Dicevo prima che l’astrologia, probabilmente consiste nella scomposizione del corso tortuoso della vita in una serie di cicli – un po’ come l’analisi di Fourier scompone una funzione in una somma di seni e coseni – e che le orbite dei pianeti, lungi dell’esercitare un influsso diretto sugli uomini, sono ninet’altro che grandi “orologi” che servono per calcolare i tempi di questi cicli – Jung parlava di sincronicità. Del resto anche l’astronomia tolemaica, che non è stata distinta dall’astrologia fino a dopo Keplero, si basava (nella forma originale e non in quella divulgativa scolastica), sulla sovrapposizione di cicli ed epicicli.
Ora, l’astrologia – tutte le astrologie, quella vedica, occidentale, maya - assume cicli perfettamente regolari e omogenei. I pianeti furono scelti - al posto per esempio della fioritura degli alberi - perché il loro moto è perfettamente regolare e omogeneo, e non sottoposto a bizzarrie imprevedibili; ma sappiamo da quattro secoli che invece i pianeti rallentano quando sono lontani dal sole e accelerano quando sono vicini, e seguono un’orbita “brutta” come un’ellisse. D’altra parte, cosa ci impedisce di pensare che i cicli della vita non subiscano rallentamente e accelerazioni, che scombinaano il preciso orologio stabilito dal tema natale? Credo del resto che il problema possa essere stato percepito dagli stessi astrologi, in quanto esistono diversi tipi di dominazione - che consiste nel suddivide i ciclo del sole in intevalli - e alcuni prevedono intervalli diseguali, che è esattamente quello che avrebbe fatto un astrologo che conoscesse le leggi di Keplero. Sarebbe insomma divertente inventare un’astrologia kepleriana. Se poi si potesse inventare un’astrologia newtoniana, e addirittura un’astrologia einsteiniana, sarebbe ancora più divertente – sempre che non esistano già, i filosofi hanno pensato più cose di quante ce ne siano in cielo e in terra.
domenica 1 febbraio 2009
Astrologia /II
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