Il Vaticano se n’è uscito – anche se con un editoriale, quindi formalmente in una veste non ufficiale – che la morte cerebrale è un criterio di morte in contraddizione con la dottrina cattolica. Ora, il problema non è tanto che questa posizione di fatto significa che la maggior parte dei trapianti sono considerati in contrasto con la dottrina cattolica; il fatto grottesco è che le posizioni della Chiesa in campo biomedico non vanno assolutamente prese sottogamba e esprimono anzi una preoccupazione che i laici possono largamente condividere – ma sono, dal punto di vista spirituale, una posizione farisaica che contraddice ampiamente non forse la dottrina cattolica, ma certamente quella cristiana.
Eutanasia, clonazione, ingegneria genetica, e mille altre, possono rappresentare un enorme progresso per l’umanità, ma aprono prospettive preoccupanti – molte ricordano le manipolazioni sugli embrioni descritte da Aldous Huxley in Brave New World, altre non sono lontane dall’eugenetica. La Chiesa è giustamente preoccupata di queste possibili inquietanti deviazioni. Credo però che il Vaticano cerchi di fermare una valanga con una mano, in quanto le biotecnologie proseguono al galoppo e soprattutto sono sponsorizzate da stati – come la Gran Bretagna o la Corea – su cui l’influenza dei cattolici è nulla. In altre parole, per quanti divieti possiamo inventarci, si troverà sempre il modo per aggirarli. Per esempio, la Chiesa ha sollevato un putiferio sull’uso di embrioni di pochi giorni – col risultato di stimolare la scoperta di tecniche che permettono di clonare direttamente cellule del midollo osseo, muscolari, ecc. L’unica soluzione al problema sociale esistenziale ed etico delle biotecnologie credo sia quella di conferire la potestà sul "materiale biologico" alle persone da cui derivano, come avviene per l’aborto. L’aborto potrebbe potenzialmente essere, certo, sfruttato a fini eugenetici, ma questa eventualità è resa praticamente impossibile dal fatto che la decisione spetta alla donna – se spettasse per esempio al medico, non sarebbe difficile trovare un dottor Mengele nei paraggi.
Ma la cosa appunto grottesca è che una religione nata abolendo la legge, una religione il cui maggior apostolo affermava “tutto è lecito, ma non tutto è utile”, stia diventando, nel campo della vita biologica, un reticolo di norme e divieti, in cui l’aderenza alle verità spirituali è determinata non dalla fede, o dalla carità, o dalla speranza, ma dal rispetto dei tabù – non alimentari come la maggior parte di quelli ebraici, ma biologici.
Eutanasia, clonazione, ingegneria genetica, e mille altre, possono rappresentare un enorme progresso per l’umanità, ma aprono prospettive preoccupanti – molte ricordano le manipolazioni sugli embrioni descritte da Aldous Huxley in Brave New World, altre non sono lontane dall’eugenetica. La Chiesa è giustamente preoccupata di queste possibili inquietanti deviazioni. Credo però che il Vaticano cerchi di fermare una valanga con una mano, in quanto le biotecnologie proseguono al galoppo e soprattutto sono sponsorizzate da stati – come la Gran Bretagna o la Corea – su cui l’influenza dei cattolici è nulla. In altre parole, per quanti divieti possiamo inventarci, si troverà sempre il modo per aggirarli. Per esempio, la Chiesa ha sollevato un putiferio sull’uso di embrioni di pochi giorni – col risultato di stimolare la scoperta di tecniche che permettono di clonare direttamente cellule del midollo osseo, muscolari, ecc. L’unica soluzione al problema sociale esistenziale ed etico delle biotecnologie credo sia quella di conferire la potestà sul "materiale biologico" alle persone da cui derivano, come avviene per l’aborto. L’aborto potrebbe potenzialmente essere, certo, sfruttato a fini eugenetici, ma questa eventualità è resa praticamente impossibile dal fatto che la decisione spetta alla donna – se spettasse per esempio al medico, non sarebbe difficile trovare un dottor Mengele nei paraggi.
Ma la cosa appunto grottesca è che una religione nata abolendo la legge, una religione il cui maggior apostolo affermava “tutto è lecito, ma non tutto è utile”, stia diventando, nel campo della vita biologica, un reticolo di norme e divieti, in cui l’aderenza alle verità spirituali è determinata non dalla fede, o dalla carità, o dalla speranza, ma dal rispetto dei tabù – non alimentari come la maggior parte di quelli ebraici, ma biologici.
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