Di fatto, il federalismo fiscale è stato realizzato di fatto, attraverso lo smantellamento della spesa pubblica dello stato centrale. C'è il rischio, a questo punto, che ciò provochi una reazione, con il risultato, non di tornare allo stato centralizzato (che del resto nella sanità per esempio non esiste più da tempo) quanto di rimanere a metà tra centralismo e decentramento, con risultati paralizzanti. Credo tuttavia che molti dei problemi sull'assetto regionale dell'Italia derivino da un limite inerente alle attuali regioni, e cioè che sono troppo piccole; questo di fatto gioca a favore della Lega, perché solo le regioni del nord (e forse la Sicilia) hanno una massa di popolazione e soprattutto di redditto sufficienti per equivalere approssimativamente a un Land tedesco. Oltretutto, solo le regioni del nord corrispondono (in parte) a vecchi stati preunitari: la Basilicata non è mai stata un'unità amminsitrativa del Regno delle Due Sicilie. Unità ragionevoli dovrebbero essere le macroregioni, corrispondenti approssimativamente ai collegi delle penultime europee: nord-ovest, nord-est. centro, sud più isole. Queste regioni corrispondono, oltre che ad aree economicamente ed elettoralmente omogenee, anche alle aree antropologiche individuate da Emmanuel Todd: il nord-ovest con famiglia nucleare liberale, il nord est con famiglia ceppo incompleta, il centro con famiglia comunitaria e il sud e le isole con famiglia nucleare liberale. Il gran trucco dei leghisti è stato l'invenzione di un'entità - la Padania - che oltre a non essere mai esistita, è estremamente da qualsiasi punto di vista la si consideri: economicamente (esistono aree arretrate anche al nord), sociale, economico, linguistico, e anche storico: prima della conquista di Roma, a ovest vi erano popolazioni liguri, a est popolazioni venete: i celti hanno avuto un dominio breve e solo sulla parte centrale.
domenica 20 settembre 2009
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