domenica 1 febbraio 2009

Scienza e religione


Ogni persona sensata sa che c’è una divisione dei campi tra scienza e religione – la scienza si occupa della materia, la religione dello spirito. Lo scenziato che valica il limite diventa una scientista, cioè uno che fa della scienza una religione, il che è un tradimento dello spirito scettico e materialista della scienza; il religioso che valica il limite, mischia le cose dello spirito con le cose della materia, che è il contrario di qualsiasi religione. Tutti e due sono poi destinati al fallimento, perché i loro strumenti sono stati sviluppati per occuparsi dei campi rispettivi, e non per quelli dell’altro.

Ci si dimentica però spesso che questa suddivisione dei compiti non nasce da motivazioni inerenti al metodo scientifico e al metodo religioso, ma dal fatto che, quando la scienza nacque, nel XVII secolo, chi avesse travalicato i confini sarebbe finito sul rogo, come accadde a Giordano Bruno – a dire il vero i preti avrebbero preferito che la scienza non nascesse proprio, ma fecero di necessità virtù anche in vista dei vantaggi pratici che la scienza prometteva. Più tardi, durante l’illuminismo e nel XIX secolo, quando il potere della religione andò notevolmente indebolendosi, gli scienziati e i laici fecero un’operazione che - pensavano - avrebbe fatto recuperare loro le posizioni che la religione aveva mantenuto così salde nel XVII secolo: negarono l’esistenza dello spirito. E ancora a questo punto siamo – ateismo o agnosticismo, parole di per sé quanto mai vaghe, per un moderno significano grosso modo che non esiste lo spirito.

Per quanto riguarda me, da giovane non mi sono mai posto il problema, fedele alla massima di Wittgestein che di ciò di cui non si può parlare bisogna tacere; verso i trent’anni, però, un po’ pià esperto delle cose della vita e degli uomini, mi sono accorto che – se l’anima immortale dubito fortemente che esista, e spero di non essere smentito quando sarà il momento – lo spirito esiste eccome, ed è qualcosa che si percepisce; tra l’altro, corrisponde probabilmente con quello che Freud chiama libido. Ora, non ci sono motivi per cui lo spirito non debba essere indagato con metodo scientifico, purché si riconosca che esiste e che è un oggetto di ricerca a sé, e non si tentino scorciatoie riduzionistiche – al riduzionismo si arriva, non si parte dal riduzionismo, la meccanica statistica, che riduce la termodinamica a meccanica newtoniana, è stata inventata dopo la termodinamica, la più fenomenologica delle parti della fisica. Anzi, da quel che ho capito, la mistica e la sapienza sono uno studio dello spirito che adotta un criterio assai simile a quello scientifico. Se ne stanno accorgendo i neurologi, che scoprono ogni giorno corrispondenze tra le loro scoperte e la sapienza orientale.

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