Le leggende derivano sempre dalla realtà, ma da una realtà
lontana e poco conosciuta. Penso per esempio alla favola dell’unicorno, cavallo
con un unico corno in testa,.ferocissimo, che si placa solo in presenza di una
vergine. Si tratta chiaramente del rinoceronte indiano (che non casualmente
Linneo aveva chiamato Rhinoceros
unicornus), che infatti è simile a un cavallo (appartiene infatti con il
cavallo all’ordine dei perissodattili), ha un solo corno in testa ed è
ferocissimo. La fanciulla appare inspiegabile, ma lo è invece facilmente
tenendo conto del fatto che il corno di rinoceronte è considerato un
potentissimo afrodisiaco maschile – e quindi l’idea che il suo ardore si plachi
solo con una vergine è una graziosa metafora poetica per indicare che l’ardore
suscitato dalla’afrodisiaco si placa solo giacendo con una vergine, metafora
probabilmente raccontata dai viaggiatori arabi, che stimano molto le vergini
(basti pensare alle vergini del paradiso coranico) e sono usi a metafore audaci
e poetiche come questa. Ovviamente il compilatore di bestiari medioevali, che
non aveva mai visto un rinoceronte, e doveva basarsi su questi racconti, e di
cui non conosceva il linguaggio, ispirato alla poesia araba che non consocia,
si era fatto un’immagine dell’unicorno/rinoceronte in fondo abbastanza
veritiera, ma alquanto fuorviante.
Questo mi riconduce al tema del complottiamo, che impazza su
internet, e che va da forme abbastanza razionali ad altre piuttosto deliranti.
Mi sembrano perfettamente analoghe alla sotria dell’unicorno – sono persone che
parlano di una realtà lontanissima (le élites di potere), che non hanno mai
visto e che conoscono attraverso fonti che hanno difficoltà a interpretare,
formandosi un’idea in fondo non del tutto insensata (il grppo Bildenberg, la
massoneria), ma con una notevole componente fantastica.