martedì 12 maggio 2015

Diritto e legalità

Il diritto consiste nel  parcere subjectis et debellare superbos - in cui subjectis significa "umili". In altre parole, il diritto è lo strumento per il raggiungimento dell'uguaglianza tra tutti i cittadini, uguaglianza che si raggiunge appunto debellando i prepotenti. Se non ci fossero prepotenti, il diritto non sarebbe nemmeno necessaria.

I greci, con tutta la loro intelligenza (ma non dimentichiamo che non avevano nemmeno inventato lo zero) pensavano che invece che la legge fosse semplicemente quello che dice il più forte - l'opposto di quello che dice Virgilio. E' famoso il discorso - che piace tantissimo ai boys di Repubblica - in cui non ricordo chi domanda a Pericle cosa sia la legeg e questi gli risponde che è quello che dice chi comanda.

Il diritto lo hanno quindi inventato i romani, ma purtroppo è qualcosa che è rimasto a livello di élite, di classe dirigente, mentre i sudditi hanno continuato con il concetto - assai primitivo - dei greci, che la legge consiste nell'obbedire al più forte. E la gran voga del concetto di legalità significa proprio questo: obbedire al più forte, invece di garantire l'uguaglianza tra tutti i cittadini.

Sono eclatanti i fatti del Comune di Roma. Le indagini d Mafia capitale hanno scoperchiato una rete di corruzione malaffare e legami mafiosi che infestavano praticamente l'intera classe dirigente romana. E cosa fa Marino? Si mette a radere al suolo le baracche degli immigrati. Il ragionamento è più o meno "inquisisco fascisti e mafiosi, quindi lo devo legittimare abbattendo la baracchetta dell'immigrato": Perché fascisti e mafiosi sono forti, e inquisirli è sentito come non legittimo. Questa è la "legalità", il sentimento di un popolo che ancora non ha mandato giù il fatto che si possano colpire i ricchi e i potenti (tangentopoli, mafia capitale, ecc.) e che reagisce istericamente aggredendo i deboli (istericamente significa che se non posso fare una cosa, in questo caso lasciar stare i mafiosi, ne faccio un'altra).



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