolica; il fatto grottesco è che le posizioni della Chiesa in campo biomedico non vanno assolutamente prese sottogamba e esprimono anzi una preoccupazione che i laici possono largamente condividere – ma sono, dal punto di vista spirituale, una posizione farisaica che contraddice ampiamente non forse la dottrina cattolica, ma certamente quella cristiana.
Eutanasia, clonazione, ingegneria genetica, e mille altre, possono rappresentare un enorme progresso per l’umanità, ma aprono prospettive preoccupanti – molte ricordano le manipolazioni sugli embrioni descritte da Aldous Huxley in Brave New World, altre non sono lontane dall’eugenetica. La Chiesa è giustamente preoccupata di queste possibili inquietanti deviazioni. Credo però che il Vaticano cerchi di fermare una valanga con una mano, in quanto le biotecnologie proseguono al galoppo e soprattutto sono sponsorizzate da stati – come la Gran Bretagna o la Corea – su cui l’influenza dei cattolici è nulla. In altre parole, per quanti divieti possiamo inventarci, si troverà sempre il modo per aggirarli. Per esempio, la Chiesa ha sollevato un putiferio sull’uso di embrioni di pochi giorni – col risultato di stimolare la scoperta di tecniche che permettono di clonare direttamente cellule del midollo osseo, muscolari, ecc. L’unica soluzione al problema sociale esistenziale ed etico delle biotecnologie credo sia quella di conferire la potestà sul "materiale biologico" alle persone da cui derivano, come avviene per l’aborto. L’aborto potrebbe potenzialmente essere, certo, sfruttato a fini eugenetici, ma questa eventualità è resa praticamente impossibile dal fatto che la decisione spetta alla donna – se spettasse per esempio al medico, non sarebbe difficile trovare un dottor Mengele nei paraggi.
Ma la cosa appunto grottesca è che una religione nata abolendo la legge, una religione il cui maggior apostolo affermava “tutto è lecito, ma non tutto è utile”, stia diventando, nel campo della vita biologica, un reticolo di norme e divieti, in cui l’aderenza alle verità spirituali è determinata non dalla fede, o dalla carità, o dalla speranza, ma dal rispetto dei tabù – non alimentari come la maggior parte di quelli ebraici, ma biologici.