Sono abbastanza convinto che se Pasolini non fosse stato omosessuale, sarebbe stato biecamente reazionario, cosa di cui qualche traccia resta nei suoi pur acutissimi interventi. Se decise di passare col PCI, forse dobbiamo ringraziare il retrivo Friuli che quando era ragazzo lo perseguitò e torturò per le sue preferenze sessuali. Del resto, una volta venuto a Roma, Pasolini frequentava l'orrida borghesia di sinistra del PCI, in primis Moravia, a quell'epoca arbitro e principe della letteratura italiana, amicizia certamente profonda e sincera, ma anche utile dal punto di vista della carriera letteraria. Non bisogna dimenticare infatti, che, per quanto a Pasolini piacesse fare il "corsaro", era perfettamente inserito nell'establishment culturale italiano dell'epoca - scriveva sul Corriere della Sera, non certo su foglietti clandestini - e le sue posizioni di solito erano quelle ufficiali del PCI - la famosa e troppe volte citata poesia di Valle Giulia esprimeva in modo certo brillante le viete posizioni del PCI sul '68. Pasolini quasi certamente non si sarebbe mai interessato delle periferie, se non fossero state territorio di "caccia" - nelle periferie romane si ha di solito un atteggiamento molto tollerante nei confronti dell'omosessualità, forse un ricordo dell'antica Roma. Qui però non poté non rimanere colpito dalla perturbante purezza dei sottoproletari - poeta lo era veramente - e diventarne il portavoce.
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