martedì 10 maggio 2016

Attacco globale. crisi finanziaria

In un post precedente collegavo la riforma della scuola italiana con quella - del tutto analoga - messicana e mi chiedevo se non fossimo in presenza di un attacco globale contro gli elementi sociali delle democrazie liberali.

Anche se la strategia non mi è per nulla chiara, alcuni punti stanno diventando più delineati. Il - sostanziale - colpo di stato in Brasile contro Dilma Roussef, i prezzi del petrolio tenuti artificialmente bassi dall'Arabia Saudita (su mandato americano) che ha provocato il collasso del Venezuela, sono del tutto paralleli alla "rottamazione" renziana del settore socialdemocratico del PD che in questo momento sta investendo soprattutto Roma con l'attacco radicale alle forme di autogestione "riconosciuta" che caratterizzavano la vita culturale della città dai tempi di Rutelli e Veltroni (Dal Verme, palestra popolare di San Lorenzo ecc.).

Essenzialmente è un attacco agli elementi socialdemocratici nella sfera di ingluenza american (Italia e Sud America). Per il Sud America penso che si tratti del fatto che, dopo una lunga fase in cui le energie statunitensi erano tutte concentrate sul Medio Oriente, adesso, nel momento in cui Obama si è sostanzialmente ritirato da quello scenario. E' quindi possibile "riprendersi" il sud America perduto. Però alla spiegazione politica potrebbe affiancarsene una economica. Il sistema economico mondiale è infatti ormai una faase di crisi di sovrapproduzione (stagnazione) strutturale, da cui non sembra esserci via di uscita, né con le tecnologie informatiche, né con le politiche monetarie che sono arrivate al punto dei tassi di sconto negativi. Può darsi che dalla crisi si pensi di uscire con la depredazione delle risorse pubbliche, una specie di eldorado. La depredazione però è rischiosa: l'oro saccheggiato dagli Spagnoli nel 500 causò un'inflazione tale da mandare in crisi totale l'economia spagnola per circa cinque secoli.

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