lunedì 6 giugno 2011

Libero arbitrio

Leggevo su “Le Scienze” di giugno di una neuroimmagine che metteva a cofnronto il cervello di persona onesta e di una disonesta; la seconda aveva un settore attivo, mentre l’altra aveva un settore disattivo. L’articolo parlava dell’uso della neuroimmagine in tribunale, sostenendo in sostanza che la seconda persona non era colpevole per la sua disonestà, in quanto la colpa era del cervello. Si sentono spesso argomentazioni simili riguardo alla neurobiologia, però penso che sostanzialmente confondano la causa con l’effetto: non l’attiità di quella parte del cervello che “causa” la disonestà. Ma è la disoentà che attiva quella parte del cervello. Il tutto nasce da una malintesa idea del materialismo e della scientificità; i biologi pensano che le cose immateriali, come l’onestà, non esistano, e che se uno non cerca la localizzazione fisica di queste ultime sia costretto a ricorrere a concetti religiosi o agli ectoplasmi. Ma in fisica e in altre scienze esatte esiste una pletora di enti immateriali – forza, energia, spazio delle fasi, entropia – che hanno conseguenze materiali fondamentali – la fisica è difficile perché è estremamente astratta – per esempio, l’energia è una relazione matematica tra alcune grandezze fisiche, non ha nulla a che vedere con le scintille che si vedono in film come “Guerre Stellari” (in un fulmine la luce non viene emessa dall’elettricità, ma dagli atomi d’aria che vengono ionizzati). I biologi (non parliamo dei medici) hanno una formazione matematica alquanto superficiale (con l’eccezione dei genetisti di popolazione e una parte degli ecologi) e mi sembra che non riescano a capire fino in fondo che le relazioni tra oggetti materiali sono altrettanto “reali” degli oggetti stessi; per tornare al cervello, il software, che è un insieme di istruzioni, quindi qualcosa di immateriale, comanda all’hardawre, e non viceversa; nel cervello la cosa è più complicata, perché, nel cervello non c’è distinzione tra softare e hardware; il software infatti consiste in una serie di connessioni tra neuroni, tra l’altro altamente plastiche che si modificano con l’uso.

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