lunedì 25 agosto 2008

americanizzazione


Molti commentatori – per lo meno sui giornali che leggo io – si sono accorti che 1) la crisi rischia di favorire le destre e non le sinistre – bastava ricordare che la crisi del ’29, se in America ha prodotto Roosvelt, in Germania ha prodotto Hitler 2) l’immane trasferimento di risorse dagli strati pù poveri a quelli pià ricchi rafforza la base di consenso della destra – a parte che il fatto che si parli di Robin Hood, vista la natura abbastanza gattelavolpesca di molti esponenti di destra, doveva far sospettare, bastava accorgersi di come le misure che l’attuale governo ha varato finora sono tutte a misura non di imprenditore – gli imprenditori non sembrano poi così entusiasti dell’attuale governo a parte certi edili romani – ma di bottegaio, e che i bottegai sono entusiasti; 3) le misure anche economiche varate mirano a colpire gli avversari politici, per esempio i molti che lavorano nel pubblico impiego, non curandosi del fatto che spesso sono misure nocive all’economia e talora al’interesse nazionale dell’Italia.

Questo disegno era del tutto evidente già nel primo mandato Tremonti (credo che sia una creature soprattutto tremontiana). Non sarebbe possibile se non si fosse imposto nell’opinione pubblica del nord e nei giovani al di sotto dei trent’anni l’idea che il modello vincente sono gli Stati Uniti – il fatto che gli Stati Uniti forse si accingono a ripensare questo modello non conta: competizione, darwinismo sociale, individualismo, forti disuguaglianze sociali, riduzione al minimo della spesa pubblica. Se si parla con i più giovani è evidente: sono già americani. Soprattutto, l’idea del rifiuto del lavoro – l’idea di fondo del ’68, quella che portò allo scontro con la “vecchia” sinistra – non è nemmeno concepita – di qui il discorso sui “fannulloni”.

Del resto l’America è nel profondo un Paese contadino, come l’Italia – basta pensare a Nonna Papera oppure al film “pomodori verdi fritti alla stazione del treno” – ed è l’individualismo contadino che fonda l’ideologia americana che gli italiani vogliono abbracciare. Mondo contadino di piccoli proprietari, ovviamente, perché i contadini feudali che però coltivavano anche terre comuni dell’Europa del nord hanno prodotto, con il passaggio alla modernità, un esito ben diverso.

Bisognerebbe però ricordare ai nostri connazionali che l’individualismo americano non può essere separato dalla democrazia americana – altrimenti la ricchezza, che è quello che interessa ai nostri assai materialisti connazionali, non si può produrre. Certo, c’è il modello cinese, ma per ora funziona con salari enormemente più bassi di quelli dei Paesi occidentali – e funziona anche piuttosto male, perché la produttività del lavoro è assai bassa, cosa di cui i cinesi sono perfettamente consapevoli, noi no.

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