sabato 15 agosto 2015
Teoria del gender, nominalismo e manipolatori.
Negli ultimi tempi in Italia sta acquistando sempre più forza il movimento - appoggiato soprattutto da forze di estrema destra - che contrasta la cosiddetta teoria gender. Senza entrare nel merito della questione, mi sembra che tutto nasca da un fraintendimento di fondo che interessa non solo chi usa strumentalmente questo concetto per imporre leggi omofobiche e spesso anche sessiste, ma anche personalità non certo di destra e ben informate, e soprattutto il vasto pubblico. la toeria gender stabilisce una netta distinzione tra il sesso, genetico e che si esprime nella cosituzione fisica (organi genitali e caratteri sessuali secondari) e il genere, che riguarda l'aspetto mentale della sessualità e il ruolo che una persona decide di svolgere nel gioco sessuale e che non è geneticamente determinato. Nasce dall'esigenza di alcune femministe americane di trovare un termine appropriato per i loro studi (studi di genere, appunto), dato che l'espressione studi di sesso non avrebbe avuto alcun senso, avrebbe fatto pensare a studi di ginecologia. In Italia però, siccome ancora confondiamo il nome con la cosa, come facevano gli antichi greci, non ci riesce proprio di afferrare un cocnetto così semplice che si debba distinguere il sesso (fisico) dal genere (mentale). Il concetto viene interpretato come il fatto che non esistano differenze tra maschi e femmine. Ci sono femministe - quindi insospettabili - che fanno questa confusione (solo in Italia, però). Se questo fraintendimento non fosse così facile, i subdoli manipolatori che ordiscono queste campagne, e la cui prima arma è quella di confondere (come il diavolo) non avrebbero così facile gioco.
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