Il cardinal Bellarmino diceva che se anche il papa avesse predicato il vizio e condannato la virtù, bisognava seguire il papa. I cristiani come al solito partono da un principio giusto e poi lo rovesciano in una conclusione perversa. Il principio giusto è che se si fa parte di una comunità, e si decide di fare A, allora tutti devono fare A, anche se non sono d'accordo, altrimenti la comunità si dissolve - sempre che la decisione non vada a vantaggio di una parte a discapito delle altre, nel qual caso la comunità ugualmente si dissolve (non valgono i casi in cui la decisione è a vantaggio di una parte e neutra per le altre). In termini di contratto sociale le cose sono più chiare, ma hanno validità generale.
La versione perversa sta nel fatto che vizi e virtù valgono indipendentemente dalle decisioni pratiche umane. Uno dei tanti problemi dei cristiani è quello di mescolare sempre le cose umane con quelle divine - cosa che non accade per esempio con gli ebrei, in cui il rapporto tra dio e l'uomo è contrattuale, non di identificazione - del resto "il verbo si è fatto carne ed è venuto ad abitare tra noi". Incidentalmente, se Giovanni avesse detto "la carne si è fatto verbo ed è venuta ad abitare in cielo" - cosa che forse leggeremmo se avesse vinto l'arianesimo, le cose sarebbero diverse, ma credo non sia colpa dei cristiani quanto di pesanti influssi platonici ampiamente precedenti la predicazione di Cristo.
mercoledì 29 ottobre 2008
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