venerdì 5 aprile 2019

The Green Book e intersezionalità

"The green book" non ha grandi velleità, è un film fatto per passare un'ora e mezza piacevoli. Però sullo sfondo appare in tutta la sua evidenza il tema della cosiddetta intersezionalità: iprotagonisti sono un bianco povero e un nero ricco: e tutto il film ruota intorno a chi è lo sfruttato e chi è lo sfruttatore? Ovviamente la domanda non ha senso, perché lo acquista solo sullo sfondo, dove la stragrande maggioranza sono bianchi ricchi e neri poverissimi. I protagonisti sono invece contemporaneamente sfruttati e sfruttatori, caratteristica che è tipica delle società postmoderne e ambiguità in cui sguazzano le destre cosiddette populiste, che guardano se sei borghese quando sei nero e se sei povero quando sei bianco, ma non le altre combinazioni. L'intersezionalitò è proprio il riconoscimento che le classi non sono un insieme di individui, perché ogni individuo sta  all'intersezione tra più classi. Se si leggono con attenzione i classici era già tutto scritto, ma ovviamente nel 1848 o nel 1917 non c'era tanto bisogno di sottolineare la differenza tra classe e individuo, però che il percorso individuale possa svolgersi all'intersezione tra le classi era già scontato: Lenin diceva che anche un prete poteva far parte del partito, purché ne seguisse il programma, e la logica è sostanzialmente la stessa dell'intersezionalità.

Che gli individui siano una interesezione di classi però non è per niente chiaro anche a molta sinistra, e per questo dei movimenti beceri e ipocriti come quelli populisti possono prosperare.

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