Molti (per esempio il gruppo di "Repubblica") considerano Carl Schmitt il più grande filosofo della politica mai esistito per il suo concetto che il sovrano è colui che decide nello stato di eccezione. A me sembra una colossale cazzata (come quasi tutta la filosofia politica del gruppo di Repubblica), ma forse è che sono troppo legato all'idea di diritto della Costituzione Italiana. Questa idea di diritto è sicuramente antifascista (perché egualitaria e sociale), però in fondo è l'evoluzione estrema del diritto romano. E mi sa che l'idea di diritto che va dal diritto romano, passa per la costituzione americana e i principi della rivoluzione francese e finisce nella Costituzione, sia in fondo il diritto tout-court.
Nella Costituzione italiana colui che decide nello stato di eccezione è il Presidente. In regime ordinario quasi non ha poteri, in regime di vacanza di potere ha poteri quasi assoluti. Secondo il criterio di Schmitt il Presidente è il sovrano, il che contrasta con l'art. 1 della Costituzione, che afferma che il sovrano è il popolo. Ora, il popolo, è proprio quello che decide in regime ordinario attraverso i suoi rappresentanti. per fare un altro esempio, secondo il principio di Schmitt il dittatore sarebbe stato il sovrano ai tempi della repubblica Romana. Ora, Schmitt chiaramente partiva da una riflessione sulle monarchie costituzionali, in cui anche se ci sono elezioni la sovranità appartiene al re. Però nelle monarchie costituzionali spesso il re non decide proprio niente, nello stato di eccezione. In realtà il sovrano è chiaramente non colui che decide nello stato di ecezione, ma coluti che stabilisce la costituzione. Lo statuto albertino fu una concessione del monarca, la Costituzione repubblicana deriva da un'assemblea costituente.
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