Sul programma "Vieni via con me" tutti a dire che ha inventato un nuovo linguaggio televisivo. I giornalisti, si sa, hanno una cultura raccogliticcia: Fazio non ha inventato nessun linguaggio, ha solo avuto l'dea - rodata in anni di "Che tempo che fa" - di parlare di politica con il linguaggio del varietà - suo grande amore infantile - ottenendo d'un coup il risultato che la politica finalmente può essere capita da tutti. Dico finalmente, perché la "gente" è stata sempre tenuta lontano dalla politica. perché pensiamo all'era dei partiti di massa come a un periodo di grande partecipazione popolare, ma prendiamo per esempio il PCI (il discorso vale con poche variazioni per gli altri partiti): dopo un ampio dibattito che coinvolgeva capillarmente la "base", decideva tutto il comiato centrale (il cosiddetto centralismo democratico) - la nuova sinistra nacque anche come tentativo di una maggiore partecipazione. Solo con la caduta del muro, però, questo sogno di una partecipazione di tutta la popolazione all'agone politico ha cominciato a essere possibile. Purtroppo, la "gente", a cui era concesso di chiaccherare di politica ma non di farla, mancava di strumenti, non capiva il linguaggio della politica, sicché 1) sono potuti spuntare fuori personaggi come D'Alema che hanno tentato di riproporre il centralismo democratico sotto forma di esaltazione del professionismo della politica 2) sono nati movimenti che davano una risposta qualunquista a un profondo desiderio di partecipazione (Grillo) 3) sono nati i talk show politici, regno del "contraddittorio", in cui è impossibile trovare uno straccio di idea - e la politica si fa prima di tutto con le idee e subito dopo con la tecnica politica. Il "contraddittorio" era fondamentale per il berlusconismo: per 16 anni siamo stati a tifare roma-lazio senza discutere di nessun problema politico, esattamente come voluto da un personaggio che ritiene che i cittadini non debbano fare politica (come la Gelmini ha avuto l'ingenuità di dichiarare) ma devono solo plebiscitare il capo.
Parlando di politica con il linguaggio del varietà un'arte ardua come la politica viene finalmente capita da tutti: e questo incidentalmente causa la morte del "contraddittorio" berlusconiano, che, ripetiamolo, serve a non far emergere le idee e ad allontanare i cittadini dalla partecipazione alla cosa pubblica. Tra l'altro la politica è coinvolgente e appassionante: il che dà contenuto e anima al varietà, di per sé un format noiosissimo.
C'è un altro aspetto semplice e geniale allo stesso tempo in questo programma: ha risolto il problema di come parlare di libri in televisione. Alcuni - per esempio Guglielmi - pensavano che fosse impossibile; Baricco portò con successo in televisione il piacere del racconto, che però non è il piacere della letteratura, che è il piacere delle parole; Fazio ha avuto l'idea semplice di far parlare uno scrittore. Ha avuto, c'è da dire, la botta di fortuna di incontrare un grandissimo scrittore trentenne; è giovane, per lui la televisione quindi è lingua madre; però il modo di parlare di Saviano è letterario nella sua forma più alta. Ho sentito un ragazzetto di 18 anni che diceva che Saviano è magnetico: è proprio il magnetismo che emana la parola letteraria e che si trova solo nei grandi romanzi e nelle grandi poesie.