Tutti parlano di crisi della politica. Alcuni l'attribuiscono al crollo delle ideologie, altri alla fine dell'unione sovietica, altri alla televisione, altri al fatto che non c'è più un interesse generale ma solo una polvere di interessi particolari. In realtà, il problema è più semplicemente che le decisioni economiche sono state separate dalle decisioni politiche. In Europa, la politica economica la fa la BCE, negli USA la federal reserve, e alla politica resta ben poco spazio. Questo non significa che sia finito l'intervento dello stato in economia, che anzi è più forte che mai (i bassi tassi di interesse USA da parte della federal reserve significano sostanzialmente che i debiti vengono pagati dallo stato), ma la fine della politica economica, e quindi, in pratica, della fine della politica tout court. Tuttavia temo che la politica presto rinascerà : 1) la sfera dell'economia oggi va molto al di là del suo ambito tradizionale; i problemi ambientali non sono problemi in primis squisitamente economici? Solo la politica, non certo il mercato, possono interessarsi di questi ambiti negletti 2) storicamente l'intervento dello stato in economia è consistito nel creare imprese di stato o comunque imprese pubbliche, sia nelle socialdemocrazie, sia nel socialismo reale; oggi che siamo nell'epoca dell'economia finanziaria, sembra che nessuno abbia pensato a un capitale pubblico da contrapporre al capitale privato.
Per il momento, perdiamo tempo parlando di problemi di polizia e di decoro urbano (cacciamo via gli immigrati, ci vuole certezza delle pene...) in fondo è sintomo di nostaglia di una politica forte. L'Italia del resto ha dato vita a molti decisionisti, per cui non è importante cosa si decide, purché si decida.
sabato 12 aprile 2008
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