venerdì 21 agosto 2009

democrazia


IL re del Buthan è quello che meglio ha capito i motivi della superiorità della democrazia. E’ un re saggissimo – come spesso i monarchi orientali –ed è adorato dai buthanesi. Ma un giorno si è chiesto: “e se il mio successore fosse un re corrotto o incapace, cosa succederebbe al mio paese”? e ha cominciato così una serie di riforme democratiche – incontrando lo scontento del popolo, che si trova benissimo con la monarchia. La democrazia funziona infatti non perché il popolo sia meglio del re – la storia è piena di monarchi assoluti saggissimi e devotissimi al loro Paese – quanto perché in una democrazia costituzionale è possibile correggere gli errori, cosa che in un sistema assolutistico o dittatoriale non è possibile o comunque è difficile. Oggi si dice “lo vuole il popolo” come si diceva “Dio lo vuole”. Il problema non è tanto che non esistono né dio né il popolo – il popolo è un insieme di persone, e i momenti più pericoloso sono quelli in cui si sente o lo si fa sentire come un unico organismo. Il problema è che, come tutti, il popolo sbaglia, e sbaglierebbe anche se non fosse imbonito e disorientato dai mass-media. Le procedure costituzionali – un’invenzione romana, incidentalmente – non sono altro che dei meccanismi per correggere gli errori. In altre parole il problema di chi detiene la sovranità è indipendente dal fatto che esistano quelle procedure di controllo che chiamiamo stato di diritto. Gli stati di diritto vengono denominati democrazie liberali, mentre gli stati in cui la sovranità appartiene al popolo, democrazie popolari. L’Unione Sovietica si definiva una democrazia popolare, e in una certa misura aveva ragione; però non esisteva lo stato di diritto. In Gran Bretagna la sovranità appartiene ancora alla regina –meno formalmente di quanto sembri in tempi di pace, e non dimentichiamo inolte che il suffragio unviersale è stato introdotto non prima dell’inizio del ‘900 – eppure vige lo stato di diritto. Nel fascismo non c’è stato di diritto, e la sovranità non appartiene al popolo – anzi, in un certo senso non c’è sovranità.

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