domenica 20 maggio 2012

Barbari

Non molto tempo fa Baricco, in una serie di articoli su “Repubblica”, annunciava sulla fine dell’era cominciata all’inizio del XIX secolo col romanticismo e ammoniva dell’arrivo dei barbari, che sostituiscono la superficie alla profondità. Mi sono ricordato di questi testi leggendo le ultime pagine di “Le Parole e le Cose” di Foucault, in cui, dopo aver analizzato l’epoca “classica” (XVII-XVIII secolo) studiava le basi della cultura dei secoli XIX e XX, e scorgeva nella filosofia di Nietzsche l’annuncio della fine della configurazione epistemologica nata negli ultimi anni del XVIII secolo. “Più che la morte di Dio, - o piuttosto sulla scia di questa morte … - quello che Nietzsche annuncia è la fine del suo uccisore; è la frantumazione del volto dell’uomo nel riso, e il ritorno delle maschere, la disperione della profonda rincorsa del tempo da cui si sentiva trasportato e di cui sospettava la pressione nell’essere stesso delle cose, è l’identità del Ritorno dell’Uguale e dell’assoluta dispersione dell’uomo.” E’ un testo degli anni ’60 – contemporaneo quindi dei lavori di Andy Warhol – ma letto oggi sembra descrivere con precisione scientifica la scomparsa del regno della profondità e la nascita di quello della superficialità. Mi era già venuto il sospetto che Nietzsche fosse il profeta dei nostri tempi. Nietzsche è gettonatissimo, infatti, tra i ragazzi del liceo.

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